

Non dico che sia sbagliato sposarsi, o fare figli. Intrinsecamente, non scorgo una ragione involutiva, nel programmarsi le giornate in vista di una struttura o un sistema di credenze, oppure di un altro. Ma credo senza ombra di dubbio, che nel momento in cui una struttura, o un sistema di credenze, assurga al ruolo di realtà TOTALE, UNIVERSALE, UNICA e VERA ( cosa che, coi sistemi di credenze e le strutture organizzate di pensiero e azione, puntualmente accade ), a prescindere dalla linfa vitale della quale dovrebbe essere il puro ricettacolo, i guai per le relazioni umane germoglino inevitabilmente. Un sistema di credenze, non può cioè essere scambiato, o spacciarsi, per NATURA, come non lo può il cemento, senza che le conseguenze sull’essere umano che lo abbraccia, risultino infine disastrose.
Lo dico in altre parole. Le persone stanno insieme, si sposano e fanno figli. Sempre più spesso, di questi tempi, divorziano. Programmano in ogni caso la loro vita seguendo un copione eminentemente commerciale; sfilano lungo il nastro scorrevole dei paradigmi, delle scale di valore e rilevanza, messe a disposizione da una “struttura”, da un “sistema” precostituito che dice loro cosa fare, e cosa non fare, al fine di raggiungere niente di più che una relativa sicurezza psicologica. Niente di più. Da parte della macro-struttura, quello che conta è “ingranare” degli “ingranaggi”.
Niente di spirituale, di qualcosa che sia in qualche modo assolutamente vero, autentico, e di imperituro valore per l’esistenza individuale. Solo, sicurezza puramente psicologica. Ovvero, un’ illusione per un gioco di specchi che ama auto-ingannarsi. Vista da un’altra angolazione, un ottimo modo di “ingranare”.

Ma l’Universo sta cambiando. Così, anche il modo, o i modi, in cui le persone devono imparare a rapportarsi le une alle altre, deve cambiare. E cambiare, nella direzione di una sempre maggiore autenticità, verità, spiritualità. Saldamente ancorati a terra, ci espandiamo verso la pienezza del nostro essere. E’ questo, l’unico significato genuino che attribuisco al termine “evoluzione”.
Il punto è, che per quanto personalmente non abbia a criticare una struttura a discapito o a pro di un’altra, che si tratti di matrimoni, divorzi, programmi di vita impostati sull’allevare figli, pagare tasse e lamentarsene, perseguire l’ideale di un lavoro che non piace ma è un “valore”di sacrificio, di un “dovere” sempre più insensatamente idealizzato, e cose di questo tipo) nessun sistema di credenze, per quanto rassicurante sul piano psicologico, può di per se stesso svelare minimamente a un essere umano, chi in realtà egli, o ella , sia…
E allora, sta pure bene una struttura, oppure un’altra, se una persona ne sente proprio il bisogno. Ma ripetere le medesime scelte che innumerevoli altri individui compiono ogni giorno, fare le stesse cose, alla loro stessa età, per le loro stesse identiche, e soprattutto assolutamente impersonali, ragioni, non aiuta minimamente, a lenire la vera inquietudine, premio e condanna per l’esistenza in qualità e sostanza di individui.
A parte il fatto, che l’assoluta preminenza di queste strutture ideologiche-legali a carattere eminementemente commerciale, palesano chiaramente il grado di ignoranza, confusione e stordimento interiore dell’individuo (mi fa paura, ad esempio, la docilità e passività con le quali moltissimi esseri umani abdicano continuamente in favore di autorità esclusivamente esterne, in tema di etica, giustizia, politica, e ogni altra questione di somma importanza per l’esistenza. Questa tipologia di individui, senza neppure rendersene conto, è certo la cosa più lontana dal “sovrano della propria interiorità” e dal “capitano della propria nave” che si possa immaginare), credo che l’amore non possa essere strutturato, disciplinato, o irrigimentato per vie commerciali o legali, senza una grave perdita di senso ontologico, e di significato dinamico, per gli intepreti in gioco.

In altre parole ancora, credo che una buona base per comprendere, se non riformare totalmente, il modo in cui le persone, ad esempio, vivono le proprie relazioni sentimentali, sia una visione spirituale, appunto, dei suddetti rapporti. Una visione spirituale, lungi dal concernere pratiche ascetiche o penitenze fisiche, dovrebbe partire dalla precisa presa di coscienza che amarsi significa due strade, due viaggi alla scoperta di due insostituibili e inabdicabili UNICITA’, che decidono di intrecciarsi e valorizzarsi reciprocamente. Virtualmente, idealmente, niente meno che per sempre. E non ce nulla di noioso, o ripetitivo, in questa precisa idea. A meno che qualcuno, non vi abbai confuso e stordito affinché percepiate questa prospettiva, appunto, come noiosa e ripetitiva. A dire il vero, non si finisce mai di amare, ovvero conoscere, una persona; sempre che c
due individui sappiano cosa significhi, guardare nella stessa direzione; e comunicarselo in mille maniere diverse.
Crescere insieme, insomma, qualsiasi sia la vostra fotografia interiore di cosa questa espressione possa significare, è un specie di “moltiplicazione energetica” del crescere “di” se stessi.
Crescere insieme, è in realtà una cosa bellissima. Ma coltivare un’affinità, una comunione di intenti, un amore, e farlo fino alla fine, non ha in realtà niente a che fare,di per sé, con una struttura o un sistema che disciplini o stabilisca regole puramente esterne. A mio avviso, e lo dico lungi dal voler insegnare agli altri a vivere, non mi serve un contratto, per garantirmi o garantire la mia fedeltà, fisica, psichica o spirituale, a un altro essere umano. Né, a ben vedere, può mai in nessun caso e per alcuna persona, mai un contratto commerciale garantire realmente, ancora “di per sé”,quella che è e resta comunque una prerogativa unicamente, squisitamente spirituale. E’ un’illusione, una rassicurazione psicologica. Ma in realtà, nessuno appartiene mai realmente a qualcun altro, se non in virtù di un suo volontario, spirituale, e soprattutto giornaliero, scegliere di “darsi”, all’altro. Di dare se stesso. Niente a che vedere con contratti, firme, testimoni, e compagnia bella.

Se poi uno vuole anche quel tipo di rassicurazione o di programma pre-confezionato, identico per tutti, non sarò certo io a criticarlo. Viviamo in una società che è ad oggi la cosa più lontana dall’evoluzione spirituale. Ma non intendo fare, per questo, di una “necessità”, una virtù.
Dico soltanto, che su una base contrattuale lo spirito non di necessità presenzia. E viceversa.
Conosco personalmente anche troppe persone, che condividono una relazione salda, sul piano di quanto si manifesta come realtà, in questa dimensione materiale, senza per questo avere o coltivare la benché minima affinità spirituale. C’è gente che convive da decenni, sposati o meno, eppure vive a distanza siderale; coppie sposate e non che fanno l’amore tutte le sere, e ogni volta si sentono entrambi un po’ più smarriti, irrequieti, soli. Hanno forse perso definitivamente il contatto con l’unico “libretto di istruzioni” veramente valido ed efficace; quello nascosto al centro del loro cuore?
Davvero, non è quello che facciamo, ma il “come” lo facciamo, a evocare o meno il nostro spirito affinché si manifesti e coinvolga noi stessi e un altro essere umano. Su ogni piano.
Forse le persone devono, come taluni studiosi affermano, trovare nuove modalità di stare assieme. O forse, come sostengono altri, tra i quali il qui presente, le persone devono scoprire senza posa, dietro le scheletriche e prive di vita strutture che irrigimentano e regolano le loro “condivisioni”, le reali cause originarie, i reali genuini moventi, che hanno portato al nascere, tanto dell’originario “relazionarsi”, quanto degli scheletri ormai privi di linfa vitale che continuano a fare da griglia di regole puramente esteriori di condotta; da programmi di per sé sterili, eppure continuamente abbracciati per pura inerzia esistenziale, da innumerevoli esseri umani in tutto il mondo.

Personalmente, la mia vita è un viaggio alla scoperta di me stesso. Lo stesso, vale per i rapporti con gli altri. A maggior ragione, percepisco come un viaggio spirituale insieme, quell’incredibile continuo incrociarsi, senza per questo annullarsi, che chiamo rapporto di coppia. Ma fedeltà, dedizione, amore, non si comprano né si patteggiano. Si tratta di un quotidiano coltivare, di quotidiano crescere. Strutture o meno.
Si tratta, soprattutto, di regole, se così si possono chiamare, di “leggi”, cioè, inscritte nel cuore.
Come ogni buon “emancipatore” insegna, la realtà puramente esterna, macroscopica, non può che manifestare lo stato vigente nell’animo, nel micro-cosmo degli uomini.
Diciamo perciò, che ad oggi l’animo dell’uomo è preda del caos e dell’atrofia spirituale più grave, se egli-ella continua a confondere la “lettera morta”, con il significato che la lettera dovrebbe sapere ricevere e ritrasmettere come puro ricettacolo. Se egli-ella continua a confondere un “progetto”, un’idea, un “programma”, e le strutture ad essi corrisponenti e funzionali, con il sentimento, la spiritualità, l’esigenza, il desiderio e la volontà, che unici e originali possono irrorare di vita parole e strutture altrimenti prive di significato e scopo esistenziale.
I sentimenti possono edificare una nuova dimora, se necessario. Se necessario, possono imparare a vivere anche sotto le stelle. Ma una dimora senza sentimenti, per quanto possa seducente e lussuosa possa presentarsi, è e resta un cumulo di materia inerte.
David The Hurricane Di Bella