
Io che la matematica sia prima di tutto ordine, ogni tanto, quando vedo certi quaderni così infantilmente disordinati, lo continuo a dire ai bambini, ma mica ne sono convinta fino in fondo. Io se guardo il mondo, che è matematica ed è per me adulta oggettivamente numero, mica lo vedo tutto quest'ordine, non vedo pile di quaderni ordinate nella mia aula, non vedo scatole ordinate di colori, eppure sono numero, altroché se lo sono. Penso a come leggo il numero nella realtà e penso a come lo leggono i bambini di prima, anzi per meglio dire a come non leggono, perché se è vero che sanno contare e sanno perfino indicare la quantità al numero corrispondente, della realtà numerica capiscono, e per un po', capiranno poco. Faccio un esempio: sanno contare, ben oltre il dieci, individuano il numero negli oggetti, ma ancora non hanno capito che ogni volta che contiamo aggiungiamo un oggetto, non hanno capito quale numero viene prima e quale viene dopo, anzi non è che non hanno capito, non lo sapevano prima che io lo spiegassi con dovizia di esempi pratici e di giochi.
Così mi sta venendo in mente che noi insegniamo la matematica dimenticandoci com'è fatta la mente di un bambino: ci sono concetti che ancora non concepisce. Ne cito uno tanto per dire: la linea dei numeri è un'astrazione pazzesca per un bambino. Concetti che per apprenderli li deve sperimentare, e quando dico sperimentare intendo andare in palestra, in cortile, usare gli oggetti. A dire il vero, per concludere questa serale riflessione, dall'ordine maniacalmente matematico che mi è stato insegnato, un po' sto trascendendo, per prendere molto più a esempio la realtà così intrinsecamente ordinata nel suo disordine.
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