Una "spietata" ricerca di se stessi…
Creato il 24 settembre 2012 da Tnepd
Il
fenomeno più squallido e triste, che ho dovuto mio malgrado constatare nel mondo là fuori, è il fatto che troppa gente, pure tra quelli che si credono persone spirituali e ricercatori di verità, competono tra loro, invece che rispettarsi e collaborare, da VERI ESSERI umani.
E’ un fenomeno collaterale all’istaurazione di uno “pseduo-sé”, una personalità fittizia che invece di ricercare ed abbeverarsi delle acque sacre dell’Universo, riesce a trarre sostentamento ed energia esclusivamente dalla sottrazione di energia altrui. E dato che l’energia viene sottratta istillando e fomentando negli altri ammirazione, timore e altri stati d’animo tutti esclusivamente basati sulla paura, ecco che l’essere umano fittizio sente come necessità ineludibile il “sapersi posto” al di sopra degli altri.
Purtroppo, siamo una cultura che ancora concepisce il corretto rapporto con il divino in termini di “venerazione”, di “adorazione”. Le schegge impazzite di questa concezione disfunzionale e sommamente parassitaria di rapporto con la trascendenza, ricadono ad effetto cascata, in una maniera o nell’altra, nella vita di tutti; ancora e soprattutto oggi giorno. Giacché TUTTO è collegato a tutto il resto; e tutto interagisce incessantemente con tutto il resto.
Lo pseudo sé viene edificato sulla landa desolata dell’interiorità di una persona che si è lasciata sottrarre o reprimere la propria combattività ed il proprio coraggio, oltre che ogni sano amor proprio. Gli pseudo individui ricolmano questa società edificata da immagini e apparenze mai suffragate da contenuti veri.
Ne ho trovati anche troppi, di imbecilli che si comportavano come galli da combattimento tra aule e dipartimenti universitari. Non sono tutti, ma di certo sono troppi…
E pensare, che avevo scelto “filosofia”, proprio perché, nella mia ingenuità di un tempo, mi illudevo di trovare un ambiente spiritualmente e intellettualmente fertile. Ho assistito disarmato a cosiddetti dialoghi tra aspiranti filosofi-futuri disoccupati; e ne ho avuto rapidamente fin sopra i capelli. Competizione, competizione, competizione. Sulla spiaggia una certa categoria di uomini ama attirare l’attenzione femminile sfoggiando bicipiti allenati ( e la medesima categoria al femminile fa lo stesso, anche se non certo, naturalmente, a furia di bicipiti). Tra i banchi delle università, la gente fa lo stesso facendo sfoggio dei voti sul libretto e impegnandosi ad usare frasari e termini che, riportati qui sulla Madre Terra, dalle nebbie impenetrabili del loro alienante Iper-uranio psichico, non significano assolutamente niente. E soprattutto, non aiutano minimanente il mondo a diventare un posto migliore nel quale vivere…
E’ stata una delle esperienze più sofferte, ma anche più corroboranti per come vivo la vita io, quella del mio percorso universitario di studi. Quanti pseudo-sé ho incontrato….e quanti pochi, veri ed autentici ESSERI UMANI. L’umiltà è nemica mortale degli pseudo sé; essendo il loro principale problema, infatti, quel profondo baratro di autostima che non riescono mai a colmare, per quante paroline a memoria essi imparino dai libri per stupire gli altri; per quanti volumi interi e libri polverosi riescano a fagocitare le loro spaventate menti, nel tentativo futile di passare agli occhi dei vicini di banco per individui REALI.
La competizione è però ormai un cancro in ogni disciplina che si pretenda minimamente spirituale. Al giorno d’oggi, folli ricercatori di pseudo verità gareggiano, mossi dall’invidia reciproca, per esibire al mondo che, presuntivamente, ne sanno più loro, di verità universali, che chiunque altro. Il che è anche estremamente buffo, se ci pensate. Una persona che continua a non sapere e a non voler sapere, verità alcuna su se stessa, mira a possedere verità oggettive e universali, valide per tutti, per essere venerato dagli altri. Estremamente buffo, e anche estremamente dotato di logica e coerenza. Sapere come funzionano le perversioni, infatti, è un ottimo strumento per comprendere il pericolo che esse rappresentano. Ed arginare i danni che fanno.
“Io sono più spirituale di te!” pensa la pulce con la tosse. In un altro ambiente, sotto altre condizioni, avrebbe magari sfoggiato bicipiti; oppure, forse ripetuto a memoria la critica della ragion pura di Hegel. Uno strumento è uno strumento, intendiamoci. Per quanto io non sopporti assolutamente sentir parlare di Hegel…resta che uno strumento è uno strumento. Sono le persone, semmai che fanno di uno strumento un uso produttivo oppure nocivo.
Ma a constatare il clima di competizione di questi ennesimi pseudo sé, quelli spirituali, i neo guru, che si svegliano una mattina e si sentono improvvisamente i salvatori del mondo intero, quando non riescono o non si curano minimamente di salvare se stessi, e DA se stessi, è davvero troppo buffo.
Credo che la maggior parte, tra questi individui, con i quali ho avuto la “fortuna” di interagire ad oggi, sia puntalmente arrivati al punto di penare, di me: “Ma chi si crede di essere, questo qui!”
La vera motivazione, non è certo che sono “meglio”, o più “bravo” di qualcun altro o di loro. La vera ragione, è che tutto quello che penso, dico o faccio, è subordinato AD UNA SPIETATA RICERCA DI ME STESSO in ogni istante della mia giornata. Niente di più, niente di meno. Niente competizioni, nessun paragone; un meraviglioso silenzio in luogo del chiacchericcio di una mente mossa dalla frustrazione di non saper essere “come qualcun altro”.
E queste sono cose che danno noia, che danno molta noia, a chi vive di uno pseduo-sè; di un artificio psichico privo di vera energia voluttiva.
Ma alla mia risposta: “Mi credo di essere unicamente me stesso”, non riuscirebbero mai a capire. L’unica sicurezza e autostima che valgano la pena perseguire, arrivano unicamente dalla conoscenza e dal rispetto di se stessi. Ma questo, i competitivi del conoscere e dello sperare, proprio non arrivano a capirlo. Devi essere un loro ammiratore o un loro nemico, pur tra le righe, perché davvero non riescono a concepire rapporti paritetici, sulla scala del loro pollaio. Se hanno un guru, un insegnante, una guida sopra di loro, la venerano fino all’inverosimile. Ma guai, ad essere un loro pari, giacché “pari” per loro, è una parola che non esiste. O si è “meglio”, o si è “peggio”. O si venera, o si è venerati…
Già questo schema di decodificazione della realtà, se ce ne fosse ancora bisogno, paleserebbe che il soggetto ha moltissimo materiale su cui lavorare, sepolto nelle viscere della propria anima. Ma gli pseudo sé amano fare i salvatori degli altri. Un po’ li comprendo. Siamo tutti figli di una cultura da “salvatore”, là dove la figura del salvatore è qualcuno che puntualmente salva tutti gli altri, ma mai se stesso. Mi chiedo tra l’altro quanto questa faccenda c’entri, tra i vari fattori convergenti, con l’espandersi a macchia d’olio del pensiero megalo-maniacale in ogni campo dello scibile; nonché delle strane, sospette e soprattutto “nuove” patologie psichiatriche, quali il cosiddetto bi-polarismo.
Ma i miei sono solo spunti di riflessione. Un solo consiglio; “belligerare in competizione, pur verbalmente o in fondo all’anima, per la verità, non è mai un buon segno di corretta intepretazione di una ricerca personale di senso. Non esiste una convinzione che sia una, estorta a qualcun altro, che possa regalare un solo tassello di quello che è il significato di un’esistenza, unica e irripetibile. Solo pseudo-significati; assolutamente impotenti a colmare il baratro tra un uomo e la propria anima.
Quanti amano competere, pur di sentirsi qualcuno, derideranno probabilmente le mie parole, sentendosi troppo superiori per prenderle sul serio. Ai rimamenti, dico che un giorno rideremo spensieratamente di questa precisa, per quanto ertemamente diffusa, patologia psicologica della competizione intellettuale e spirituale. Ne rideremo senza malizia e di buon umore, mentre ci confrontiamo senza paura alcuna della ricerca o delle idee dell’ “altro”. Avremo allora imparato quanto importante e vitalizzante sia il COLLABORARE; e quanto debilitante e pericoloso, spendere giornalmente l’80% della propria energia per tenere su e alimentare una maschera.
Ad oggi, però, i cosiddetti “normali” sono quelli che continuano ad trasformare ogni loro interazione intellettuale, emozionale e spirituale con gli altri, nella scala di un pollaio pieno di letame. Il letame, per l’appunto, che fuori esce dalla loro anima incolta.
Un abbracco controcorrente
David The Hurricane Di Bella
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