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Una rilassatissima crisi

Creato il 21 dicembre 2010 da Danielevecchiotti @danivecchiotti

 

Una rilassatissima crisi

Foto: Flickr

 

Lo dice Bersani in diretta con Lucia Annunziata, lo ribadisce Fini a “Che tempo che fa”, e lo conferma anche Casini, ovviamente a “In famiglia” su Raidue. Lo urla Di Pietro ad “Annozero” e tutti fanno a fatica a decifrare la frase perché quattro verbi su cinque sono sbagliati. Per fortuna a “L’infedele” c’è Vendola che rispiega il concetto in italiano corretto. Ne parla la Cabello a "Victor Victoria", e lo ribadisce Chiambretti mentre la ballerina di burlesque Eve La Plume si toglie il reggiseno: l’Italia è un paese in mutande.
Qualche sera fa, a cena, un’amica che di mestiere si fa in quattro per ritrovare un lavoro a soggetti ai margini della società che l’hanno perso, mi raccontava di come la sua schiera di utenti, storicamente composta da quasi-barboni ed ex mignotte in cerca di redenzione, si sia di recente allargata a macchia d’olio rinfoltendosi con persone che fino a un lustro fa neanche ti saresti immaginato di veder elemosinare un impiego qualunque negli uffici comunali per il collocamento borderline.
Insomma l'unico che non ne parla è Minzolini al TG1, e questa è la più attendibile prova del fatto che, in Italia, la crisi economica c’è eccome.
Eppure io sabato scorso, compiendo l’insano gesto di gettarmi nel delirio di un centro commerciale nell’ultimo weekend prenatalizio, non riuscivo davvero a crederci, che la nazione stia affrontando una fase di debacle in cui ogni giorno abbondanti manciate di persone perdono il lavoro. Assistere allo spettacolo degli oggetti inutili che venivano venduti a spron battuto dava casomai l’idea di trovarsi nel paese dei balocchi.
Perché, per quanto si sappia che è vera, non ci si crede alla storia dell’aumento esponenziale della cassa integrazione, quando si vedono fiumi di uomini e donne che comprano il cofanetto dei film di Nino D’Angelo in Blue Ray, o dodici tubetti di crema snellente pancia alla caffeina e olii di jojoba, o il libro di Paolo Fox.
Quell’immagine di denaro sprecato, di spesa compulsiva e fine a se stessa, era il trionfo dell’ottimismo, il non-plus-ultra del bengodi, e non poteva avere nulla a che vedere con ciò che ci raccontano quei millantatori Floris e Santoro.
Per non parlare del regalo più trendy e cool del Natale 2010. Ma quale schermo al plasma! Ma quale e-reader! Il vero must per quest’anno è l’indispensabilissimo, irrinunciabile cuscino vibromassaggiatore elettrico da adagiare sulle vostre poltrone di casa (o su quelle dell’auto) per godervi meravigliosi trattamenti shatsu mentre guardate “Kalispera” di Alfonso Signorini in tivù.
E dire che io ero rimasto ai tempi in cui il massaggio era un bene di lusso, un sinonimo di benessere e totale comfort. Che mi risulti, non si eseguono moltissimi massaggi ayurveda, durante le guerre o le carestie.
Ebbene.. sabato scorso, in soli dieci minuti, di quei cuscini ne ho visti vendere almeno una quindicina, pagati con Mastercard alla modica cifra di centocinquantanove euro a pezzo. 
Dunque non posso fare di pensare che, per essere una crisi, con tutti quei massaggi, per lo meno deve essere rilassatissima.
Insomma i casi sono due: o la crisi è effettivamente un’invenzione della tivù, oppure siamo tutti preda di un bipolarismo delirante e, piuttosto che di un massaggiatore shatsu, avremmo bisogno di un bravo psichiatra.

 


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