Una qualsiasi mattina, il nobile Ratteo Menzi, come di buona sua norma, si svegliò all'albeggiare.
Galli cantavano di là della siepe, schiamazzavano nel borgo, cantavano di femmine e di combattimenti.
Ratteo fece tintinnar la campanella ed alla porta s'affacciò, celere ma soave, il domestico Draziano.
"Draziano, non è già in vigore la riforma Baudelaire?", domandò Ratteo.
Draziano fissò la solita piastrella sbeccata, sulla quale poggiava un piede del letto, quello prossimo alla porta.
Il povero Draziano sbatté le palpebre, imprimendo un lieve movimento alla chioma appena scarmigliata.
"Dé! Gran Dio!", lo sollecitò l'incontenibile Ratteo, padrone suo.
"No-non rammento, Ratteo...", rispose Draziano balbettando ed accennando ad un inchino fuori luogo.
"La riforma Baudelaire", lo incalzò Ratteo, già vispo come una donnola e facendogli il gesto di tirarsi su, "dispone che i galli crudi razzolino solo nelle campagne!".
"Ah, si! Entra in vigore lunedì prossimo!", ricordò Draziano rilassandosi finalmente in un inchino, per poi uscire, sgambettando verso le cucine, per dare ordine d'approntar la colazione.
Ratteo s'alzò e, immantinente, una fitta rodende si diramò dall'ombelico verso sinistra, scendendo lungo gl'intestini.
Lesto puntò la stanza da bagno, a passi brevi e fitti fitti, contraendo le natiche, ma lo sforzo nulla poté: anche quella mattina si riformò addosso.