Magazine Diario personale

Una storia...

Da Fioridilylla @c_venturini
Una storia... L'anno appena trascorso mi ha cambiato la vita. Lui è stato il motore, la spinta, il motivo, la causa di questa rivoluzione. 
Un anno fa, in questo blog, scrivevo i miei dubbi sulla professione, sul mondo dei social media, sul bisogno - sempre più preponderante - di inserire la natura, gli animali, il contatto del "reale", come la terra, nella mia esistenza. Scrivevo che volevo trovare una quadratura del cerchio alle mie tante passioni. Mi domandavo come dare un senso alla voglia di scrivere unita alla necessità di uscire dalle logiche cittadine. Il suo arrivo ha portato scompiglio nelle mie giornate, conflitti, gioie e dispiaceri.
Prima di lui, le mie giornate passavano - ininterrotte - davanti al pc o al telefono. La ricerca del lavoro era l'unica cosa che riempiva le mie ore (anche notturne). Lui mi ha sradicato dalla scrivania e mi ha portato al parco: una passeggiata nel verde, da sola, non la facevo da quattro anni, da quando, cioè, mi trasferii a Roma. Da Roma sono poi andata via, almeno a tempo determinato. 
Come sapete, avevo iniziato a scrivere un blog sull'argomento. Parlavo delle mie esperienze riguardo l'educazione di un cucciolo, il quotidiano, le malattie, i viaggi, i libri, le speranze, le scelte e i cambiamenti. Parlavo dell'amore per il mio cane e della rabbia per alcune situazioni negative. All'inizio eravamo in più persone, poi sono rimasta da sola. Avevo aperto dei profili social correlati al blog ma, ben presto, ho capito che qualcosa non stava andando nel verso giusto: potevo aprire con angoscia la pagina Facebook? Potevo vivere in apprensione ogni giorno, aspettandomi linciaggi costanti perchè avevo un'opinione o un'esperienza diversa da una certa "massa"? Nonostante questo, il blog aveva dei risultati in Google davvero importanti: era in prima posizione con molte chiavi di ricerca, pur non avendo investito un euro in pubblicità o in agenzie web per il SEO. I visitatori entravano e trovavano gli articoli con parole chiave pertinenti e non "capitavano per caso": i miei articoli rispondevano ad effettivi bisogni di informazione o condivisione. I contatti via e-mail iniziavano ad arrivare e gli iscritti alla newsletter aumentavano. Stavo lavorando bene. 
Purtroppo, ho dovuto chiudere il blog e i profili in seguito a pesantissimi attacchi di cyberbullismo e diffamazione, che mi hanno ferita molto, che hanno danneggiato la mia vita privata e familiare, cercando di ledere il mio nome, la mia reputazione, la mia percezione di valere come persona e la mia vita professionale in generale. Non solo: ho ricevuto molte minacce, in particolare quella di vedermi sottratto il mio cane contro la mia volontà. Ben presto mi sono trovata a diffidare di ogni singolo contatto: poche persone potevano avvicinarsi al mio cucciolo. Non ero serena nemmeno quando il mio compagno lo portava in passeggiata da solo e non perché lui fosse incapace o inaffidabile ma, perché io avevo il bisogno costante di avere il mio cane sotto gli occhi per essere sicura che non lo avrei perso. Ero diventata diffidente di chiunque e paranoica, chiusa, esasperata ed esasperante. Chiudere il blog, i profili e qualsiasi contatto con le persone legate a quel mondo è stato l'unico modo per tornare ad avere una vita normale. Mi sento, comunque, lesa nella mia libertà. Chiunque ha diritto ad aprire un blog e a parlare delle proprie esperienze. Io ho chiuso perché la violenza era troppa da sostenere da sola.
Mi sono imposta di non perdere l'esperienza, di imparare da quei mesi di delirio e di approfondire il tema della violenza sul web in prospettiva di sviluppi lavorativi al riguardo. Ho riflettuto molto sulle motivazioni che portano all'apertura di un qualsivoglia progetto web e ho imparato molto, analizzando a fondo il contesto e ciò che ne è seguito. Per aiutarmi a riprendermi, una persona molto cara mi ha regalato diversi libri a tema e, uno in particolare, parlava del come rispondere (o non rispondere) alle provocazioni offensive, gratuite, inutili, come smaltire la "spazzatura emotiva" altrui impedendo a questa di intasare la propria mente. 
In quel periodo, mi sono persa del tutto. 
Poi, l'estate ha portato consiglio. E il progetto di Scritture Social ha avuto inizio. Vivevo di nuovo in Friuli, in una casa di pietra, con dei rosai, un cortile, un orto, arredamento vintage e spazio. La casa dava le spalle alla strada e questo mi ha permesso di isolarmi, di tanto in tanto, dalle persone e di sedermi sui gradini esterni, fissando le stelle mentre i miei cuccioli dormivano sulla ghiaia, prendendo il fresco. In quella casa, ho incontrato delle persone importanti, con le quali ho lavorato molto a Scritture Social. Al lago, nei campi, in cucina: ovunque andava bene perché avevo ritrovato l'entusiasmo ma, soprattutto, ero "nel mio mondo", quello che conoscevo bene, da cui non mi aspettavo danni. Non solo: l'estate mi ha rimesso in contatto con gli hobby e con la scoperta dell'escursionismo, attività che mi sono ripromessa di svolgere non appena avrò seguito un corso di formazione per imparare l'abc di questo sport, della montagna e della sopravvivenza. Tornai a Roma con molte prospettive e con una ritrovata voglia di lavorare attivamente ai miei progetti... che non erano più solo "miei" ma, appartenevano ad altre persone ed erano arricchite dalla presenza rassicurante di professionisti al mio fianco, dai quali avrei continuato ad imparare e a formarmi.
Il richiamo alla natura, però, non si assopì. Anzi, divenne come un rullo di tamburi Maori. Tornata a Roma, la mia anima continuava a protendersi verso la mia terra d'origine. Sentivo che non c'era spazio per me, in quella mastodontica città. Mi imposi di non dare seguito a tutto questo, di impegnarmi per portare avanti la prospettiva dei corsi di social media marketing in loco e poi capitolai, di nuovo, aiutata dagli eventi.  Vivere a Roma, in quel periodo, fu come vivere a contatto con il fuoco: tutto mi tramortiva con i ricordi dei momenti passati. Poi, la decisione di partire, di nuovo, di abbandonare quell'abitazione "sbagliata" da sempre, di mettere distanze, di proteggermi, di andare lontano a curare le ferite. Di prendere il tempo necessario per ritornare "me stessa", in forze, capace di amare, in grado di guardarsi allo specchio senza sentire vergogna, senza sfuggire il riflesso, senza disprezzo. 
Così, ripresi a camminare, per ore, da sola, sui sentieri lastricati da pozzanghere. Con le scarpe infangate, i pantaloni macchiati, il giubbotto imbevuto di pioggia, le mani arrossate e il mio cane al mio fianco, iniziai a sentire i muscoli del costato rilassarsi. Avevo promesso, però. Avevo promesso di fare tutto il possibile per riequilibrare la situazione, per rimettere in sesto la mia esistenza. 
Insieme al mio amico peloso, siamo approdati in un centro cinofilo immerso nelle ondulate, lussureggianti colline friulane. Sono entrata in una stanzetta piccola, calda, piena di madri e ho trovato un luogo in cui piangere e poi rimboccarmi le maniche con grande lena, determinazione, energia, forza e abnegazione. In questo luogo, ho trovato la forza per rinascere, l'energia per ricominciare a lavorare per la mia professione con fede e gioia. Non fede in qualcosa di religioso: fede nella vita, nel suo andamento circolare, ondulato, rotatorio. 
Ho trovato il lato bello della cinofilia. Mi piace moltissimo lavorare con il mio cane e mi ci dedico con passione: ogni ora libera a disposizione la spendo per riequilibrare il mio rapporto con lui, per insegnargli qualche cosa di nuovo. Sto vivendo la mia passione per i lupi. Il mio lavoro viene apprezzato e mi è stato proposto di seguire un livello avanzato di formazione, diventando io stessa educatrice cinofila riconosciuta, portando come handler il mio cane in esposizione, in futuro. 
In questo centro, ho trovato delle persone appassionate di lupi e di letteratura e mi hanno regalato una bibliografia stupenda, che sto leggendo e che mi sta emozionando molto. Questo regalo nasce  da una mia richiesta diretta: ho bisogno di studiare e di capire, per poter scrivere il mio romanzo.. nel quale, per forza di cose, ci sarà (almeno) un lupo come protagonista. 
Questo centro cinofilo mi sta aiutando a riscoprire l'amore e le mie capacità di leadership. Sono molto felice di essere arrivata fino a qui. L'amore è tornato nella mia vita. Ora mi sento meglio e, probabilmente, fra un po' sarò di nuovo pronta per tornare nella capitale... non prima di aver vissuto tutte le esperienze che devo per adempiere al mio dovere verso me stessa e le mie ferite. Sono felice, comunque. Perché sono con l'amore (in senso ampio). 

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