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Una storia di cibo e depravazione

Da Icalamari @frperinelli

Una storia di cibo e depravazione

Roma, 3 Ottobre 2012

Giulio,

questa storia che non ti ricordi mi lascia ogni volta affranta. E ho l’istinto di venirti incontro, per aiutarti a rirovare la memoria di cose che, forse, non sono mai accadute. Questa dei tuoi giocattoli, poi. Ma è anche giusto, e c’è una spiegazione. Tu da bambino sei stato affiancato, a tratti, da cattive compagnie.

Ho fatto in vece tua uno sforzo, una ricerca in certi archivi storici. Adesso è tutto chiaro: per questo non ricordi, tu hai rimosso. Sei stato un bravo bambino e proprio non meritavi la parte del guardone.

Storia di Onto.

Il coniglietto Onto, durante la sua -e anche la tua infanzia- viveva, beato e inconsapevole, schiavo dei sensi e della sua fantasia.
Un onanista puro. Preferiva a una possibile realtà vissuta, provare all’infinito il gusto tragico dell’autosoddisfazione. Un vero sporcaccione.
Non l’hai mai incontrato per davvero, Giulio, perché sembrava esistere in concreto ma in realtà era da te solo pensato. Si trattava di un’entità ontologica, insomma. Nomen omen, e amen.
Onto un bel dì uscì di casa tua e dalla tua vita, e quindi-era destino- finì filosofo.

Storia della scimmietta -e ancora di Onto, verso il finale-.

Era una scimmia svedese. Una bionda dall’aria naturale, una di quelle che fanno girare la testa al loro passaggio i maschi italici, tutti incantati da quell’aspetto ingenuo e insieme un po’ perverso.
Il massimo dei suoi giochetti, una volta conosciuta, stava nel farti assistere alle sue defecazioni. “Siamo ciò che mangiamo”, ti ripeteva e tu, che sei sempre stato un passo avanti, già riuscivi a immaginarti quale fortuna avrebbero avuto le polpette servite in un futuro ristorante Ikea.
Era sempre in contrasto col coniglietto Onto -alla costante ricerca di un essere supremo- , lei, così contraria a distinguere tra umano e religioso. Discutevano ore, e spesso ne uscivano distrutti.

Decisero alla fine di sposarsi, per calare sopra quegli aspri dissapori la pur tiepida coltre del silenzio coniugale.

Una storia di cibo e depravazione

Non sono riuscita a risalire all’autore originale della foto. Io l’ho presa da qui

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