«È il salto più grande di sempre in tutta la giurisprudenza in materia di incidenti sul lavoro. Deve fare sperare i lavoratori e far pensare gli imprenditori. Tutte le nostre richieste sono state accolte, ma una condanna non è mai né una vittoria né una festa. Se si potessero evitare questi processi sarebbe meglio».
Una sentenza, anche se di primo grado e in attesa, quindi, delle conferme nei successivi gradi di giudizio, che ci ricorda una cosa semplicissima e, per questo, rivoluzionaria: che il profitto non è tutto e che ad esso non si possono sacrificare le vite umane. Uno squarcio di luce nell'era del diritto piegato alle esigenze del potente di turno.