Una settimana di “Vergognamoci per lui” (72)

Creato il 09 maggio 2012 da Zamax

Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM

LUCIANO GALLINO 30/04/2012

Nasce a Firenze un nuovo “soggetto politico” della sinistra a sinistra del PD. Si chiama “Alba”, che sta per Alleanza per Lavoro, Beni Comuni, Ambiente. Tra i grossi nomi di Alba troviamo Luciano Gallino, professore emerito all’università di Torino, il quale ha avuto una pensata assai originale: lo stato dovrebbe creare un’Agenzia per l’occupazione in grado di assumere rapidamente almeno – proviamo ad indovinare: un milione di persone? – un milione di persone. Tondo tondo. Le assunzioni dovrebbero essere gestite da Comuni, Regioni, enti del volontariato, servizi del lavoro, unicamente per progetti di pubblica utilità. E’ una boiata pazzesca, solo un pazzo non lo vede, ma il genio sta nella presentazione. Il professore infatti, illuminato dalla potenza di fuoco della Bce, come premessa alla sua boiata pazzesca ha espresso l’opinione che “per creare rapidamente occupazione occorre che lo Stato operi come datore di lavoro di ultima istanza, assumendo direttamente il maggior numero di persone”. Lo stato come datore di lavoro di ultima istanza non è ancora lo stato socialista tout-court, ma per darvene un’idea abbastanza rivelatrice, ecco, pensate all’Italia di ieri, di oggi, e, spera Gallino, di domani.

LO STATO PARALLELO 01/05/2012

La malattia viene dal basso, ma gli italiani guardano imbambolati solo alle caste. Come sapete la via generalmente invocata per risolvere un problema particolare è la creazione di una la legge ad hoc. E’ un’abitudine da fessi, ma passa per altamente democratica. Una legge per sua natura non dovrebbe mai essere ad hoc, avere caratteri di stabilità, ed essere l’ultima risorsa cui ricorrere, dopo aver scartate tutte le altre. (E’ curioso che lo si noti solo quando la mala pratica viene imputata al Cavaliere, e come in tutti gli altri casi, a fin di bene s’intende, risulti accettabilissima.) Se il problema è più vasto e riguarda un settore dell’economia, della vita pubblica, della società, ecco che a sorvegliare, punire ed indirizzare arriva un dittatorello ad hoc, dall’esotico appellativo di Authority, tirato fuori solo per non farlo rassomigliare troppo ad un podestà fascista. Con tali precedenti non è poi tanto stravagante che per risolvere il problema della governabilità di questo paese si sia fatto appello all’autorità dei Tecnici. I quali ad incidere il bubbone senza avere le spalle coperte da qualche perizia o ordine superiore non ci pensano neanche dopo morti. E’ parso quindi doveroso e oltremodo naturale chiamare in loro soccorso un Supertecnico che li istruisca in merito, un commissario straordinario «per definire il livello di spesa per l’acquisto di beni e servizi», il cui incarico non durerà più di un anno, e che potrebbe essere aiutato da un subcommissario, il quale, pensiamo, curerà l’aspetto più squisitamente tecnico del compito assegnato al Supertecnico. Sarà lui, il subcommissario, l’ultima cuspide di questa mostruosa cattedrale gotica mai finita che ha sepolto la legge sotto la mole di milioni di leggi, la burocrazia sotto la metastasi burocratica, le istituzioni sotto i loro surrogati? Tutta roba, quella sì, da tagliare?

DARIO DI VICO 02/05/2012

«La nomina di Enrico Bondi a supercommissario straordinario [= tre volte commissario: in quanto commissario, in quanto straordinario, in quanto super, N.d.Z.] per la spending review è una mossa che lascia il segno», così scrive l’editorialista del Corrierone. Perché per tagliare i nodi gordiani della spesa serve la spada, e quindi ci vuole un professionista, il migliore sulla piazza. «La scossa del professore», la chiama. Confessiamolo, siamo tutti elettrizzati. Il quesito che si pone è questo: lo hanno mandato avanti, e lui ha obbedito, o crede veramente a quello che ha scritto?

MAURIZIO SACCONI 03/05/2012

Non mancando d’inventiva, e non essendo dei cuor di leone, i nostri politici passano il tempo a rimodulare all’infinito il già detto e il già fatto. L’incubo dell’Imu, per esempio, ha spinto Bersani a rispolverare l’idea della patrimoniale sui «grandi patrimoni», da affiancare all’Imu per «ridistribuire meglio il carico». Anche Vendola ripropone la patrimoniale; l’Imu dovrebbe essere però abolita per la prima casa: «sarebbe una mossa di grande intelligenza e aiuterebbe il Paese a rimettersi in piedi», dice Nichi, e non si capisce se voglia sfottere perfidamente la grande intelligenza del Berlusca. Guardandolo negli occhi, anche in fotografia, lo escluderei. L’ex ministro del welfare ne ha pensata una di ancor migliore: fare dell’Imu sulla prima casa un’imposta straordinaria, una tantum. In effetti, è un momento straordinario. Come nel 1992, esattamente vent’anni fa, al tempo del governo Amato. Anche allora stavamo per crollare. Amato ebbe un’idea straordinaria: l’Isi, l’imposta straordinaria sugli immobili, mandata allo sbaraglio nonostante l’enorme mole di fabbricati non accatastati, e quella non più piccola di fabbricati accatastati ma privi di rendita, perché in Catasto giacevano davvero milioni di pratiche «accatastate», ma non sbrigate. Si andò dunque a braccio nella maggior parte dei casi, con «rendite presunte» dichiarate dai proprietari, che ebbero il buon gusto di non infierire su se stessi. Nonostante ciò, l’oro raccolto abbagliò la classe politica, che nel 1993 la ripropose, pari pari, con un nuovo nome: l’Ici.

FRANÇOIS BAYROU 04/05/2012

La massima soddisfazione dell’alfiere del centrismo politico francese è quella di far conoscere ai compatrioti la sua giudiziosa opinione tra i due turni delle elezioni presidenziali. All’uopo ogni cinque anni si presenta ai nastri di partenza. Nel 2002 lo spareggio era tra Chirac e la sorpresa Le Pen: tra la destra e l’estrema destra scelse la destra. Nel 2007 il duello finale era tra Ségolène Royal e Nicolas Sarkozy: tra la sinistra e la destra, scelse di non scegliere, ma mise in chiaro che non avrebbe votato per Sarkozy. Nel 2012 si confronteranno Hollande e il presidente uscente Sarkozy: tra la sinistra e la destra questa volta sceglierà apertamente la sinistra e Hollande. In tutto questo percorso io vedo confermata la meravigliosa coerenza del centrista di razza: fare il soprammobile e pendere sempre, misteriosamente, a sinistra.


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