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Una Strategia per la Cultura

Creato il 03 luglio 2013 da Larivistaculturale @MePignatelli
Posted on lug 3, 2013 in Cultura, Politica

Una strategia per la cultura, il filo rosso indicato nel rapporto annualedi federculture 2013.

“Sarebbe bello se

la Sapienza fosse qualcosa

che può scorrere al semplice contatto

dal più pieno al più vuoto di noi,

come attraverso un filo di lana”.

                                                 _Platone,

nel video di apertura del rapporto Annuale di Federculture

Archeologia, musica, pittura, letteratura, teatro, storia, credenze, tradizioni, moda, architettura, geografie, scienza e conoscenza, la cultura è la trama del progresso.

L’Italia può implementare una strategia di sviluppo imperniata sulla cultura, concentrandosi, per dirlo con le parole di Giorgio Napolitano in apertura del rapporto 2013 di Federculture,  ”sulle iniziative ormai improrogabili volte a far convergere sui settori della cultura e del turismo gli investimenti necessari per farne un volano strategico più che mai indispensabile per la crescita dell’economia e dell’occupazione”.

E se le risorse sul territorio capiscono come, operativamente, implementare queste linee guida, saremo riusciti a fare della cultura quel volano di rilancio economico di cui parla Napolitano, soprattutto per l’indotto che il settore dei servizi può creare.

E’ dunque una questione di rilancio economico del paese attraverso la cultura che si parla. Un tema già affrontato in precedenti occasioni nazionali come Florens 2012, gli Stati Generali della Cultura, Il Salone della Cultura di Venezia, il Summit Annuale Arte e Cultura del Sole 24 Ore. Ricordo anche l’articolo e Manifesto per la Cultura del Sole 24 Ore. E le iniziative vicine alle Elezioni Politiche come Ripartire dalla Cultura e le Primarie per la Cultura del FAI.

Qualche dato sull’Economia della Cultura e sull’indotto che può generare in termini occupazionali è stato presentato a Florens 2012, dove già l’allora Ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, aveva concluso che “la cultura è l’unico modo per rimanere competitivi a livello globale. Investiamo in cultura, facciamone un settore trainante dell’industria, se gestito bene, ne ha la capacità”.

Ora “Fare rete”,” mettere a sistema le risorse” e” fare meglio con meno” sembrano le parole d’ordine riassuntive degli interventi del Ministro della Cultura e del Turismo Massimo Bray e del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini, dalle quali i singoli enti, operatori pubblici e privati devono implementare le loro strategie locali, cercando di inserirsi in un panorama più ampio e magari unendosi, lavorando insieme per il bene comune.

Non è semplice. E’ una strategia di comunione degli obbiettivi che va oltre i particolarismi, le individualità, le singolarità e l’enfasi sulle storie “uniche” di ogni realtà locale italiana. Trovare quel filo rosso che permetta di fare rete del patrimonio culturale italiano significa fare uno scatto di crescita nell’identità nazionale, trovando un nuovo senso dell’identità pubblica e statale. Una sorta di nuova  Unità Nazionale, dove si possa concepire di lavorare insieme per il bene comune, appunto.

Quindi la valorizzazione della cultura passa, credo, anche attraverso un cambio di mentalità. Un cambio del modo di concepire come fare le cose, come riunire le competenze, come far fruttare al meglio le risorse esistenti insieme al vicino.

Credo che il filo rosso verso la luce, e  fuori dal tunnel della stagnazione e dell’incertezza debba passare attraverso una collettiva presa di coscienza, che, identificata la crisi come fatto sociale totale, trovi un linguaggio culturale comune per uscirne.


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