Una settimana di “Vergognamoci per lui” (154)

Creato il 30 novembre 2013 da Zamax

Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM

MICHELE SERRA 25/11/2013 Sul progetto di legge in discussione in questi giorni alla Commissione Cultura della Camera per «l’istituzione del premio biennale di ricerca Giuseppe Di Vagno per la conservazione della memoria del deputato socialista assassinato il 25 settembre 1921» i grillini hanno le idee chiare: va tutto bene tranne l’aggettivo “socialista”, da sostituire con un bla-bla-bla sulla “cultura sociale, economica, ambientale”. Avete capito bene: anche “ambientale”. Di questa boiata si vergogna per loro Michele Serra che scrive su “La Repubblica”: «Immagino che l’incauto ideatore di questa scemenza censoria creda che “socialista” voglia dire “ladro”, come nelle battute di Grillo, e niente sappia della potenza liberatoria che quella parola e quel movimento hanno avuto per generazioni di povera gente. Per saperlo, del resto, bisogna avere letto un paio di libri e avere curiosità del passato…» Eccolo qui, il solito errore dell’intellettuale italico, di sinistra ma anche di destra: credere che certe rozze corbellerie siano frutto dell’ignoranza. Invece lo sono della dottrina: questa è gente che si è bevuta tutta, fino alla feccia, la vulgata comunista-democratico-giacobina sulla storia dell’Italia repubblicana, traendone le naturali conclusioni. Lo scrivevo una decina di giorni fa: «Ho sempre pensato che il grillino tipo fosse la caricatura oltranzista del babbeo della società civile più conformista e meglio indottrinata.» Questi spropositi non sono una manifestazione di quello spassoso “razzismo” che ha nello straordinario Razzi il suo massimo interprete, caro Serra, ma di quella specie di razzismo anti-socialista che il giornale sul quale scrive alimenta senza sosta da quasi quarant’anni: formidabili “cittadini”, questi grillini, e li avete allevati voi.

LA NUVOLA DI FUKSAS 26/11/2013 Ora come ora mi fa venire in mente la carcassa contorta di un dirigibile parcheggiata in un capannone industriale. E sì che a sentire il presidente di Eur Spa Pierluigi Borghini l’opera sarebbe completa al 76%. Son certo, tuttavia, che se si troveranno gli altri 170 milioni di Euro necessari all’ultimazione del Nuovo Centro Congressi romano, la nuvola troverà tutta la sua aerea vaporosità e si librerà leggera e leggiadra e vaga nell’acquario di luce della sua nuova casa, come se fosse stata appena rapita da un Dio mitologico a un pezzo di cielo azzurro, ancora freschissima, bianca e spumeggiante. Ma non parlo di acquario a caso. Io avrei infatti preferito chiamarla “la balena di Fuksas”. Guardatela bene: non scorgete forse anche voi, dietro i vetri di quell’acquario oceanico, la massa lievatanica, tormentata e spettrale di Moby Dick, la Balena Bianca? Comunque sia, quando entrerete nel Nuovo Centro Congressi, ossia nel Nuovo Acquario Romano – che si differenzia dal vecchio per essere non un classico edificio della malora, ma un ordigno rivoluzionario e geniale, una vera e propria grande vasca o teca di vetro – col pensiero potrete scegliere d’immergervi negli abissi oceanici o nelle profondità del cielo, e di avere per compagni la Nuvola o la Balena Bianca. Sempre che siate d’animo filosofico e oltremodo magnanimo.

DANILO LEVA 27/11/2013 Quando l’onorevole Leva nacque, nel 1978, l’idea fissa della strategia della tensione – cavallo di battaglia della sinistra quando la sinistra era perennemente in piazza – toccava l’apogeo della sua fortuna. Ben pochi avevano il fegato di denunciarne i nebulosissimi contorni. Ma in essa, questa era la fissazione dei fissati, si esprimeva la violenza di Stato: di organi e istituzioni “deviate” pronte a gettare il paese nel caos e nella paura a forza di bombe senza firma o con firma falsa pur di stoppare l’avanzata delle sinistre, con lo scopo ultimo di favorire uno sbocco politico autoritario. Ci voleva il tocco magico del Berlusca per dare finalmente una rinfrescatina al frusto concetto di strategia della tensione, in modo da poterla addebitare anche ai piazzaioli, soprattutto a quelli che in piazza non ci vanno mai, tipo quei quattro bonaccioni di italoforzuti che oggi manifesteranno contro il voto di decadenza del Cavaliere. Per il dirigente Pd questo ricorso alla piazza del Pregiudicato «è una strategia che mira a produrre tensione logorando il Paese e che rende Berlusconi sempre più anti-Stato». In questa nuova versione della strategia della tensione si esprime dunque la violenza dell’Antistato, ossia quella dell’opposizione “deviata”: l’importante, s’intende, è che i reprobi siano sempre gli stessi.

ALESSANDRO GASSMAN 28/11/2013 Va in scena in questi giorni al Teatro Stabile di Torino per la regia di Alessandro Gassman “RIII-Riccardo Terzo”, una riduzione e un adattamento linguisticamente al passo coi tempi – non sappiamo se riuscito o meno – del famoso dramma shakespeariano a cura di Vitaliano Trevisan. Ma se pensate che la compagnia del grande William possa da sola liberare la mente e la favella dei mammalucchi dalla tirannia delle formulette contemplate dallo stupido catechismo della società civile, ebbene vi sbagliate: il dono della Grazia, pure in questo campo, esige di essere accolto. Intervistato da “La Stampa TV”, l’attore e regista romano dice infatti che questo Riccardo III rivisitato è «un testo affascinante non soltanto per (…) ma anche perché la tematica, che è quella della conquista del potere nel non rispetto delle regole, è molto attuale in queste ore e in questi anni nel nostro paese…». Questa meschina piaggeria mi pone due domande: 1) Si tratta di un atto volontario o di una scusabile debolezza, nel qual caso lo spirito di Shakespeare potrebbe ancora nettare l’animo dell’attore dagli ultimi residui di cortigianeria? 2) Dobbiamo forse arguire, da dettagli come questi, che il nome dell’Espulso, del Pregiudicato e del Decaduto è ormai destinato a vivere per sempre, nei secoli dei secoli?

LUCIA ANNUNZIATA 29/11/2013 Per l’ineffabile direttore dell’Huffington Post «la più antica idea del berlusconismo» sarebbe questa: «che la Giustizia sia al servizio della politica. (…) Idea inquinante, e profondamente eversiva, almeno nelle democrazie moderne in cui si crede all’equilibrio di poteri.» Veramente ciò è impossibile: il berlusconismo cominciò a conoscere le attenzioni della nostra occhiutissima magistratura solo dopo che era nato. Dopo sì, dopo l’inizio della caccia all’uomo, il berlusconismo concepì l’idea che forse non era proprio il caso che la politica fosse al servizio di un Comitato di Salute Pubblica composto da giustizieri. Il quale Sinedrio non è altro che un organo informale ultra-politico che usa la giustizia come strumento e che del “controllo della democrazia” fa la sua missione. E che alla signora Annunziata, all’indomani della decadenza senatoriale del Pregiudicato, non sembra affatto dispiacere: «Un atto parlamentare ha ristabilito quello che questo Paese pensa sia giusto. La giustizia è stata riaffermata come potere separato e superiore alla politica, strumento di giudizio indipendente ed egualitario nel misurare il peso di chi è chi, in una società.» Un potere «superiore», scrive proprio così, che misura «il peso di chi è chi, in una società». Con tanti bellissimi saluti al sopramenzionato – da lei – «equilibrio dei poteri» e alle naturali rogne, ai naturalissimi conflitti e alle naturalissimissime miserie delle democrazie in salute.


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