Apparso su: Il Giornale, ed. di Genova, 4.12.2012
Vorrei intervenire nel dibattito che sta rifiorendo sullo stadio a Genova con un contributo sul possibile impatto degli stadi di proprietà sui risultati economici delle squadre di calcio. Prima di passare ad alcune riflessioni specifiche, ritengo utile portare i risultati di esperienze italiane e straniere.
Costruire uno stadio ha un costo e gli studi dimostrano che i soci devono finanziarne direttamente il 70%: una quota di prestito bancario superiore al 30% produce effetti negativi sulla gestione delle squadre. Questo è un dato osservato in oltre 20 casi negli USA ed è stato il cardine dell’investimento sull’Amsterdam Arena. Il Bayern Monaco (Allianz Arena) ha ottenuto questo obiettivo vendendo il 27% delle sue azioni per un totale di 277 milioni di Euro.
L’effetto positivo sui conti delle squadre deriva da un incremento del numero di sedute, dai nuovi posti riservati ad un’utenza VIP (le famose sky box). Tutti gli esempi, con la sola eccezione dell’Allianz Arena, hanno fatto però registrare un aumento dei costi di abbonamenti e biglietteria, a carico quindi dei tifosi. E il beneficio iniziale è molto più contenuto di quanto non si pensi: lo Juventus Stadium ha fatto registrare un aumento del fatturato per 20,2 milioni, ma il beneficio effettivo è stato di solo 8 milioni di Euro (tolti costi di gestione e mutuo). E parliamo di Juventus, società con bacino d’utenza non paragonabile a quello genovese.
La proprietà dell’impianto non è un elemento fondamentale, quanto la possibilità di sfruttare l’impianto aldilà del solo evento sportivo. L’Ajax ha solo il 7,1% dell’Amsterdam Arena. L’Allianz Arena era di proprietà anche del TV 1860 Monaco che però, retrocesso in serie B, non è più stato in grado di pagare le rate del mutuo ed ha dovuto vendere la propria quota al Bayern Monaco.
Veniamo adesso alla nostra Genova, per la quale si parla di un nuovo impianto alla Fiera del Mare. Vogliamo provare, molto sinteticamente s’intende, ad analizzare la sostenibilità economica del progetto?
Ipotizziamo che siano necessari 80 milioni per lo stadio e che il 30% di questa cifra sia messa in contanti. La parte da finanziare (55 milioni) porta circa 7 milioni all’anno di costi per il mutuo. Consideriamo altri 500mila euro di costi di gestione diretta (non ci sarebbe più l’affitto del Ferraris): arriviamo a 7,5 milioni di maggiori costi derivanti dallo stadio.
La Sampdoria dovrebbe, quindi, spendere 25 milioni in contanti (la controllante Sampholding però ne viene da 69 milioni di perdite di bilancio in 4 anni ed ha già 55 milioni di debiti per finanziamenti a medio termine verso le banche) ed in più arrivare a quasi 13 milioni di incassi da stadio (oggi sono in media 5,5 milioni).
Difficile, forse impossibile. A meno di non raddoppiare abbonamenti e biglietti ed investire pesantemente su una squadra che partecipi regolarmente alle competizioni europee più concretamente alla Champions che garantisce incassi consistenti. Attenzione: qui non si sta ancora parlando di benefici, ma solo di copertura dei costi, per almeno 10 anni.
L’alternativa è costruire intorno alla suggestione dello stadio un’operazione immobiliare. Il Comune potrà in futuro decidere di “ricompensare” l’investitore privato con varianti al PUC: una parte dei soldi spesi alla Foce saranno “recuperati” vendendo palazzine e uffici che potranno essere costruiti in aree oggi non edificabili o con diversa destinazione d’uso. Di solito, però, è un’opzione riservata alle opere di utilità pubblica.
Mi siano consentite, poi, due riflessioni finali.