I referendum sull’acqua pubblica e contro la remunerazione del capitale investito sono stati vinti dai cittadini, spiazzando i partiti, quale più quale meno vicini agli interessi delle grandi società private e con esse sintonizzate. Il Pd è rimasto disorientato, poi ha difeso i referendum senza perdere lo strano vizio di accordarsi con l’avversario. Comportamenti tattici o strategici sia nazionali che locali la cui opportunità non è facile da capire. Così a larga maggioranza di elettori corrisponde una debolezza politica sconcertante, che apre la strana a un uomo nato per privatizzare e liberalizzare tutto quello che può. Così, lo fa per un particolare istinto. Fattori che rendono sin troppo frizzante anche l’acque del rubinetto. Il comunicato del Comitato acqua pubblica del Cremonese una lettura dissetante, dopo tanta aridità
Cremona, 13 maggio 2013
Nella nebbia che continua ad albergare fitta attorno al servizio idrico cremonese questa sera è risuonata, flebile ma udibile, una sirena verso cui dirigere la rotta. Rispetto alla quasi totale vacuità di quanto deliberato dai sindaci nell’ultima Conferenza dei Comuni, all’odierna assemblea di Padania Acque si sono almeno appurati due non trascurabili elementi: primo, esiste una disponibilità dei presidenti delle patrimoniali del territorio ad andare verso una retrocessione delle rispettive quote societarie ai comuni e Padania Acque per prima si avvia in questa direzione; secondo, che si avvia pure il percorso di modifiche statutarie che porterà verso il controllo analogo della azienda unica da parte degli enti locali. Due elementi che pur non citandolo espressamente delineano un risultato: la gestione in-house. Il presidente Salini, di fronte a questa linea politica che obbedendo finalmente al deliberato del consiglio provinciale sembra mettere nel cassetto la privatizzazione del servizio, è immediatamente corso ai ripari, ha riunito in cortile i sindaci a lui fedeli e nel giro di pochi minuti ha fatto proporre una serie di emendamenti che hanno fortemente indebolito la portata del deliberato: non si parla più di realizzare la retrocessione ma semplicemente di proporla in futuro e il controllo analogo da certo diviene “eventuale”. In più il presidente Salini ha portato a casa la sua entrata ufficiale tra i membri del tavolo idrico che governerà l’intero processo. Purtroppo la frammentazione e la mancanza di chiarezza e strategia del resto dei soci-sindaci hanno spianato la strada a Salini, che trovatosi per l’ennesima volta in difficoltà si è vista spalancare la porta dalla “proposta mediativa” del sindaco Silla che (come spesso gli capita) propone una mediazione che corrisponde quasi perfettamente alla posizione dell’avversario. Ma non si dica che esistono avversari in questo paradisiaco mondo di esseri angelici.
Bando alle tristezze, ostiniamoci con l’ottimismo della volontà a guardare il bicchiere mezzo pieno. Ora bisognerà tutti stare con il fiato sul collo alle aziende e al tavolo idrico per controllare che i tempi di realizzazione del controllo analogo siano rispettati, che la retrocessione si faccia davvero, che soprattutto il presidente Salini dall’interno del tavolo idrico non riesca a rallentare o addirittura ad inceppare con qualche giochino (uno dei tanti a cui ci ha abituato) il processo verso la gestione totalmente pubblica del servizio. Grande è il rammarico (come sottolineato dal sempre lucido Venturelli) per il fatto che, se si fosse data attuazione da subito all’indirizzo politico decisivo del consiglio provinciale di dicembre, questo processo sarebbe già concluso ed oggi si potrebbe affidare direttamente a Padania Acque e non all’AATO il compito di far partire gli interventi urgenti.
per il Comitato Acqua Pubblica del Territorio Cremonese
giampiero carotti






