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Una settimana di “Vergognamoci per lui” (146)

Creato il 05 ottobre 2013 da Zamax

Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM

GUIDO BARILLA 2 30/09/2013 «Sul dibattito riguardante l’evoluzione della famiglia», ha detto l’impietrito Guido nel suo videomessaggio di scuse, «ho ancora molto da imparare». Perciò nelle prossime settimane, senza nemmeno attendere la condanna del tribunale del popolo, procederà spontaneamente alla propria rieducazione, incontrando «gli esponenti delle associazioni che meglio rappresentano l’evoluzione della famiglia, tra i quali coloro che ho offeso con le mie parole». Dopodiché sarà riabilitato, ma lo stigma – del pirla se non altro – se lo porterà dietro per sempre nei salotti della società civile.

JO SQUILLO 01/10/2013 Dicono sia stato un incubo. Jo Squillo e due suoi colleghi, mentre pranzavano in un ristorante del Marais di Parigi, si sono trovati nell’ampolla dell’olio un topo vivo che cercava di uscire. In effetti me lo immagino, quel povero topino mezzo affogato nell’olio che cerca disperatamente di infilare il pertugio che lo porterà alla salvezza! E’ proprio in queste situazioni che l’anima cristiana vince il ribrezzo e riesce a muoversi a pietà per le povere bestie. E’ ben vero che gli animali, figli perfetti di questo mondo, nascono senza conoscere l’angoscia del tempo e muoiono senza conoscere l’angoscia della morte. E’ ben vero che essi non possono veramente provare compassione e sentire l’altrui compassione, perché compatire non vuol dire essere partecipi di sofferenze fisiche altrui, il che è impossibile, ma saper esser partecipi, da una benefica posizione di forza, dell’angoscia che a quelle s’accompagna, e che gli animali, figuriamoci i piccoli avanzi di fogna, non conoscono. E tuttavia è bello che l’animo nobile sappia intenerirsi, in certe occasioni, anche per le disgrazie dei parti più repellenti e miserabili della creazione. Insomma, costava così poco fare felice, al suo modo bestiale, quel topolino e celebrare la superiorità della razza umana! Magari per poi intraprendere una feroce ma leale campagna di derattizzazione. Invece niente. Urla. Il cameriere che arriva e si porta via l’orrida ampolla. E l’indignazione per le mancate scuse del ristoratore. E nel bel mezzo di questo quadro mezzo isterico e mezzo infingardo, il grande dramma del topo dimenticato da tutti! Che fine avrà fatto?

ALESSANDRO SALLUSTI 02/10/2013 Sono anni che il direttore del Giornale combina guai. Il tetro Sallusti ha la sconfitta scritta in faccia. Per questo fa la faccia feroce. Incapace di vedere lontano, e perciò incapace di incassare, di pazientare, di sorridere, insomma di essere un uomo e non una mezza cartuccia isterica, rimedia a tutte le sue incertezze con quotidiane rodomontate senza costrutto. A sinistra lo amano alla follia. E lo aizzano come si fa per diletto e quasi con affetto con quei simpatici botoli ringhiosi che spuntano da dietro le recinzioni di modeste villette suburbane. Il meglio di sé lo dà però in televisione, nella tana del nemico, dove recita la parte che gli hanno cucito addosso con l’insuperabile perfezione di chi non s’accorge di nulla, nemmeno del fatto straordinario che lo lascino parlare. E così torna a casa beato, tutto compreso di sé e della sua vittoriosa eloquenza. Missione compiuta!

GUGLIELMO EPIFANI 03/10/2013 Indispettiti dal fatto che Berlusconi, con un’ultima sensazionale piroetta, non si sia suicidato, a sinistra ci vanno giù pesante: per “Il Fatto Quotidiano” è stato «asfaltato»; per D’Alema, noto profeta, «è come se non ci fosse più» (questa è meglio annotarsela); per Ezio Mauro è diventato «un gregario». Per il più benevolo segretario del Pd, invece, «Berlusconi ha perso, al di là dell’espressione di voto che ha voluto fare, di fronte all’Italia e all’opinione pubblica.» Ed ha certamente ragione. Ma il fatto stesso che lo dica con una mezza faccia da funerale, e che si senta in dovere di ribadire una tale ovvietà, dimostra che la sinistra stava già pregustando la gioia di vedere il Caimano sfracellato in fondo al burrone, ed ora invece, inesplicabilmente, vede sconcertata spuntare dall’orlo dello strapiombo prima un braccio, e poi un altro, e poi una pelata terribilmente famigliare: lui. Sappiamo com’è il Berlusca: lo pieghi, ma non lo spezzi. Ha inghiottito un rospo tremendo. E’ fatta. Siccome lo conosco, sono convintissimo che proprio stanotte ha dormito bene come non gli succedeva da tempo. Da oggi si riparte. Obbiettivo non il mantenimento della propria leadership, ma l’unità della propria creatura e la difesa del retaggio berlusconiano nel nuovo centrodestra, senza la cui distruzione avrà vinto la sua partita con la storia. Lo vedremo a breve, quando le solite, noiose, ottuse, livorose, tetre procure giacobine di regime andranno di nuovo all’assalto per finirlo.

DAVID BECKHAM 04/10/2013 Appese le scarpe al chiodo, ripiegata la maglietta, riposti calzettoni e pantaloncini, David è rimasto in mutande. E non si è più rivestito. In mutande ha intrapreso una nuova folgorante carriera, prima esercitata solo saltuariamente. David è diventato indossatore professionale di sole mutande, o quasi. Ricchissimo quando era in pantaloncini, in mutande David è diventato favolosamente ricco. Se v’invito di punto in bianco a pensare a Beckham, ecco, non lo vedete forse in mutande, con le braccia tanto annerite dai tatuaggi da sembrare orribilmente bruciacchiate fin sotto le ascelle? Chi ormai si ricorderà più di Beckham il calciatore? Chi mai preso dallo sconforto potrà dire, senza schernire se stesso, «sono rimasto in mutande» se l’uomo in mutande per eccellenza è diventato l’icona del più dorato successo?


Filed under: Rubrica Giornalettismo Tagged: Alessandro Sallusti, David Beckham, Guglielmo Epifani, Guido Barilla, Il Giornale, Jo Squillo, Omofobia, Silvio Berlusconi

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