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Una storia con finale annunciato

Creato il 18 aprile 2013 da Pasquale Mattera @pasqualem85
UNA STORIA CON FINALE ANNUNCIATO Oggi vorrei parlare, dei motivi storici per i quali, in Italia (ci interessa di più), abbiamo un tasso di disoccupazione elevato (fonte Istat 11,6%), quindi mancanza di lavoro, pressione fiscale ai massimi storici, debito pubblico di 2022 miliardi di Euro, un prodotto interno lordo in contrazione al 2,8 %, zero aspettative di sviluppo (mi piace poco parlare di crescita e poi spiego il perchè) a medio e lungo termine (non fatevi ingannare da quello che dicono politici e banchieri seguiti dai loro cagnolini) e purtroppo troppi suicidi.
Per inquadrare meglio la situazione e facilitare il tutto possiamo dire che da anni sentiamo parlare di cambiamenti, che in peggio negli ultimi 30 anni ce ne sono stati tanti mentre tuttosommato i cambiamenti precedenti erano stati sempre in meglio. Oggi una persona di 60 anni ha avuto molte più possibilità di lavoro, di scelte di studi, dei propri genitori che a loro volta hanno avuto molte più possibilità rispetto ai nonni, che a loro volta ne hanno avute ancora di più rispetto ai bisnonni, mentre i ragazzi di oggi hanno molte meno possibilità rispetto ai propri genitori, anzi... quasi nessuna. Qualcosa si è inceppato, e cercheremo di capire le possibilità di uscita, ed i miglioramenti.
Perfetto.... insommaa...
Partiamo dalla realtà, che ci dice che dal dopo guerra fino al termine degli anni settanta, il sistema economico che vigeva nel nostro paese era basato su un' economia da costi decrescenti. Vi chiederete (forse non tutti) cosa vuol dire economia da costi decrescenti. Vuol dire che all' aumentare della produzione, della domada, dell occupazione, e dei salari i costi per unità di prodotto diminuivano, (le cosidette economie di scala). Insomma, Cè compatibilità tra un certo livello di profitti, i salari che aumentano, si introducono nuove tecnologie si fanno investimenti a condizione che ci sia credito o circolazione monetaria e bassi tassi d' interesse (tipo modello Renano).
Con le economie di scala avevamo una condizione accettabile, ideale dal punto di vista dello stato sociale: in termini di redditi, di occupazione, crescita della clesse media, ed i lavoratori potevano contare su una democrazia che aveva in uno dei suoi fondamentali il rispetto dei diritti in quanto i sindacati tramite la loro azione rivendicavano una parte consistente di di guadagni dati dalla produttivita del fattore lavoro. Questa ovviamente era una visione, economica contraraia ai liberisti, che produceva una distribuzione dei guadagni di produttività fra tre riferimenti, che sono salari, profitti e tasse; le tasse servivano a dare servizi, a far crescere la spesa produttiva dello Stato, finalizzata a migliorare le condizioni della classe media (ospedali, trasporti, infrastrutture, scuole). C'è da dire che i profitti delle aziende erano bassi rispetto a quella che era la crescita del valore dei patrimoni degli impianti dei capitali, ma il fatto che crescessero i salari dei lavoratori faceva si che cresceva la domanda, e quindi quegli stessi imprenditori, che soffrivano delle lotte sindacali, e si vedevano "espropriati" di parte dei loro guadagni di produttività, riguadagnavano perchè le loro imprese si valorizzavano, perchè aumentando i salari aumentando i redditi aumentavano le prospettive di vendita e quindi aumentava il valore dell' impresa che poi veniva considerato dalle banche come punto di riferimento, per accordare i prestiti. Quando il meccanismo si inceppava interveniva lo stato che con la spesa produttiva faceva lavori inutili, lavori utili, distribuiva soldi aiutava la gente e questo comportava una aumento della domanda e siccome il 95% della domanda era lavoro semplice, che erano lavoratori domandati dalle industrie, per lavorare nelle catene di montaggio, e che quindi vedevano crescere le economie di scala la decrescita dei costi e la possibilità di pagare di più i lavoratori al crescere della produzione, e quindi quel riassorbimento dei lavoratori in quei lavori buoni, in quei lavori produttivi, consetiva effetivamente allo stato di ritirarsi un po quando c'era lo sviluppo e di intervenire e mettere un freno quando lo sviluppo era troppo accellerato.

Con le problematiche emerse negli anni 70, questo modello viene messo in discussione per ragioni ideologiche in quanto quella visione da costi decrescenti si basa su mercati dominati da oligopoli dove paradossalmente cè democrazia, ma è difficile per i nuovi operatori entrare sul mercato perchè per loro i costi sono proibitivi, sono bassi per i produttori esistenti che sono grandi, che più crescono, più danno salari più danno lavoro, più cresce l'occupazione, però per i nuovi è diffcile entrarci su questi mercati. Quindi, dicevamo, sono situazioni che pur essendo oligopoistiche, hanno come loro antidoto naturale la democrazia, perchè poi all' interno di loro prevale la forza lavoro anche dal punto di vista delle proposte delle esigenze, dei programmi sociali, delle richieste e cosi via.

Durante gli anni settanta, dunque, si comincia a sviluppare un concezione che poi dominerà nel trentennio passato con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, le motivazioni sono diverse:

La prima motivazione è di tipo ambientalistico, riguarda i limiti dello sviluppo, o meglio, secondo i liberisti e la loro concezione di crescita, non si poteva crescere illimitatamente. Questa però risulterà come possiamo notare noi stessi oggi, una concezione completamente errata dell' ambientalismo, perchè la storia insegna che proprio lo sviluppo attraverso quello di nuove tecnologie (vedi quelle per sfruttare le fonti rinnovabili) permette di andare avanti e di ridurre gli agenti inquinanti, risorse per unità di prodotto. Se un' azienda introduce tecnologie attua questa "politica" perchè le fa risparmiare lavoro, le fa risparmiare risorse pregiate o scarse, perchè le fa diminuire l'inquinamento se l'inquinamento costa, o meglio se c'è una autorita che le fa pagare il costo dell' inquinamento per risparmiare adotta nuove tecnologie che le costano di meno e la facciano inquinare di meno. Se, altrimenti, a quella azienda verrà bloccata la possibilità di sviluppo, come è successo, e quindi le tecnologie più avanzate, magari perchè gli interessi a non sostituire il petrolio a non andare oltre il nucleare o fare tecnologie spesso più arretrate, la conseguenza è il regresso o nel migliore dei casi lo stallo.

La seconda motivazione riguarda il problema del libero mercato (costi crescenti), ma quella del libero mercato è una soluzione in cui posso entrare i nuovi soggetti ma essendo alti i costi per unità prodotta, ha la meglio sempre, chi riesce a pagare di meno la manodopera, e chi riesce a superare le strettoie legislative riguardanti l' ambiente e la salute (dicasi golobalizzazione).

Un modello attuato e che non è stato seguito senza nessun controllo, senza nessuna coscenza e pensiero da parte delle classi dirigenti, di quali sarebbero state le conseguenze, di cui la più immediata è quella rappresentata da una situazione dove a venir premiato non è il miglior produttore, ma il produttore peggiore, cioè è più competitivo risulta quello che paga poco, non si occupa della tutela dell' ambiente della salute dei suoi lavoratori, poco importa tutto questo, se poi il risultato a livello di micro economia è la minimizzazione dei costi.
C'è da aggiungere che poi a livello di macroeconomia si voleva il risultato inverso (cosa impossibile) e cioè che quelle stesse cose, (salute, ambiente e lavoro), che in macroeconomia non si chiamano più costi ma valori, fossero massimizzate. E che bella cosa !!!
In questo sistema, l'imprenditore è si consapevole che riducendo i costi aumenta i guadagni il profitto oggi, non è altrettanto consapevole che se tutti fanno la stessa cosa quel profitto lui non lo avrà perchè diminuiranno le vendite, perchè fra un po di tempo quando la domanda sarà crollata i suoi profitti saranno scomparise e si troverà in una situazione difficile.
Questa è la schizzofrenia di quella e questa nuova classe dirigente, una situazione dove soprattutto è venuto a mancare lo Stato perchè invece di fare lo Stato ha fatto tutt'altro (e continua), si è ingrossato lui ha fatto affari e interessi, ma non ha salvaguardato quella situazione e ha messo in difficoltà una popolazione intera. Ma, ed è da sottolineare, per una scelta culturale di visione dell' economia che è quella di cui siamo vittima, dopo trent' anni, per il passaggio di un economia da costi decrescenti costi crescenti.

Già a partire dagli anni sessanta/settanta i consumatori hanno diversificato i loro gusti le loro scelte, conseguentemente se prima, economia di scala significava, ad esempio, produrre un' automobile, al massimo ci poteva essere una macchina piccola, media, grande, conseguntenente negli anni settanta viene a crearsi un segmentazione della domanda cominciano a esserci un gamma di modelli che sono cheisti da consumatori stessi, e quindi viene a crearsi un cambiamento della domanda di lavoro. Questo in tutti i campi, non solo nel campo automobilistico.

Se fino agli anni settanta la domanda di lavoro era rappresentata dal 95% da figure professionali semplice (diploma scuola elementare o media), dopo gli anni ottanta viene a crearsi un contesto dove solo il 45% è lavoro semplie mentre per il restante 55% viene richiesto un titolo di studio superiore (diploma o addirittura laurea).
Le imprese, addirittura, vedono nella figura che a loro serve un personaggio che sa risolvere anche altri problemi per i quali non è stato formato. E' uno che, ad esempio, è stato chiamato come commesso, ma poi deve fare il commercialista deve vendere e stare dietro la clientela. (Non vi è mai capitato?)

In questo contesto il tentativo dello stato di intervenire con la spesa pubblica di sostenere la domanda si indebolisce anzi diventa controproducente, perchè non è detto che maggior domanda si scarichi sull' offerta interna, anzi... ma sull' importazione. Ad un certo punto già durante gli anni settanta ci rendemmo conto che l' aumento della spesa pubblica incentivava le importazioni, e non determinava la produzione interna e l'occupazione, e quindi rendeva più gravoso il vincolo estero, anche perchè non era detto che perchè giravano più soldi le imprese potessero assumere i lavoratori di cui avevano bisogno per aumentare la produzione se tra i disoccupati involontari e disponibili non c'erano quelli che avevano le figure richieste dalle aziende (e lo vediamo tutt' oggi). Quindi si è assistito al duplice fenomeno, di un elevata disoccupazione, ma anche del fatto che per 40/50000 casi all' anno le imprese dicono di non trovare le figure professionali di cui hanno bisogno e spesso interrompono i loro piani di investimento e questo ha avuto ulteriori effetti sulla domanda per quanto riguarda l'occupazione.


Tra la fine degli anni 70, inizio anni ottanta, accaddero alcuni eventi che rappresentarono, la chiave di svolta che ci ha portati nelle condizioni in cui siamo oggi. Eventi voluti dalla classe liberista, quella classe dirigente che ha voluto togliere alla politica di allora, che da loro era considerata spendacciona, corrotta e clientelare, i diversi poteri che aveva tra cui quello importante della sepsa pubblica in disavanzo (per gli investimenti pubblici), ed era in sostanza contro la sovranità monetaria.
Quindi vennero a crearsi situazioni per le quali si decise in Europa di aderire all' accordo dei cambi fissi e in Italia il divorzio tra Banca D'Italia e Tesoro (Ciampi, governatore della banca D' Italia e Andreatta ministro del tesoro). Due fattori molto importanti, il primo perchè rendeva lo Stato responsabile della propria Bilancia dei pagamenti e per questo se non riusciva ad esportare in valore quanto importava, non possono svalutare la propria moneta, ma era obbligato a finanziarsi sul mercato tramite l'offerta di titoli a tassi d'interesse crescenti.
Il secondo perchè da quel momento in poi lo Stato, che sino a quel momento per approvigionarsi della moneta imponeva, grazie ai vincoli di portafoglio, alle grandi banche titoli fruttuferi a bassissimo tasso di interesse (0,75 - 0,50 - 0,25) che poi le banche stesse potevano mettere nelle loro riserve, è stato costretto al finanziamento della spesa pubblica e addirittura quella per il terrorismo (Brigate Rosse) attraverso emissione di titoli, ad altissimo tasso di interesse da offrire al mercato, che poi in realtà erano banche in via di privatizzazione (Dall' inizio degli anni 80 fino agli inizi degli anni 90 il debito pubblico crebbe di più del 40%, dal 58% al 102% del 1992). I risultati di queste manovre Miopi fu evidente, e si tradussero in un abbassamento degli investimenti produttivi dello Stato e quindi si ridusse la competitività del sistema Italia, perchè ovviamente era più rigida, più resistente la parte di spesa pubblica corrente per saldare stipendi, pensioni e ammortizzatori sociali, e ovviamente aumentò anche la disoccupazione giovanile che nel giro di dieci anni arrivò oltre il 50% perchè le imprese anzichè pagare i salari con i loro profitti, per avere guadagni più facili investivano in finanza (titoli), e le prospettive delle aziende si "accorciarono". Ricordiamoci anche che alla fine degli anni settanta l' Italia in termini di competitività aveva superato l' Inghilterra, aveva quasi appaiato la Francia e stava mettendo pressione sulla Germania, cosa impensabile fino a venticinque anni prima.

Accordo.... Accordino Truffa.

Quando nel 1989 ci fù l'accordo tra Helmut Kohl e François Mitterrand, che consisteva nella moderazione della competitività della Germania dopo la riunificazione e l'abbandono del marco per entrare a far parte di un' unità monetaria che in qualche modo proteggesse anche la Francia (Euro).
Ma questo accordo, prevedeva anche lo smantellamento industriale dell' Italia, perchè se l'Italia continuava a mantenersi cosi forte a livello produttivo e industriale, quell' accordo era fine a se stesso.
C'erano contro la spesa pubblica, la classe politica di quel tempo, la sovranità monetaria, due correnti: una era interessata fondamentalmente, interessata al grande business delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni, hanno guadagnato distruggendo l'industria pubblica, vendevano aziende pari al loro valore di magazzino, che come venivano quotate in borsa alzavano le loro quotazioni.
Poi c'era l'altra corrente di pensiero che era, in buona fede, legata alla moralizzazione del paese e quindi in questo modo credevano di moralizzare il paese, ed hanno sbagliato. Ed in entrambi i casi i risultati sono quelli che vediamo oggi. l' Italia perse quella verve strategica che l' aveva resa forte nell' ambito industriale. Quindi la classe dirigente di allora accettò una prospettiva di deindustrializzazione del paese, che però ha funzionato per metà, perchè ha funzionato per la parte pubblica quella delle industrie strategiche che sono state svendute, privatizzate e mandate a rotoli (vi ricorda qualcosa Telecom ?), abbiamo perso tantissime posizioni, però il grosso della nostra imprenditoria (piccole e medie imprese), pur in molti casi non realizzando profitti hanno continuato a produrre, nonostante le banche non davano i prestiti, lo Stato che non aiutava, il paese non investiva più in infrastrutture, i costi dei trasporti e quelli in generale era rialzati, questi continuavano e tutt' oggi continuano a produrre, "disubidendo" a quel patto scellerato tra Francia e Germania.

La nostra spina dorsale.... che ha disubidito.

Composta da 4 milioni e mezzo di imprese, di queste circa mezzomilione, qualcuno evade altri pagano le tasse e fanno elevati profitti, le altre 4 milioni lavorano in un sistema di costi crescenti, gli imprenditori si autogstiscono e si danno basse retribuzioni, pagano le tasse e producono comunque una quantità di beni e servizi rilevante. Questi sono i principali bersagli delle politiche scellerate di governi che tassano le imprese sulle loro perdite. Unico caso al Mondo. Vanno avanti perchè vogliono dare un lavoro ed un futuro a loro stessi alle loro famiglie ed ai loro dipendenti, e se oggi l' Italia non è ancora ai livelli della Grecia lo deve sostanzialmente a questi Eroi che hanno resistito e stanno mantenendo l'offerta di beni e servizi ancora stabile rispetto a quello che non ci si dovrebbe aspettare in base alle variazioni della domanda. Se la "spina dorsale" dell'Italia è ancora parzialmente dritta è merito loro non certo di qualcun' altro. Alla faccia degli accordi francotedeschi e dei politici senza vergogna presenti in Italia.

All' inizio anni ottana tutto ciò, che abbiamo raccontato sino ad adesso, ha nascosto un cambiamento soprattutto ideologico che ha messo il dito nella piaga dei limiti del keynesismo, ma non per andare verso un miglioramento e rilanciare un qualche cosa per cambiare e andare avanti migliorando, è stato tutto un cambiare per arrivare ad un futuro con troppi punti interrogativi. Noi oggi stiamo ancora vivendo questa realtà ed anche quando i politici parlano di cambiamenti e riforme per rilanciare la crescita, io che cerco di capire (anche se mi faccio del male ascoltandoli) le loro proposte le loro idee i loro punti di vista, mi dico che è vero che vogliono cambiare, ma per peggiorare ancora di più la situazione.

Durante questi anni continui della globalizzazione noi abbiamo assistito ad un erosone del lavoro buono, e poi cè stato qualche tipo di rilancio parziale di quello che definiamo precario.

Quando negli anni 80 in Italia si incominciarono ad inserire misure di flessibilizzazione, esse erano necessarie perchè il sistema industriale italiano ne aveva bisogno e non solo l'industriale ma anche quello dei servizi. Ma l'errore fu commesso dai sindacati che invece di scambiare flessibilità e salario, scambiarono flessibilità e occupazione. Esempio: "Lavori a chiamata ? La notte? Il sabato? La domenica? Oppure non sai quando lavori o non lavori? Tranquillo !!! Ti pago di più, ti pago talmente di più, perchè mi dai un servizio diverso e comodo." Prendiamo il caso di un ristorante che lavora di più il sabato e la domenica. Arriva poi un momento dove nasce l' esigenza per il datore di lavoro o di fidelizzare il lavoratore e di tenerlo, o di pagarlo magari di meno ma regolarizzandolo con un tipo di contratto fisso. Questo avrebbe risolto il problema. Ma non è stato cosi ed in seguito (oggi) si è arrivati alla precarizzazione e quindi alla diminuzione dell' offerta sia di lavoro da parte dei datori di lavoro, sia della domanda di beni e servizi da parte di tutte quelle persone che da flessibili sono diventate precarie.
Quindi quando si introdusse il tipo di flessibilità scambiato con l'occupazione, ed in cambio i sindacati ottennero di avere una parte preponderante nella torta (soldi) europea e non solo (anche il fondo accupazione in Italia), per la formazione professionale degli eventuali lavoratori. (una delle più grandi truffe a cui è satto sottoposto il nostro sistema).
Se servono cinque saldatoritori, o cinque filettatori, bisogna che ci sia un tecnico che prepari i ragazzi per una cosa e per l'altra, invece la formazione si è tradotta nel chiudere 50/60 persone in stanzoni ad aprendere lezioni di computer ed inglese senza che questi imparavano ne l'una ne l'altra cosa per la bassa qualità della stessa formazione.
Ma si scelse questa strada perchè nel primo caso c'erano dei costi che avrebbero ridotto i guadagni dei sindacalisti, mentre nel secondo i guadagni erano enormi, se voi guardate le retribuzione dei sindacalisti vi rendete conto che fino agli anni 80 le retribuzuini di questi signori erano simili ai lavoratori, quando invece viene introdotto l'esperienza della formazione ci accorgiamo che i salari dei sindacalisti  salgono di 8, 9, 10 volte quelli dei lavoratori.
Mentre le politiche cosiddette di convergenza generavano disoccupazione e problematiche di vario genere, allora l'unione europea per compensare, schizzofrenicamente appronatava risorse finanziare attraverso politiche di coesione, e la principale voce di esborso era la formazione. (ora capite il perchè i sindacalisti non sono più tali e non difendono il lavoro, ma anche loro sono diventati un tutt' uno con i politici e fanno solo i loro interessi). I sindacati per come sono oggi non hanno alcun senso di esistere.

Buona Notizia...

La buona notizia è che questo sistema è agli sgoccioli. perchè non è più sostenibile, per esempio il fatto che fosse basato sulle crescite esportazioni nette da parte di tutti i paesi, perchè se tutti vogliono avere un avanzo della bilancia dei pagamenti e quindi esportare più di quanto si importa ci dovrà pur essere qualcuno che importa, ma se quest' ultimi importano solo saranno costretti in futuro a mollare. Finche hanno potuto gli Stati Uniti hanno fatto da assorbitori di ultima istanza cioè hanno accettato di avere forti disavanzi commerciali ma adesso non ce la fanno più. La Germania, "che fino ad adesso ha segato il ramo sul quale è seduta", vuole fare il leader come indicazione del modello culturale e può essere anche accettabile come proposta, ma se vuole fare il leader in Europa deve accettare di avere più importazioni che esportazione, proprio come gli Stati Uniti. Ma questo i tedeschi si rifiutano di pensarlo anche solo per scherzo. Quindi si è giunti alla conclusione che non può andare avanti questo sistema. 
Le politiche di austerità imposte fino ad oggi dall' Europa ed in particolare dalla Germania, hanno portato allo sfascio, già annunciato, di un sistema senza ne capo e ne coda.
Il partito comunista cinese già da qualche mese si spostano verso uno progetto di sviluppo dell'economia interna una minore importanza delle esportazione ed un miglioramento dei loro prodotti. Questo è il futuro. 
E' solo una sana ripresa che ripristina i conti pubblici e non il contrario. Il vecchio paradigma liberista ed in particolare il punto che prevede prima il risanamento dei conti pubblici e poi la ripresa, si è dimostrato (ma lo si sapeva) fallimentare, sotto ogni punto di vista ed è giusto che venga sostituito da nuovi paradigmi economici.
L' emissione monetaria si può spingere fino a dove la tecnologia è in grado di produrre beni e servizi, ed oggi, a differenza del passato, quella che abbiamo a disposizione è un offerta eccezionale ed illimitata, e tutta l' umanità potrebbe avere ciò di cui ha bisogno.
Il liberismo supponeva e suppone, che il valore della moneta dipendesse dalla quantità di essa come qualunque altro bene, ma non è cosi perchè la quantità di moneta è in funzione della sua domanda.
Esempio:
Nel sedicesimo secolo quando arrivarono gli ori e gli argenti dal nuovo mondo (Americhe), questo metallo fu monetato, e la gente credeva di andare a comprare chissà cosa perchè aveva moneta, ma le capacità produttive erano ineffcienti e non vi erano prodotti che potessero equiparare la quantità di metalli che in quel periodo raddippiarono, il risultato fu solo un' enorme inflazione, perchè in seguito per comprare una patata non bastava nemmeno tutto l'oro del mondo.
Per cui rischi inflattivi, pavetati da euroti, eurocrati, e burattinai, liberisti, che o sono incompetenti o ragionano in malefaede, per conto dei loro interessi, oppure entrambe le cose, non esistono.
Altrimenti con le ignezioni di liquidità fatte dalle banche centrali (vedi BCE e FED) fatte negli utlimi due anni, che messe insieme equiparano 1/3 del PIL MONDIALE, noi oggi saremmo già una repubblica delle banane.
Il debito pubblico, è solo un falso problema se c'è presenza di sovranità monetaria e reddito crescente, e non è vero che è importanti cosi tanto come vogliono farci credere, se paragonato alla ricchezza del paese, della pubblica amministrazione, alla ricchezza dei comuni italiani che hanno in termini di valori, e potrebbe essere messo ad attività produttiva e non svenduto o privatizzato come vogliono i poteri forti (banche). Basta far ripartire lo sviluppo, rilanciando e riqualificando la spesa produttiva principalmente per infrastrutture sostenibili e per i redditi. Uno Stato non può pareggiare i conti ed allo stesso tempo spendere, quindi quando il piddino o il piddiellino di turno parla di diminuire tasse, rilanciare lo sviluppo, bisognerebbe chiedergli anche, se non attraverso una rivisitazione di tutti trattati e le politiche europee o meglio l'uscita dall euro (che non significa, dall' Europa), dove trovare i soldi, visto che ogni anno l'Italia ha 100 miliardi di interessi da pagare sui titoli, ha il Fiscal Compact (approvato proprio da questi politici) che impegna l'Italia a pagare nuove tasse ogni anno e per i prossimi 20, per recuperare circa 45 miliardi di euro ed arrivare tra 20 anni a circa il 60% del PIL, ed infine il pozzo nero senza fondo del Mes (sempre voluto da loro), o meglio fondo salva stati, anzi banche, che ci siamo impeganti a mantenere e nei prossimi cinque anni, tramite altro indebitamento, ci porterà via la "modica" cifra di 125 miliardi di euro in 5 rate (una ogni anno). Chissà cosa risponderrebbero...
Le promesse le fanno tutti ma poi vanno mantenute, ma noi siamo in un regime di cambio pari 1:1, ed in questo momento non si può fare una politica espansiva senza aggravare la crisi della la bilancia dei pagamenti, ed inoltre che l'austerità fosse una sciagura, lo si sapeva da keynes e post keynes, e che se tu espandi il reddito, espandi anche le importazioni e quindi aggravi la bilancia dei pagamenti è una cosa, matematica e logica, e quindi è inutile sproloquiare bugie e prendere in giro la gente.

Noi dobbiamo puntare su delle economia che valorizzino le risore locali e quei prodotti del Made in Italy che tutti ci hanno sempre invidiato, potenziare il lancio delle energie rinnovabili, e delle politiche di turismo nuove e sostenibili (l'Italia ha il 70% del patrimonio culturale mondiale).

Bisogna ricominciare a spendere per disavanzo, per dare servizi e beni alle imprese e i cittadini, ma per farlo, serve ritornare alla sovranità monetaria. In alternativa, se gli stati ed in particolare L'Italia, deve rispettare il pareggio di bilancio, allora deve essere la BCE, come ha fatto con le banche, ad immettere soldi per rilanciare i redditi e con loro lo sviluppo, altrimenti è meglio uscire subito da questo sistema ed allora ci sarà solo da guadagnare.Il Click Per un Blog Utile

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