Quante volte i genitori si lamentano della poca abitudine dei propri figli alla lettura? Quante visite infruttuose in libreria? Quanti tentativi vani?
Di certo Neveah Mosher, tredicenne di South Bronx, non è una ragazzina che pone problemi simili. Neveah, infatti, ha una grande passione per la lettura. A dir poco, perché sembra che ogni anno si metta d’impegno per leggere almeno trecento libri. E, soprattutto, sembra che ci riesca, e pure con grande naturalezza.
Una lettrice più che vorace. E, come ogni volta che si apprende dell’affetto di un giovane per i libri, si tratta di notizie che scaldano il cuore.
Neveah sembra avere le idee piuttosto chiare sul ruolo dell’apprendimento e dello studio nella vita di un essere umano, e non vede l’ora di andare al college. Essere in grado di leggere, e averne la possibilità è una delle cose più straordinarie che ci siano, dice Neveah, e non possiamo che essere d’accordo con lei.
Non una “bambina-prodigio”, dunque, ma solo una giovane con una gigantesca passione per le parole e le storie. Di certo c’è che Neveah rappresenta una piacevole eccezione.
Se c’è un atto sul quale le istituzioni educative dovrebbero puntare con decisione, quello è l’atto della lettura, tra le prime, più importanti e sane abitudini, da scoprire in tenera età e coltivare poi, è proprio il caso di dirlo, per tutta la vita.
La lettura, come parte imprescindibile di una frequentazione ampia e multiforme della cultura, crea cittadini che possano davvero chiamarsi tali, perché mette alla prova quell’istinto naturale che chiamiamo esercizio del dubbio.
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