Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM
IL «SETTANTENNIO” ANTIFASCISTA 23/04/2012
Abbiamo letto della disavventura occorsa al «partigiano» Mario Bottazzi. In Italia uno può essere ex presidente, ex calciatore, ex soldato, ex cameriere, ma mai ex partigiano. Partigiani si è per sempre, senza discussione, nonostante i quasi settant’anni passati dall’annetto fatidico, o dai mesi fatidici, o dalle settimane fatidiche nei quali il giovanotto imbracciò il fucile. Già questo vi fa capire che la cosa non è seria. Non essendola, è d’uopo farla passare per serissima. Non si scherza. Al partigiano Bottazzi è capitato di essere «contestato» dagli studentelli di Lotta Studentesca in un liceo romano. Una domandina provocatoria su certe vittime dei partigiani. E infine è venuto fuori uno striscione: «Papà Castoro raccontaci una storia». Capirete che dramma. E’ intervenuta la polizia, già da giorni allertata dall’ANPI. Il sindaco di Roma, i presidenti della provincia e della regione, il segretario regionale del Pd, hanno tutti condannato la «vile aggressione»: soddisfatti, pure loro, di essere stati all’altezza della propria parte in commedia.
OLIVIER BAILLY 24/04/2012
Al primo turno delle elezioni presidenziali francesi la candidata del Fronte Nazionale Marine Le Pen ha preso quasi il 18% dei voti. Il portavoce della Commissione Europea ha lanciato subito l’allarme contro la minaccia «populista» che avanza in Europa. Ha perfettamente ragione. In Francia poi c’è davvero di che mettersi le mani nei capelli. Il leader no-global Jean-Luc Mélenchon, candidato del Fronte …della Sinistra, che è anti-liberista come e più della Le Pen, che si è battuto per aumentare il salario minimo garantito a 1.700 € al mese, per tassare di più i ricchi, e per trasformare tutti i rapporti di lavoro in contratti a tempo indeterminato, ha raccolto più dell’11% dei voti; Eva Joly, l’ex magistrato manipulitesco dal bel nome da pornostar, che ha promesso di creare un milione – un milione! come Berlusconi! – di posti di lavoro entro il 2020 con l’economia al cento per cento verde, e che voleva inglobare l’Aid al Kabir musulmano e il Kippur ebraico tra le feste nazionali, ha preso un 2 e mezzo per cento; Nathalie Arthaud, nonostante fosse la candidata degli ultimi giapponesi trotzkisti di “Lotta Operaia”, qualche voto l’ha preso: lo 0,56%; meglio di lei ha fatto Philippe Poutou, candidato nel 2007 per la Lega Comunista Rivoluzionaria e questa volta per il Nuovo Partito Anticapitalista, che ha ottenuto circa l’uno e mezzo per cento. Mettete insieme questa bella combriccola di matti e vedrete che il «populismo» di sinistra ha praticamente pareggiato i conti col «populismo» di destra. E’ insultante che lo si voglia ignorare, dopo che ce l’ha messa tutta nell’annichilire la scempiaggine destrorsa con un ammasso così sbalorditivo di cretinate.
SILVIO BERLUSCONI 25/04/2012
Ci risiamo con le minchiate: dopo l’arte emozionale, la cucina emozionale, eccoti la politica emozionale. «L’acronimo Pdl non suscita emozione, quindi al prossimo congresso sottoporremo un altro nome per il partito», ha detto il Berlusca, sorvolando sul fatto che l’acronimo non c’entra per nulla ed ha avuto almeno il merito di far dimenticare un nome che più pomposo e spompato non si può. Di entità emozionali non ce ne importa un piffero. Vorremmo piuttosto entità riconoscibili: banche che facciano le banche, non le chebanche!, o le bancheintese, poste che facciano le poste e non le banche, partiti che facciano i partiti e basta. Di cambi accattivanti di ragione sociale ne abbiamo fin sopra i capelli. Prendete la defunta Riscossione S.p.A.: un nome grigio, onesto, schietto, ma almeno uno sapeva con chi aveva a che fare. Ora si chiama Equitalia S.p.A., e uno non ha la più pallida idea a cosa va incontro.
PAOLO FLORES D’ARCAIS 26/04/2012
Sul 25 aprile non volevo tornare. Ma che devo fare quando la malattia, la follia, ti viene, per così dire, incontro per strada, se non suonare la trombetta dell’allarme democratico? Perfino Robesbierre era più allegro, disteso, umano di questo matto. Nel giorno dell’anniversario della liberazione d’Italia ha sparato col cannone: «Patriottismo costituzionale e antifascismo fanno dunque tutt’uno. I funzionari pubblici che giurano sulla Costituzione compiono spergiuro ogni volta che non sono coerenti con i valori della Resistenza. E anche il semplice a-fascismo segnala drastica indigenza di patriottismo. Chi non è antifascista non è un autentico italiano. Chi poi è anti-antifascista è semplicemente un nemico della Patria.» Che sia un delirio, spero non lo metta in dubbio nessuno. Lo spero per la sua salute. Ma è un delirio di facile lettura, il sintomo di una patologia che giunta al punto di non ritorno si guarda allo specchio e vi trova la sua spiegazione. Che è questa: «Patriottismo e fascismo fanno dunque tutt’uno. I funzionari pubblici che giurano fedeltà allo stato compiono spergiuro ogni volta che non sono coerenti con i valori del Fascismo. E anche il semplice a-fascismo segnala drastica indigenza di patriottismo. Chi non è fascista non è un autentico italiano. Chi poi è anti-fascista è semplicemente un nemico della Patria.»
GIORGIO NAPOLITANO 27/04/2012
Le critiche alla partitocrazia sono vecchie come l’Italia repubblicana. Quelle dei «qualunquisti» di Giannini erano legate ad un visione anarchico-libertaria di stato minimo de noantri. Poi per molto tempo la critica alla partitocrazia rimase interna al dibattito politico-intellettuale, specie fra i liberali, e non fu mai disgiunta dal tema dell’architettura costituzionale dello stato. Per Sturzo la critica alla partitocrazia era solo un aspetto della più ampia critica allo statalismo. Perfino negli anni ottanta il malessere settentrionale, che poi sfociò nel fenomeno leghista, espresse l’ostilità verso i partiti tradizionali nel quadro di una confusa protesta antistatalista. Da un quarto di secolo, da quando l’Italia si è definitivamente rovinata il fegato con la roba forte della questione morale, la critica alla partitocrazia, ai partiti, alla politica si è ridotta alla sua caricatura moralistica. Ossia a comoda demagogia. Non abbiamo cavato un ragno dal buco. Non ne caveremo in futuro. Ma il presidente della repubblica, nel difendere il ruolo insostituibile dei partiti e nell’attaccare il «demagogo di turno», ha voluto dare lo stesso il cattivo esempio, invitando i partiti ad «estirpare il marcio» al loro interno. Antipolitica presidenziale, in dose omeopatica. Farà miracoli.