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Una settimana di “Vergognamoci per lui” (169)

Creato il 15 marzo 2014 da Zamax

Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM

MICHELE ANZALDI 10/03/2014 Scandalizzato dall’imitazione di Virginia Raffaele della ministra Boschi a “Ballarò”, l’onorevole democratico nonché giornalista Michele Anzaldi ha preso carta e penna e ha scritto alla presidentessa della RAI Anna Maria Tarantola una lettera toccante e preoccupata: «Mi permetto di chiederle», si può leggere fra l’altro nella supplica redatta nello stile contegnoso delle cancellerie municipali «se condivide l’imitazione e se ritiene opportuno che un ministro giovane che finora ha dimostrato preparazione e capacità, sia ritratta come una scaltra ammaliatrice che conta solo sul suo essere affascinante. È questa l’immagine che il servizio pubblico della RAI, e RAI3 in particolare, vuole dare alla vigilia dell’otto marzo?» Ma come può quest’uomo – Anzaldi, dico – pensare che a una donna – e parlo proprio del gender festeggiato l’otto marzo – possa dispiacere di essere ritratta come un’avvenente maliarda in un modo così smaccatamente caricaturale e scherzoso da essere privo anche della più microscopica puntina di veleno? La ministra Boschi, da femmina niente affatto turbata, dell’imitazione ha ritenuto infatti la sola cosa essenziale: «Caspiterina!» ha pensato, «Allora è proprio vero! Sono un irresistibile pezzo di figliola!» E con quale segreto, ineffabile piacere ha poi nascosto le gioie della vanità dietro il paravento della cordiale, amichevolissima accettazione della carinissima ironia di quell’imitatrice così straordinaria che tanto, ma proprio tanto le piace! Scommetto che alla Virginia ha mandato pure un bigliettino di ringraziamento, non senza una perfida allusione a «quel cretino».

LE QUOTE ROSA 11/03/2014 Non seguo molto le fantasmagoriche novità della cultura di genere, anche perché star dietro disciplinatamente a tali lambiccate assurdità sta diventando più faticoso di mandare a memoria il calendario repubblicano della rivoluzione francese, coi suoi frimaio, germinale, pratile, fruttidoro, le decadi, e i giorni sanculottidi, però mi sembra che nelle lande civilizzate che ci dovrebbero far da modello il rosa sia stato da tempo messo in castigo: «pink stinks», dicono laggiù dove se ne intendono; il rosa puzza, il rosa imprigiona la donna, il rosa è uno stigma. Adesso che la Camera ha detto no alle quote rosa in lista, sono sicuro che per dispetto il mondo progressista vorrà immediatamente aggiornare il proprio vocabolario: tempo due settimane e «quote rosa» diverrà ufficialmente un’espressione sessista; solo «parità di genere» sarà tollerata. Fin quando non si sa. Comunque ci sarà da divertirsi.

GIORGIA MELONI 12/03/2014 Giorgia è stata appena eletta presidentessa di “Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale”, la nuova versione dei vecchi fratelli. Il nuovo corso meloniano del partito però sa alquanto di muffa: «Italia fuori dall’Euro!», «sovranità monetaria!», questi gli slogan che hanno accompagnato il trionfo di Giorgia. Quando sento parlare i fautori della sovranità monetaria, quasi quasi, con mio orrore, mi riconcilio coi burocrati di Bruxelles. Come questi ultimi, infatti, o come i Greenspan e i Bernanke, anche i sovranisti monetari hanno una sterminata fiducia nei poteri taumaturgici della moneta, o per meglio dire della manipolazione della moneta da parte dello Stato con la “s” supermaiuscola, ma almeno quelli son uomini di mondo e ai disastri sanno condurci con gradualità ed un certo elegante understatement. I sovranisti invece sono già pronti per il kirchnerismo puro e duro o forse per le sorti magnifiche e progressive della Modern Monetary Theory.

BERNARD-HENRY LÉVY 13/03/2014 Fossi ucraino non sarei tanto tranquillo. L’uomo in bianco e nero un mesetto fa ha fatto tappa a Kiev. In piazza Maidan, davanti a cinquanta, settanta o ottantamila persone – perfino le cronache sono rimaste abbacinate dall’alone di grandezza di quest’uomo – BHL pronunciò parole immortali: «Sono francese, sono europeo e oggi sono ucraino.» Benché sbeffeggiato spesso anche in patria, BHL rappresenta bene la spocchia disinvolta e volubile della Francia. Ai tempi della guerra in Irak, in perfetta armonia con la linea frondista anti-occidentale del ministro degli esteri De Villepin, Lévy denunciò «l’idea messianica [americana] di una democrazia paracadutata con i chewing-gum». In realtà l’idea messianica dell’esportazione della democrazia è figlia autentica e vezzeggiatissima dell’esprit républicain. Col comunismo kaputt e dopo che la clava vagante di Bush aveva in qualche modo abbassata la cresta al terrorismo islamico, dopo che i rischi, insomma, per l’Occidente sembravano svaporati, al bel mondo laico-liberal-progressista per lunghi decenni pacifista non parve vero di poter farsi bello sposando qualsiasi progetto di democrazia esportata, anche il più strampalato. Non c’è stato paese più intransigente della Francia nel sostenere la causa delle primavere arabe, ed ora di quella ucraina. A livello simbolico tutto cominciò con il famoso sbarco a Bengasi di BHL in segno di solidarietà con la lotta degli eroici ribelli cirenaici contro l’oppressore di Tripoli: era l’inizio della caccia grossa a Gheddafi. Oggi, a distanza di qualche anno, siamo quasi allo stesso punto: la tensione fra le milizie del governo centrale e quelle dei federalisti-secessionisti di Bengasi è altissima; il primo ministro Ali Zeidan è fuggito da Tripoli per ricomparire in Germania; di fatto buona parte della Cirenaica è indipendente e controllata da milizie filo Al Qaeda. A completare il quadro manca solo il nostro Bernard-Henry Lévy, troppo impegnato, crediamo, nel preparare, e sognare, la primavera russa

PIERO PELÙ 14/03/2014 Il rocker toscano è incavolato nero con “TV Sorrisi e Canzoni”, che lo ha messo in copertina insieme agli altri coach del talent “The Voice of Italy 2”. I quattro – Piero, Noemi, J-Ax & Raffaella Carrà – sono stati immortalati nell’atto di urlare a squarciagola (o meglio, avrebbero dovuto tutti essere immortalati, visto che Raffaella mostra invece il sorriso di circostanza di chi non ha capito un bel nulla) e bisogna ammettere che sembrano proprio quattro deficienti. Piero in particolare mi ha subito ricordato un settantenne Osvaldo ebbro di felicità dopo aver segnato un gol durante una partita di vecchissime glorie. Però pensavo che un rocker se ne sarebbe sbattuto altamente di questi assilli da effeminati. Invece ha fatto anche di peggio. Per mascherarle, a queste vergognose debolezze ha voluto dare un nobile contenuto politico prendendosela con una redazione «che si preoccupa di far venire bene in foto solo il suo padrone».


Filed under: Rubrica Giornalettismo Tagged: Bernard-Henry Lévy, Giorgia Meloni, Michele Anzaldi, Piero Pelù, Quote rosa, Russia, Ucraina

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