Ho aperto il libro, ho letto a mala pena mezza paginetta introduttiva, e mi sono piegato in due dalle risate. Che spettacolo, leggete qua:
«Felice di aver scoperto uno scrittore così vispo nelle acrobazie del sesso, uno scrittore, è proprio il caso di dirlo, a due marce, cominciai a piluccare come le ciliegie, una tira l'altra, senza saziarmi mai, tutte le altre Moravie vestite, scollacciate, pervertite, froce, guardone, contesse, vendicatrici, vergini o traditore che arrivavano puntualmente ogni domenica mattina nella terza pagina del Corriere della Sera. Fu un periodo di liete sorprese. Poi, un giorno, ecco arrivare improvviso e irruente nelle librerie Io e lui. Il titolo del romanzo era così aggressivo che non osavo nemmeno sfogliarlo, quasi fossi stato paralizzato. Mi sembrava incredibile che uno scrittore così delicato ed esperto dei segreti più intimi della psiche e della fica romanesca, si presentasse tutto d'un colpo davanti allo specchio con un “querciolo” proibitivo da far paura ad un elefante. Poi, col passare dei giorni, mi decisi a leggerlo. Immerso in quelle esotiche letture, dentro e fuori dalle patte e dagli slip trasteverini così densi di richiami e di messaggi, mi trovai davanti ad un altro Moravia. Stai a vedere, pensai preoccupato, che questo qui ha già cambiato sesso e io non me ne sono nemmeno accorto.»Chiaramente ho preso subito il volume in prestito. Ogni pagina è gustosissima. E se ripenso che hanno già fatto un Meridiano a Eugenio Scalfari, mentre a Sergio Saviane non lo faranno mai, mi rattristo un po'. Ma in fondo, è una cosa normale questa: «Non si può impostare un discorso anatomico senza fare l'autopsia alle salme, una per una, conservate con il loro nome o cartellino segnaletico e la cadaverina-spray nel frigorifero dell'immenso obitorio della letteratura italiana» (Ibidem)