Una proposta per le liberalizzazioni da fare

Creato il 22 gennaio 2012 da Yleniacitino @yleniacitino

da Ragionpolitica.it

Tante, forse troppe, sono le voci che si stanno levando in questi giorni sulla questione scottante delle liberalizzazioni. Una questione che indirettamente riguarda tutti gli italiani ma che, ancora una volta, coinvolge in negativo solo settori circoscritti dell’economia nazionale. Il Pdl ha fatto il punto della situazione, riunendo tutte le opinioni e producendo un documento presentato a Palazzo Madama dal segretario Alfano, dai capigruppo Gasparri e Cicchitto, dal vice presidente del gruppo alla Camera Corsaro e dagli ex ministri Brunetta e Romani. Tredici fondamentali ragionamenti che compongono la proposta finale del partito per il rilancio della crescita attraverso le liberalizzazioni.

Questo «Piano per lo sviluppo» è un messaggio che, senza andare troppo per il sottile, vuole trasmettere un’indicazione precisa per il Presidente del Consiglio Mario Monti. Proveniendo da quella che tuttora è la principale componente politica in Parlamento, infatti, rappresenta l’impegno del Pdl a farsi carico dei disagi manifestati dagli italiani su un decreto fragile e aleatorio. C’è il rischio, per l’appunto, che quest’ultimo possa incidere in modo soltanto blando, senza raggiungere lo scopo per il quale lo stesso Monti è stato nominato, ovvero ricostruire la credibilità dell’Italia sui mercati internazionali e innestare un circolo virtuoso capace di risanare l’economia e diminuire il peso del debito pubblico. In sostanza, il Pdl non esita a mantenere fermo l’appoggio al governo tecnico, perché staccare la spina adesso sarebbe impensabile per molti, tuttavia non cede nel dare un sostegno incondizionato, quella che Berlusconi definisce la «cambiale in bianco», preferendo mantenere una ferrea lealtà nel rispetto degli impegni presi con i cittadini.

Non bastano, dunque, solo misure punitive per le auto bianche dei taxi e le farmacie, nell’ecumenico obiettivo di stimolare un’economia stagnante e sotto costante minaccia di declassamento da parte delle agenzie di rating. Occorre, piuttosto, mettere in atto dei provvedimenti strutturali, i cui effetti si dispieghino non tanto nel lungo periodo, quanto soprattutto nell’immediato. Solo così sarebbe possibile dare una boccata d’ossigeno a quelle famiglie e imprese che stentano ad arrivare a fine mese o a fine esercizio. Partendo da quest’assunto, si è pervenuto ad un esito parzialmente diverso rispetto a quello del governo Monti. Sono altri i settori di cui il Pdl ritiene sia improcrastinabile la liberalizzazione. E taxi e farmacie vengono surclassati agli ultimi posti di un’ipotetica scala di priorità.

In cima, ad esempio, si trovano le politiche energetiche. Per stimolare la produzione delle imprese e i consumi, infatti, bisogna migliorare la qualità dei servizi offerti e non aumentare il peso delle bollette. La ricetta del Pdl è chiara: semplificare le normative del settore e agevolare il passaggio degli utenti da un operatore all’altro. In più, bisogna migliorare le infrastrutture energetiche per ridurre i costi del sistema e dare nuovi poteri all’Autorità per l’Energia elettrica e il gas al fine di facilitare il rispetto delle normative comunitarie.

Altrettanto essenziale è la liberalizzazione dei trasporti ferroviari. Se si giungesse alla separazione fra la rete e il vettore che opera i trasporti, sarebbe più facile giungere a standard di concorrenza vicini a quelli di un mercato aperto. In quest’ottica, si dovrebbe creare un regolatore indipendente che sovrintenda al sistema dei trasporti e che agevoli la vendita delle grandi stazioni a efficienti investitori privati. Stessa sorte per tutti quei servizi pubblici locali che non siano strettamente correlati alle funzioni tipiche degli Enti Locali e che, pertanto, potrebbero essere ceduti a privati dietro mantenimento di determinate garanzie.

Anche nel settore idrico, inoltre, l’apertura a privati con modalità partecipative stabilite caso per caso consentirebbe di raggiungere alti livelli di efficienza e compensare agli elevati costi di manutenzione di una rete ormai obsoleta. Ostativo a ciò, oggi, è il mantenimento di prezzi politici che, se evitano di creare malcontento fra i cittadini, rappresentano una montagna insormontabile per la realizzazione di politiche di investimento e di miglioramento delle infrastrutture.

Nel ventaglio di suggerimenti, sono state caldeggiate aperture anche nei confronti di banche e assicurazioni, telecomunicazioni, carburanti, giustizia civile, diritti d’autore, professioni e Inail.Mondi molto differenti l’uno dall’altro, e di cui bisognerebbe discutere approfonditamente e in separata sede. Ciò che conta, per adesso, è il significato di tutta questa operazione. Il Pdl, infatti, pur non essendo più titolare esclusivo dell’esecutivo, non ha abbandonato il timone alle derive cattedratiche perché ha sempre a cuore gli obiettivi del proprio programma e intende portarli avanti fino in fondo per realizzarli.


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