La meglio societa’, tra ieri ed oggi, ha preso a commentare la querelle provocata dal monologo di Roberto Saviano a proposito della diffusione della ‘ndrangheta (si scrivera’ poi cosi’?) nel settentrione d’Italia. In vero mi par di notare che non faccia affatto scandalo la constatazione che la criminalita’ organizzata spopoli anche nella verde Padania quanto l’eventuale collusione al malaffare di taluni amministratori leghisti. Roberto Maroni, che e’ notoriamente leghista e che - per ragioni troppo lunghe da spiegare - e’ attualmente il ministro dell’Interno del Bel Paese, l’ha presa male. Si potrebbe ironizzare anche sul tempestivo arresto di un tale Iovine che dovrebbe essere un imprendibile capo clan ma ne facciamo a meno.
Insomma, c’e’ chi si schiera con Saviano e chi con Maroni ma a noi non interessa.
Quello che ci interessa e’ che domani (19 novembre 2010), sull’Espresso, uscira’ un’intervista in merito – si noti: non un articolo bensi’ un’intervista – allo stesso Saviano.
Leggo oggi su Giornalettismo: Rivelazione shock di Roberto Saviano: “La mafia vuole il federalismo”!
Rivelazione che su TNEPD e’ apparsa un paio di giorni fa con meno shock nel post “Sento odore di secessione”. Ma non siamo qui a fare competizione.
L’articolo di Saviano uscira’ domani sull’Espresso ed io, che faccio colazione ad almeno seimila miglia dalla prima edicola, non lo leggero’ ma ne voglio comunque parlare brevemente, ora, prima che venga pubblicato. Ne parlo adesso un po’ perche’ parlarne a posteriori mi darebbe meno soddisfazione ma soprattutto perche’ le stesse cose si possono dire per ragioni diverse e Saviano, ormai non c’e’ dubbio, le dice per ragioni diverse dalle mie.
Intanto le mafie non vogliono propriamente il federalismo, lo vogliono un po’ come Cacciari vuole Prezzemolo, cioe’ come Marx voleva il socialismo. Le mafie vogliono proprio la secessione del sud (dalla Campania in giu’ per intenderci) o per cominciare almeno della Sicilia. Tra l’altro sono disposte a lasciare il centro Italia al Vaticano ed il Nord alle Elites finanziarie e non sembrano avere serie mire espansionistiche per l’avvenire.
Va da se’ che il Condor e la Lega sono d’accordo, Mussoloni pure (non ha scelta) e ormai la sensazione e’ che anche il papato ne sia persuaso (sempre che non faccia il doppio gioco). Galeazzo al contrario ha gettato la maschera. Il motto dei tre, giunti a questo punto, e’ “salvare il salvabile”. L’alternativa e’ la perdita definitiva della sovranita’ nazionale.
Brevissimo riepilogo: abbiamo visto come nel secondo dopoguerra la Trimurti (Stati Uniti, Vaticano, mafie) si sparti’ la proprieta’ dello stivale e come i tre andarono d’amore e d’accordo fino al 1983 ossia finche’ gli Stati Uniti non presero ampiamente il sopravvento nella terna. Abbiamo poi visto come la convivenza dei tre padroni si fece ancor piu’ critica all’alba di Tangentopoli. Ma cosa fu Tangentopoli? Fu, probabilmente, un’operazione di repulisti tra le fila della nomenclatura messa in atto dalle Elites finanziarie globali allo scopo di far spazio ad una nuova classe dirigente un po’ meno corrotta e piu’ accondiscendente ai voleri dei poteri sovranazionali. Li chiamarono PDS e poco dopo divennero Ulivo. I cattocomunisti, il cosiddetto centrosinistra insomma.
Dall’altra parte della barricata la Trimurti (Vaticano, mafie e quel che restava degli americani) dovette correre frettolosamente ai ripari. Nel ‘92 scelsero Mussoloni, lo abbiamo spiegato ripetutamente, perche’ stava sull’orlo del precipizio. Se non avesse accettato di scendere in politica probabilmente sarebbe morto di li’ a breve. Accettando, invece, si teneva la pelle attaccata alle ossa ma diventava – se gia’ non lo era - la persona piu’ ricattabile dello stivale. Gli promisero che non sarebbe mai finito in galera ma a complicare le cose avvenne che, qualche anno dopo, glielo promisero anche quegli altri, ma di questo non possiamo occuparci in questa sede.
E’ invece fondamentale l’interpretazione di cio’ che fece il Condor nel 1994 perche’ gia’ allora l’ipotesi secessionista era tutt’altro che una chimera e la Lega era gia’ diventata una pedina fondamentale. Non oso immaginare le offerte che dovette ricevere dai fautori del Nuovo Ordine Mondiale, interessati primariamente al settentrione del Paese. Nonostante le avances il Condor si butto’ dalla parte della Trimurti - dalla parte degli italiani per capirci – ed impedi’ che tutti noi si diventasse gia’ allora una rotella nell’orologio di qualcun altro. Per questa ragione sostengo da tempo che meriterebbe dal mondo intellettuale un trattamento migliore, perche’ – un po’ come Gesu’ Cristo sulla croce – resistette alle tentazioni e si tiro’ consapevolmente addosso, uno per tutti, le furie dei nuovi colonizzatori.
Cosa accadde? Accadde che la meglio societa’ mise immediatamente in piedi una campagna d’odio mai vista prima nei confronti della parola “federalismo”. L’uomo colpito dal morbo del federalismo era un essere abbietto, un razzista, un deviazionista, unfomentatore d’odio, un pericolo pubblico. Fa nulla se gli Stati Uniti, la Germania, la Svizzera, il Belgio e molti altri erano e sono tutt’ora Paesi federali e civilissimi (almeno piu’ del nostro). La ricordo distintamente la vergogna che ti facevano provare se ti dichiaravi federalista.
Perche’, a ben vedere, e’ ora di smetterla di vergognarci. Non di essere o meno federalisti, dobbiamo smetterla di vergognarci di essere italiani, di essere poeti e navigatori, di essere pizza, spaghetti e mafia. Lo siamo, facciamocene una ragione. Non e’ detto che le alternative siano poi tutta questa El Dorado.
Comunque... anche le mafie fecero la loro parte e dettero una grossa mano a Mussoloni in occasione della discesa in campo. Le bombe del 1992 e 1993, checche’ ne dica il direttore del Fatto Quotidiano on line, Peter Gomez, non avevano lo scopo principale di alleggerire le condizioni carcerarie dettate dal 41 bis. Poco importava il 41 bis. Lo scopo fondamentale della stagione di stragi – fondamentale per la mafia beninteso - era lanciare un messaggio all’Elite Globale per farle capire che da certe parti non avrebbe avuto vita facile ed al contempo ai suoi soci per mettere in chiaro che il meridione d’Italia restava e sarebbe dovuto restare roba sua.
Erano questi, credo, i parametri di valutazione utilizzati da Gianfranco Miglio quando espresse le sue considerazioni sulla “costituzionalizzazione della mafia”. Miglio non dette un giudizio di merito, come cerco di non darlo io, bensi’ espresse una mera constatazione della situazione sociale e politica.
Ma dubito che sia un caso se quella frase, che riposava in un archivio impolverato da lustri, ha dato il “la” ad una querelle tanto accesa che avvicina la parola mafia alla parola federalismo. Una polemica non sulla malavita, si badi, ma sulla Lega.
Vedremo cosa si fara’ domandare Saviano domani sull’Espresso. E se dopo aver letto le sue risposte sentirete una punta di vergogna prendervi da chissa’ dove al solo udire la parola “federalismo”... beh, almeno saprete perche’.
Letture sul tema: Mussoloni: Censura Preventiva Supposta Opposizione: Il partito delle due coalizioni Bossi: Cosa s'inventera' il Tycoon di CassanoMagnago - Sento odore di secessione Galeazzo: Ubiquita', ultima frontiera - Marco Travaglio si sbottona su Fini e Futuro e Liberta'
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