Nozze gay, l'Irlanda vota sì. Arcivescovo Dublino, la chiesa faccia i conti con la realtà
L'affluenza a livello nazionale è stata del 60,5%
Gli irlandesi hanno detto sì alle nozze gay con il 62,1% dei voti. Lo hanno annunciato esponenti di entrambi gli schieramenti. Leader della campagna per il "no" hanno detto che l'unica questione aperta è il margine della vittoria dei "sì". ''Sono ottimista per la vittoria del sì'', ha detto il premier irlandese Enda Kenny, commentando i risultati da cui emerge sempre più chiara una vittoria del blocco favorevole alle nozze gay.
Arcivescovo Dublino, la chiesa faccia i conti con la realtà - La Chiesa in Irlanda "deve fare i conti con la realtà". Parola dell'arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, che all'indomani della travolgente vittoria dei 'sì' al referendum sulle nozze gay fa una sorta di autocritica. "Ci dobbiamo fermare, guardare ai fatti e metterci in ascolto dei giovani. Non si può negare l'evidenza", ha dichiarato l'alto prelato alla televisione nazionale irlandese. Martin naturalmente ha votato al referendum ma riconosce che il risultato è "una rivoluzione sociale".
La cattolica Irlanda ci stupisce.L'affluenza alle urne non è stata totale, ma oltre il 60% degli Irlandesi ha ritenuto giusto uscire di casa per andare a votare per un referendum su una materia così particolare che non riguarda, necessariamente, la maggioranza degli Irlandesi.I referendum di solito si fanno su materie che riguardano gli interessi della totalità della popolazione: per leggi da abolire, questioni legate alla salute e all'ambiente, ad esempio.Per il divorzio o l'aborto già scendiamo nel terreno non solo sociale ma etico.Ecco, la domanda è: come si vede una Società?L'Irlanda, evidentemente, pur essendo cattolica, si vede svincolata dalla visione morale che la Chiesa Cattolica ha della omosessualità.
La Chiesa Cattolica ha fatto suo il comandamento biblico, quindi comune anche alla religione ebraica da cui il cristianesimo è nato come un getto nuovo da un albero, del "crescete e moltiplicatevi". La Natura ha selezionato la specie umana in modo da moltiplicarsi in un unico modo: maschi congiunti con femmine. La religione con il Vecchio ed il Nuovo Testamento ha condannato la sodomia. Tutto il resto è un fatto puramente culturale.
Tali rapporti non sostituivano in nessun modo il matrimonio tra uomo e donna, ma si verificavano prima e accanto ad esso. Un uomo maturo non avrebbe mai di solito avuto un compagno maschio maturo (con rare eccezioni inepoca ellenistica come quella riguardante Alessandro Magno e il suo compagnocoetaneo Efestione), ma l'uomo più anziano sarebbe stato di norma l'erastes(amante) di un giovane eromenos (amato).Questa forma di pederastia, derivante dalla più arcaica pederastia cretese, diventa nei secoli seguenti una raffinata e rigorosa istituzione a sfondo anche e soprattutto pedagogico-iniziatico. Gli uomini adulti potevano pertanto anche cercare ragazzi adolescenti come partner, come indicato da alcuni dei primi documenti riguardanti i rapporti pederastici risalenti alla civiltà micenea; spesso sono stati favoriti sulle donne. Anche se i ragazzi schiavi potevano essere acquistati, e abusati, i ragazzi liberi dovevano invece essere corteggiati, oltre che mantenersi rigorosamente entro i limiti stabiliti dalle norme della pederastia greca. Le fonti antiche suggeriscono inoltre che il padre del ragazzo avrebbe dovuto acconsentire al rapporto dando uno speciale benestare.A proposito di omosessualità maschile tali documenti rappresentano un mondo in cui i rapporti con le donne abbinati in parallelo alle relazioni con i giovani sono stati il fondamento essenziale della vita amorosa di un uomo normale. Le relazioni omoerotiche rappresentavano una istituzione sociale variamente costruita nel tempo e con possibili variazioni da una città all'altra (vedi pederastia ateniese e pederastia tebana).Il matrimonio poggiava su un accordo formale tra sposo e sposa in cui era presente la consegna della dote allo sposo. In questo accordo, stipulato tra suocero e genero, la donna non esprimeva il proprio consenso. Poi,il trasferimento della donna costituiva il compimento del matrimonio, nel quale si realizzava l’unione: la sposa cambiava casa, ma anche padrone,passando dal padre allo sposo.(da Wikipedia)Da un punto di vista scientifico la moderna psicologia ha interpretato l'omosessualità in vari modi e già questo dimostra che non si ha certezza della sua genesi.
Freud definisce gli omosessuali degli "invertiti" e l'omosessualità una perversione. In seguito, nello sviluppare la sua psicologia dell'omosessualità, riconosce una bisessualità insita nell'uomo, che poi viene sublimata in una sessualità matura e abbandonata in favore di un rapporto eterosessuale. Quando ciò non accade, significa che è avvenuto un arresto durante lo sviluppo psico-affettivo. L'omosessualità maschile viene spiegata da Freud non come una avversione per le donne, ma come un tentativo di evitare la vagina della donna, che evoca fantasie castranti riconducibili alla relazione con la madre, per cui l'incontro con l'altro uomo è vissuto come rassicurante e tranquillizzante per la presenza del pene nella zona genitale. L'omosessualità femminile viene spiegata come un tentativo di evitare per sempre il dolore nato da una delusione d'amore con il padre. A questi assunti di base Freud aggiungerà alla teoria sull'omosessualità varie componenti narcisistiche che intaccano un lineare sviluppo del sé che, associate con un mancato superamento del complesso di Edipo e con vissuti fortemente identificativi con la figura materna, possono portare la persona all'impossibilità di un rapporto affettivo eterosessuale e, quindi, ad una omosessualità stabile.
Secondo Reichla scelta omosessuale, così come quella eterosessuale, non sono libere da nevrosi e corazzamenti, questo perché l'uomo vive in una società in cui esiste una morale repressiva e non un senso etico della vita. Reich distingue, inoltre, una omosessualità stabile e una omosessualità situazionale, ovvero quella che può avvenire in ambienti in cui i rapporti con l'altro sesso sono ostacolati, come carceri, navi e collegi.
Secondo lo psicologo viennese Adler l'omosessualità era espressione di un sintomo nevrotico non dovuta a fattori organici. La sua psicologia dell'omosessualità vedeva gli omosessuali come l'espressione di una distanza esplicita tra il maschile e il femminile. Alla base dell'omosessualità vedeva un vissuto di inferiorità, di scoraggiamento e di insicurezza sperimentati durante lo sviluppo infantile: un padre tiranno o una madre forte e possessiva possono portare il bambino a scegliere la strada dell'omosessualità come tentativo di compensazione rispetto a questi vissuti. Secondo Adler l'omosessualità era un disturbo non curabile.