Magazine Società
di Federico Bollettin
Un uomo che si innamora, o una donna che si innamora, non possono rappresentare una debolezza, nè un motivo di sofferenza per alcuno. Nemmeno se l'uomo in questione è anche prete. Così rispondo all'autore del comunicato stampa, che si firma "Diocesi di Padova", in merito alla decisione di don Romano Frigo, compagno di strada.
La comunità dei preti padovani che si innamorano e che credono nell'amore aumenta come un monito: esiste una realtà bella, ricca, complessa che non viene però ascoltata, accolta, interpellata. Minoranza lapidata con il giudizio, l'emarginazione, la pacca sulla spalla se ti mostri pentito, in un regime di ipocrisia e di ingiustizia.
La ributto come una proposta: perchè la Diocesi di Padova non organizza un incontro con tutti quei preti, o che si sono già sposati, o che stanno vivendo una relazione affettiva significativa, o che credono nell'opzione facoltativa del celibato? E soprattutto, perchè non ascoltare le donne e le comunità coinvolte?
Già alcuni tentativi di riunire i preti sposati della diocesi di Padova sono stati abortiti da un "non è opportuno", che rivela molta paura e poca profezia. Non si tratta di fare un referendum ecclesiale o di cambiare le norme della dottrina cattolica. I fatti parlano di una realtà presente, che si sta piano piano rivelando, e che domanda particolare interesse. E se fosse anche per il semplice gusto di sedersi insieme attorno ad un tavolo e ascoltare, con rispetto e assenza di giudizio, le testimonianze di preti e donne che amano e condividono la passione per il Regno di Dio... sarebbe già un grandissimo passo in avanti. Non è banale, perchè si evita di creare divisioni insanabili sulla base di regole disciplinari relative. Si offre un luogo e un'occasione di dialogo e di confronto serio. Non strutturato, lasciando spazio all'evento. Forse non verranno tutti, il timore di uscire allo scoperto è ancora forte, o forse si provocherà un ulteriore effetto a catena, non lo so. Ma il messaggio avrà una forza dirompente: Chiesa, casa di Dio per tutti, realmente, concretamente. E se ultimamente vi è un'attenzione particolare agli immigrati, anche le dichiarazioni del papa sull'accoglienza dei rom è significativa, non resta che aprire le braccia ai propri figli o vicini di casa. Come dire, è più facile accogliere e aiutare un individuo bisognoso, in quanto "inferiore", piuttosto che accettare il confronto alla pari con un tuo "simile". Se altri credono in questa proposta, si facciano sentire!
(pubblicato oggi su "Il Mattino di Padova")
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