Pubblichiamo oggi la testimonianza di alcuni studenti iscritti all’Università degli Studi Guglielmo Marconi. Già in un precedente articolo ci eravamo occupati di questo Ateneo, segnalandolo come un centro di eccellenza tra le Università telematiche presenti attualmente in Italia. Più volte gli studenti iscritti hanno difeso l’Università di fronte agli attacchi di certa stampa che, spesso, semplicisticamente, ha definito le Università telematiche delle facili scorciaotoie per la laurea. Così, di fronte all’ennesimo attacco, ancora una volta gli studenti hanno deciso di dire la loro. La nostra redazione, consapevole della qualità dell’Ateneo, ha deciso di pubblicare questa testimonianza. L’articolo è stato scritto e curato da una studentessa, Federica Cabras e da una laureata, Paola Bernasconi, dell’ Ateneo in questione.
PRIMA PARTE di Federica Cabras
Sarebbe bello vivere in un mondo dove la cattiveria gratuita non esistesse, dove le persone prima di parlare si informassero e dove nessuna situazione, persona, istituzione fosse valutata con la disinformazione di chi, arrogantemente, pare abbia troppa fretta per intervistare, rovistare, controllare bene in modo da partorire un giudizio veritiero. Ma apriamo gli occhi, signori: tutto questo è utopia, ed è proprio per questo che sono qui, ora, a manifestare il mio disgusto verso chi, con presunzione, ha valutato negativamente le Università telematiche, facendo, tra l’altro, di tutta l’erba un fascio. Alla fine di un articolo di un’incantevole giornalista, la quale ha fatto trapelare implicitamente quanto per lei sia aberrante paragonare un titolo di laurea conseguito in una qualunque Università statale o privata (ma comunque “conosciuta”), ad un equipollente titolo di una telematica, vi è la frase, in grassetto e grandezza maggiore: “E tu cosa ne pensi? Ti iscriveresti ad un’Università telematica?”.
La mia risposta è abbastanza prevedibile: iscritta all’ultimo anno del Corso di Laurea in Lettere Moderne alla Marconi non solo posso dire di essere felice della scelta fatta due anni fa, ma addirittura onorata, lusingata e, udite udite, SALVATA; sì, avete capito bene: dopo il diploma, trovato lavoro, ho dovuto accettare, con conseguente depressione, che la corona d’alloro mi era preclusa; d’altronde che potevo pensare, a due ore e mezzo dall’Università più vicina al mio posto di lavoro? Ma un giorno, per caso, nel web, ho visto i vantaggi delle Università telematiche.. e ho scelto di salvare i miei sogni. Non sapevo ancora tutto ciò che so ora sull’USGM, ma ci ho creduto dal primo istante. Ho fatto bene. Ora so che non si è mai soli: i professori, disponibili, onesti e gentili, hanno sempre il tempo per rispondere ad una domanda; ora so che non è un laureificio: i programmi, vasti e faticosi, non hanno nulla da invidiare rispetto a quelli delle Università ritenute “normali”; ora so che i colleghi sono distanti, ma solo per luoghi: gli stessi ideali e gli stessi obiettivi che portiamo nel cuore ci hanno fatti diventare uniti, una squadra su cui si può sempre contare; i costi non sono elevati, e i servizi eccellenti. I lavoratori non devono più affliggersi per non poter frequentare le lezioni a causa di orari impossibili da coordinare: si possono sentire le spiegazioni anche di notte.
Prima lo sconforto mi affliggeva quando, dopo aver orgogliosamente affermato che la mia Università era la Marconi, le persone mi rivolgevano lo stesso sguardo che si rivolge ad un lebbroso o ad un appestato; confesso di aver pianto quando una persona mi disse: “Sei preoccupata per gli esami? Del resto paghi!”. Ora no, quando faccio la mia affermazione mantengo lo sguardo alto: io credo nell’USGM; credo nell’istruzione che mi dà; credo nel futuro che potrà garantirmi; credo che potrò dimostrare ciò che valgo, ciò che quest’Ateneo mi sta insegnando. E poi, secondo quali criteri qualcuno può sostenere che la mia preparazione universitaria sia inferiore a quella di un qualsiasi altro studente di Lettere Moderne? Con rispetto, nessuno ha mai suonato il mio campanello di casa, dopo una notte passata sui libri, con il colorito ceruleo, le borse sotto gli occhi, e il pigiama (migliore amico delle maratone di studio), per interrogarmi riguardo una qualsiasi materia superata. Nessuno è venuto a porgermi fazzoletti quando, inconsolabile, pensavo di non passare un esame, anche se ad esso avevo dedicato gran parte della mia linfa vitale. E nessuno ha mai sfiorato i miei immensi appunti, i miei mille quaderni, i miei libroni. Ergo, nessuno può mettere in discussione la mia preparazione. La mia, e quella degli altri 15 mila iscritti alla Marconi.
Quando poi si parla della mia Università vengono ignorati i due primi premi vinti per la migliore soluzione e-learning nelle due esposizioni internazionali a Mosca, e il fatto che sia l’unica ad aver ottenuto la certificazione FADRIVE, che ne accerta la qualità. Beh, è facile tacere sui fatti importanti, preoccupandosi di gettare solo fango sul duro lavoro degli altri. La disinformazione gioca brutti scherzi, ragazzi. Credo che prima di valutare negativamente un’istituzione che dà a migliaia di persone il modo di coronare il proprio sogno in modo totalmente non solo legale ma anche giusto, equo, vadano fatte ricerche più approfondite.. interviste a professori, a ricercatori, a studenti. “Nulla è più terribile di un’ignoranza attiva” scrisse Johann Wolfgang Von Goethe, ed aveva ragione.
Qui di seguito le esperienze di numerosi marconiani i quali passano interminabili giornate sui libri per poi sentire, con dispiacere, i propri sforzi declassati dalla tracotanza di persone che non capiscono quanto sia meraviglioso avere la possibilità di migliorarsi. Anna Manzella, insegnante elementare, a 26 anni dal diploma ha optato per la Marconi che le dà modo di conciliare famiglia, lavoro e studio; la segreteria è sempre presente, i professori disponibili. La consiglia a chiunque sia oberato di impegni. Sofia vanta l’elevata qualità della didattica e l’efficienza burocratica: dal lunedì al sabato si può contattare chiunque nella segreteria, fatto che, si sa, non avviene alle Statali quasi tutte disorganizzate. Ci tiene a precisare quanto i programmi, confrontati con gli stessi programmi degli altri atenei, siano assolutamente sovrapponibili e di egual portata. Melania Ricotti, Laureanda Magistrale in Lingue Moderne per la Comunicazione Internazionale, racconta: "Al momento di riprendere gli studi dopo circa 9 anni ho optato per Unimarconi senza esitazioni. I motivi? Su tutti la possibilità di organizzare il proprio studio secondo modi e tempi a me congeniali; a ciò si unisce anche l'elevata considerazione di cui gli studenti lavoratori possono beneficiare, a differenza di quanto avviene nelle Università Statali (dove ho conseguito la Laurea Triennale), in cui l'attività lavorativa viene vista spesso come un "handicap". Antonia Margotta, quasi al termine del suo percorso universitario, ritiene di aver trovato un’Università valida, dai costi paragonabili a quelli delle Università statali, che le ha consentito di studiare e di lavorare contemporaneamente. Ha sempre sgobbato duramente per approfondire i programmi e per preparare gli esami: niente le è stato regalato. Considera l’esperienza alla Marconi estremamente positiva. Maria Letizia Amato ha 20 anni: l’età giusta per chi vuole iniziare un percorso universitario. Per motivi di salute ha dovuto accantonare l’idea di frequentare un’Università tradizionale, e ha optato per una telematica. Senza la possibilità che forniscono le Università on line, da alcuni considerate inutili, controproducenti e di ultim’ordine, il sogno di laurea di Maria Letizia sarebbe sfumato: il classico caso di danno e beffa insieme. Ma ora è felice: può perseguire il suo sogno di laurearsi in Lingue e Culture Moderne: è per questo che ha scelto la Marconi… era l’unica che possedeva un Corso di Laurea che soddisfaceva le sue aspettative. Non può fare confronti con altri Atenei, ma considera i docenti disponibili e i programmi buoni, benché dica di non poter generalizzare: ovviamente, non facendo di tutta l’erba un fascio, ci sono aspetti, esami, programmi e insegnanti a cui vanno attribuiti giudizi differenti. A. Romeo ha optato per la Marconi per due motivi: il lavoro rende problematico lo spostamento nelle Università più vicine, inoltre questo è stato l’unico Ateneo ad aver preso in considerazione la sua laurea conseguita all’estero per la convalida di alcuni esami: in questo modo ha iniziato un percorso universitario più sereno. L’Unimarconi dà la possibilità agli stranieri in Italia e agli italiani all’estero di studiare, di migliorarsi. Giulia Zaini, ventenne, racconta così la sua esperienza all’Unimarconi: “Ho optato per un’Università telematica perché nella mia città il corso di laurea che volevo seguire è stato rimosso; motivi personali ed economici rendevano il trasferimento in un’altra cittadina impossibile, e ho ripiegato per un percorso telematico. All’inizio i dubbi erano tanti: la voce generale è che queste Università siano meno prestigiose, più semplici. Ora so che non è così: il programma è ben strutturato e completo, i docenti sono esigenti e preparati, i costi non sono eccessivi come molti sostengono. Questa scelta mi ha spianato la strada verso quella che spero sarà una carriera coronata da successi.” Anna Modolo, 25 anni, può vantare una laurea triennale e un master biennale, conclusi entrambi con voti accademici eccellenti, presso Università tradizionali. Poi ha optato per una laurea magistrale presso la Marconi. Chi più di lei può sapere come funziona il mondo universitario? Si sarebbe accontentata, con il suo impareggiabile passato scolastico, di un Ateneo non valido? È indignata riguardo le false notizie e gli attacchi che, ultimamente, stanno sferrando all’Università che ha scelto per concludere il suo percorso sui libri. “Professori fantasma, programmi didattici ridicoli e ripetitivi, lezioni inesistenti, tirocini segnati solo sulla carta e non di certo frequentati, esami ritardati e copiati, esami di Stato banalissimi, tesi di laurea consegnate pronte dai docenti per evitare perdite di tempo nella correzione, strutture fatiscenti”, dice, a proposito delle sempre elogiate Università statali. E per la Marconi? “Una macchina funzionante, efficace ed efficiente, patrimonio inestimabile per chi ha sete di sapere. In più al mio corso di laurea ho ottenuto la certificazione Europsy, certificazione europea in Psicologia, che fornisce la certezza delle competenze per fornire prestazioni psicologiche; non posso che essere fiera di ciò che ho costruito.” Luigina S. , madre di una brillante studentessa marconiana, è orgogliosa e fiera del percorso di sua figlia. “Passa ore ed ore sui libri: la sua preparazione è eccellente, i voti mai regalati. Non deve spostarsi di casa: l’opportunità di studiare senza spese di mezzi di trasporto, senza lo stress di orari precisi, senza stare lontana chilometri dalla nostra cittadina è assolutamente innovativa e conveniente.” Mara Gervasoni si è diplomata al liceo linguistico Oxford di Brescia nel 1985. Dopo l’interruzione degli studi per entrare nell’azienda familiare ha proseguito, nel tempo, con il lavoro, prima in un centro estetico e poi in un ristorante-pizzeria, coniugando sempre alla perfezione queste sue occupazioni con la passione per i cani che addestra. Non avendo potuto vivere la vita universitaria durante i suoi vent’anni l’ha ripresa recentemente, proprio scegliendo un corso di laurea alla Marconi, dopo un ulteriore diploma come ragioniera. Deve sacrificare la sua famiglia, e molto del suo tempo libero sui libri. Ne vale la pena? “ASSOLUTAMENTE”, risponde, senza esitazioni.
SECONDA PARTE: Di Paola Bernasconi
Laureficio, dunque, dicono in tanti? Storcono il naso, in realtà senza sapere, senza informarsi. E pensare che questo sistema in altri Paesi che spesso e volentieri si additano come esempi funziona da anni. Migliaia, anzi forse milioni, di studenti usano Internet, ascoltano videolezioni, scaricano appunti, il tutto senza muoversi da casa, senza perdere tempo inutile percorrendo chilometri di treno e sprecando grammi di energia. No, il tempo è tutto per lo studio, per leggere, casomai, quella volta in più il manuale, ed anche, perché no, per avere una vita sociale, per non fossilizzarsi, per vivere più serenamente il proprio percorso. Nessuno, chissà come mai, parla male, addita o si chiede com’è la preparazione. In questa Italia che, improvvisamente, in un anno ha deciso di rinnovarsi senza in realtà cambiare nulla, si è deciso di prendersela con le telematiche, tanto, in fondo, si rischia di penalizzare solamente quegli studenti che il tempo per i libri lo strappano con le unghie e con i denti, inseguendo percorsi magari interrotti, e che vogliono prendersi in età matura quel pezzo di carta a cui colleghi più giovani, fuori corso e senza voglia, danno poca importanza. Per verificare, il Ministero dell’Istruzione, con il nome di spicco del Ministro Carrozza, ha ordinato un’inchiesta, che si è tradotta in una ventina di pagine che dicono molto e nulla. I giornali l’hanno presa per oro colato: quando si può forzare lo scoop i giornalisti vi si gettano, e buttar fango sulle università telematiche va di moda, non si contano negli anni gli articoli. Ma almeno, si potrebbe obiettare, è stato letto quanto scritto nella relazione? Quel poco che in realtà dice oltre a paroloni e citazioni di leggi? Si contesta il numero di ricercatori. Beh, in fondo, per dirla con franchezza, che cosa c’entra con gli studenti? Basta una norma per sistemare il tutto, non serve un’inchiesta. Si dice che le Università telematiche non hanno un corpo docente che copre tutti i corsi di laurea e che utilizza quello di altri Atenei. Bene, allora si deve concludere che avere a disposizione professori competenti e forgiati da esperienze in Università quali la Sapienza di Roma non sia un motivo di orgoglio, una prova di affidabilità; che la cultura, a questo punto, sia un contenitore a comparti stagni: se sei dell’USGM sei dell’USGM e basta, quando invece la storia è storia se la si studia a Milano come a Roma, Aristotele è Aristotele spiegato in Italia come in America. Sembra quasi che lo scambio di idee sia un male. Non ci si chiede, invece, come mai docenti di Atenei prestigiosi abbiano voluto mettersi a disposizione delle telematiche. Non è possibile che ci credessero, che vi vedessero il futuro e nuove opportunità? Infine, affermano che non ci sono criteri validi per stabilire la preparazione. Ebbene, la soluzione è una sola: monitorare. Informarsi, conoscere i corsi, ascoltare le videolezioni, leggere gli appunti, cercare i testi consigliati, visionare le domande degli esami e le valutazioni. Per il Ministero, non dovrebbe essere un’opera ardua. Magari, parlare anche con gli studenti, con chi questa preparazione la sta acquisendo. Leggere opinioni come quella di Anna, Sofia, Melania, Antonia, Maria Letizia, Giulia. Il combattivo Rettore dell’USGM, che nella creatura a lei affidata crede al punto da averne fatto quasi una missione, Professoressa Briganti, lamenta che nessuno, ma proprio nessuno, abbia ritenuto utile interpellare docenti, personale e allievi. Che lo facciano, allora. Che analizzino i programmi, e se dovessero decidere che non sono a livello di quelli di altre Università, ecco, che propongano miglioramenti. Di sicuro, gli allievi non storcerebbero il naso. Se hanno deciso di intraprendere un percorso irto di ostacoli, di sacrificare le serate ai libri, è perché la cultura la desiderano, e non sarà certo una correzione o un’aggiunta agli appunti a spaventarli. Piuttosto, a far paura è chi punta il dito contro i loro sforzi e cerca di renderli vani. Perché, allora, dire che la cultura è per tutti?