“L’amici ci l’hanno l’ovvi. Soli i ciechi hanno bisogno di amici. Io vivo solo, e non vogghiu a nuddu.”
“Pigghia si c’ha fai. Annunca femmu. Prendi se ne hai la forza. Altrimenti resta fermo e non fare nulla. Mi hanno preso e pago, perchè non posso far altro”.
17 anni passano in fretta dentro le parole di Michele. 17 anni di strada e solitudine.
Ora c’è il carcere, che lo aspetta un’altra volta, sei mesi di comportamento adattato, a farsi il suo, a strare in gruppo, ma senza amici, senza confidenze, senza parlare di cose serie.
Il carcere contiene il suo corpo, “non la mia vita”.
“Travagghiava in officina, ma il padrone mi chiamava bastardo. In prima media ho lasciato la scuola, ma nessuno mi ha mai cercato. Mia mamma pulizziava scale, e usciva da casa alle sei del mattino. Cu cazzu è mio padre, che non ho mai conosciuto? I carusi sù tosti. Ma io non posso far altro che girare per le strade e desiderare. E prendo (rubo, come dite voialtri), se ce la faccio”.
“Amici nunn’haiu e non ne voglio avere. Vogghiu silenzio, perchè in carcere c’è sempre rumore e le parole sono rumore. Io nun ascuto, perché se ascolto sto male. E se lei ora mi rumpi i cugghiuna, s’ha stari cà, femmu, ad ascoltare la mia storia, tutta sta maliritta storia”.
Ed io ora che faccio?
Scrivo quattro minghiate.
Al GIP, alla Procura, all’USSM ecc. ecc. Oggetto: Michele, nato a Vattelappesca 17 anni fa.
Il minore in oggetto ha fatto ingresso in questo CPA in data tot. Arrestato dalle Forze dell’Ordine per il reato di furto aggravato. Al suo terzo arresto è ampiamente conosciuto dagli Operatori della Giustizia Minorile. E’ figlio di una coppia disgregatosi quando il minore aveva pochi anni.
Dalle notizie assunte dal Servizio Sociale dell’Ente Locale si desume che la madre….
All’età di sei anni è stato istituzionalizzato presso il convitto della Beata Vergine, gestito dalle suore di San Giovanni decollato.
Oggi me lo ritrovo davanti, e non so cosa dirgli perché da quando aveva sei anni ….
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