Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM
IL NAZIONALISMO 20/08/2012 Un amor proprio morboso è sommamente sgradevole in una persona; è un intruglio disgustoso di aggressività ed insicurezza, di boria ed infantilismo; suo corollario estetico: una ridicola suscettibilità; sua specialità: farsi male per niente. Questa vergognosa malattia prende il nome di nazionalismo quando s’attacca ai popoli. Ecco qua l’ultimo caso, una vera e propria storia da deficienti. Al suo centro le isole Senkaku nel Mar Cinese Orientale, cinque zolle di terra disabitate, più tre scogli in offerta, per una superficie complessiva di sette chilometri quadrati, a nord-est di Taiwan, ad est della Cina, e ad ovest dell’isola di Okinawa (Giappone). Gli isolotti, attualmente amministrati dai giapponesi, sono tuttavia reclamati dai cinesi di Taiwan e quindi anche dalla Cina. La disputa va avanti dalla fine della seconda guerra mondiale, ma negli ultimi tempi si è andata scaldando, con patrioti e attivisti di entrambe le parti protagonisti di sbarchi o tentativi di sbarco dimostrativi, e di manifestazioni di piazza in madrepatria. Uno di questi, Kenichi Kojima, un politico giapponese partito con l’ultimo convoglio in questi giorni, ha detto, apparentemente in stato di sobrietà: «Voglio dimostrare alla comunità internazionale che sono nostre. Ne va del futuro del Giappone.» Mentre l’ambasciatore giapponese in Cina è stato prontamente convocato al ministero degli Esteri e sollecitato a «porre fine a quest’azione che attenta alla sovranità nazionale della Cina.» Voi direte: ma che cavolo se ne fa un paese di dieci milioni di chilometri quadrati di superficie, abitato da un miliardo e trecento milioni di essere umani, di quattro spuntoni di roccia in mezzo al mare a duecento miglia nautiche dalla costa? Ve lo dico io: un cavolo. Ma si dice che il mare intorno agli isolotti sia molto pescoso e che nasconda importanti giacimenti di gas, senza contare che l’esperto di politica internazionale, quello sempre prontissimo a trovare in ogni cresta di ogni montagnetta il punto G del globo terracqueo, non mancherà di sottolineare ai boccaloni l’importanza strategica degli isolotti. Perciò ve lo ripeto: un cavolo. E’ il cretinismo serioso che è contagioso.
LUCIANO VIOLANTE 21/08/2012 Se io fossi un cretino, e urlassi da un palco che «democrazia è legalità», sono sicuro che mi prenderei gli applausi di un mucchio di cretini. Il giacobinismo è fondamentalmente una tecnica di conquista del potere in tempi di democrazia e il più gelido dei populismi. L’enfasi posta sulla morale e sulle regole serve a paralizzare la politica e la democrazia. La democrazia viene a coincidere con la morale e la morale col diritto. Cosicché ogni atto politico, e democratico, non può più essere giudicato fallace o efficace, opportuno od inopportuno, lungimirante o dissennato, ma unicamente lecito od illecito: insomma, non può più essere libero. S’intende che i giacobini si arrogano il diritto, in nome di quella stessa democrazia cui stanno tirando il collo, di decidere quali siano i comandamenti di questa morale e chi «veramente» li rispetti. E si capisce anche perché quando fanno cagnara il mondo si popoli immancabilmente di briganti, filibustieri, marioli, corrotti e lacchè. Essendo il giacobinismo una tecnica di conquista del potere, ed essendo nella natura delle sette figliare altre sette, essi la usano per regolare i conti fra di loro. Un giorno vince il Terrore, un giorno ha la meglio Termidoro. Questa lotta raggiunge spesso vertici impensabili di comicità. Chi avrebbe mai detto – eppure era scritto – che un giorno avremmo visto Violante bollato di «collaborazionismo», e l’ex piccolo Vishinsky accusare di populismo para-berlusconiano i «puri» del Fatto Quotidiano, Grillo e Di Pietro? Specificando pure che «la filosofia del berlusconismo era di tipo giacobino»? Miseria della Questione Morale, che quando non fa piangere, fa ridere.
ANTONIO SCIORTINO 22/08/2012 Una volta Famiglia Cristiana era il giornale parrocchiale nazionale. I frutti della secolarizzazione vi arrivavano in modica quantità, e soprattutto quando il resto del mondo li aveva già pienamente digeriti: materiali inerti insomma, svuotati della loro primigenia carica trasgressiva. Fu così, per esempio, che anche i cattolici più timorati poterono un giorno misurare in perfetta serenità e alla luce del sole tutta la bontà della creazione divina incarnata da un paio di gambe femminili scoperte fin sopra il ginocchio. Oggi Famiglia Cristiana è il giornale di una setta di esaltati, e Don Sciortino è il suo tonante profeta del malaugurio. Ieri ce l’aveva con Comunione e Liberazione: «Un lungo applauso del popolo dei ciellini ha accolto il premier. Tutti gli ospiti del Meeting [di Rimini], a ogni edizione, sono stati sempre accolti così: da Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a Berlusconi. Qualunque cosa dicessero. (…) Non ci sembra garanzia di senso critico, ma di omologazione. » Notate l’ortodossia dei nomi, tutti segnati dal marchio d’infamia certificato: CAF + Berlusconi, Cossiga & Formigoni. E D’Alema, e De Mita, e Prodi, e Scalfaro, e tutto il resto della compagnia, non se li ricorda più il bravo Sciortino? Autocensura, od omologazione? E siamo poi sicuri che il Cinghialone sia mai andato al Meeting di Rimini? O forse che uno come lui «non poteva non esserci andato»?
LAURA RAVETTO 23/08/2012 La parlamentare del Pdl stronca su Twitter “Cinquanta sfumature di grigio”, il libro erotico dell’anno. Lo definisce “Cinquanta sfumature di noia”, “Cinquanta sfumature di donna in vendita” e “libro maschilista”. Dobbiamo quindi arguire che la bionda nata nella mitica Cuneo, patria di molta gente seria e perfino seriosa, il libraccio l’ha almeno leggiucchiato? o forse letto in parte? o magari letto tutto addirittura? che l’ha, in un momento in cui era capace di intendere e di volere, pure comprato? che insomma non ha resistito alla corrente? che insomma ha voluto pagare il suo tributo alla moda capricciosa del momento? anche se solo ad annusare il vento si capiva che era un’emerita stronzata? Non è un peccato immergersi ogni tanto in emerite stronzate, e a dire il vero assumere pose da schifiltoso è molto più brutto, ma farlo quando tutti lo fanno, ecco, è quello che fa pensare.
IL FATTO QUOTIDIANO 24/’8/2012 La macchina del fango più collaudata e professionale che ci sia in Italia, quella di Repubblica e dei suoi replicanti, di solito funziona così: prima mette nel mirino il malcapitato sondando cautamente il terreno; poi pesca in quel po’ di torbido che c’è sempre attorno ad una figura pubblica fino a quando scopre il primo peccatuccio; allora l’artiglieria pesante comincia a bombardare imperterrita, dando inizio all’assedio vero e proprio al reprobo; a lui e solo a lui, per non disperdere le proprie forze. Dopo mesi di onestissimo lavoro quest’uomo è ridotto ad un brutto scherzo della natura, com’è giusto che sia nel circo mediatico. E allora magnanimamente gli si va incontro con questo bel discorsetto: «Guardati! Non ti vergogni di te stesso? Se ti è rimasto un minimo di senso di responsabilità verso la carica istituzionale che rappresenti e verso il paese tutto, che con la tua sola presenza danneggi, non pensi che dovresti dimetterti?» Qui si palesa l’imbecillità o la non imbecillità del reprobo. Devo dire che Formigoni mi ha piacevolmente stupito. Il governatore lombardo non ha fatto una piega, ostentando una spensieratezza perfino indisponente, fino a farmi venire un dubbio atroce: costui è un vero uomo o è solo un super-imbecille? O sono forse le preghiere quotidiane del Papa a renderlo invulnerabile? Andato a sbattere contro un tale colosso, sulla cui natura promettiamo d’indagare, al Fatto Quotidiano non è rimasto allora che procedere col piano B: lavorare ai fianchi i supporters del grande Roberto, cominciando dal Meeting di Rimini, dove hanno spedito una della loro truppa a chiedere in giro ai marmittoni di Cl «se non provassero imbarazzo» per la presenza del governatore. Imbarazzante.
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