Viaggiando in numerosi Paesi europei ho potuto costatare quanto sia difficile nutrirsi cercando di evitare carne e pesce. Penserete: “Se sei una vera viaggiatrice devi adattarti a tutto, mangiare anche gli insetti, assaggiare il cibo locale!”
Giusta osservazione, ma per mia fortuna – e di tutti i vegetariani – esistono anche cibi tradizionali compatibili con alcune scelte etiche, ecologiche e salutistiche. Andando un po’ a spasso per l’Europa ho dovuto fare i conti con le più svariate abitudini locali e credetemi, le maggiori difficoltà le ho incontrate in Italia.
Iniziamo con la Gran Bretagna.
Sembrerà un controsenso riuscire a mangiare vegetariano in un Paese dove si inizia ad essere ipercarnivori già di prima mattina, dove la tradizione propone una colazione composta da uova e bacon nella migliore delle ipotesi, perché nella peggiore abbiamo: uova, bacon, salsicce, haggis, sanguinaccio, fagioli, pomodori, funghi e salmone (alimenti presenti ad esempio nelle colazioni scozzese e gallese).
Nei paesi anglosassoni ho sempre alloggiato nei B&B, dove la colazione standard è esattamente quella citata, ma il problema è molto più semplice di quel che possa sembrare. Infatti, è abitudine dei proprietari domandarvi tutte le mattine se gradite il Full English, Scottish, o Welsh Breakfast, e a questa domanda basterà rispondere elencando ciò che preferite nel vostro piatto. Avrete comunque la possibilità di consumare semplicemente toast, burro e marmellata.
Passiamo agli altri pasti principali della giornata. Solitamente per il pranzo ho l’abitudine di consumare pasti veloci acquistati nei negozi alimentari, riservandomi un pasto più completo e rilassante per la sera, alla fine di lunghe giornate di escursioni.
I negozi alimentari si trovano ovunque, nei più grandi avrete una più vasta scelta di alimenti vegetariani. Ad esempio nei fornitissimi reparti di panini ho sempre trovato una selezione di prodotti con una “V” verde in evidenza. Nei paesini più sperduti è comunque possibile acquistare formaggio, pane o legumi in scatola per un panino fai da te.
Passiamo ai ristoranti e ai pub. Nella maggior parte di questi locali e anche nelle zone meno turistiche ho sempre trovato menù vegetariani, seppur limitati rispetto a quelli tradizionali, ma comunque ben fornito. In Gran Bretagna, come alternativa vegetariana, si utilizza il quorn, un fungo dal sapore e dalla consistenza identici alla carne e ricco di proteine (non commercializzato in Italia). Le ricette proposte sono identiche a quelle di carne e anche il prezzo è equivalente.
In Germania e Austria la situazione è la stessa. Nelle città è tutto molto semplice, nei menù sono comunemente presenti opzioni vegetariane, segnalate con una “V” (per fortuna la lettera “V” è l’iniziale di “vegetariano” in quasi tutte le lingue europee!). Ciò che mi ha più stupito di questi due Paesi è la presenza di menù vegeteriani anche nei fast food (avete pensato al più famoso fast food carnivoro al mondo? Sì, esattamente, proprio quello).
Quando sono stata in Finlandia ho acquistato solo nei supermercati, sia pranzo che cena, e ho facilmente selezionato i miei menù. Non ho mangiato nei ristoranti perché la maggior parte non ha una traduzione inglese e il tempo necessario ad arrivare a un sufficiente livello di traduzione del menù sarebbe stato devastante per la mia fame e nel frattempo il ristorante avrebbe sicuramente chiuso.
In Francia i problemi iniziano a farsi sentire, almeno in Alsazia, Bretagna e Normandia. Nei ristoranti non esistono menù vegetariani, si possono ordinare formaggi che sono considerati dessert (credetemi, nei casi in cui ho ordinato solo formaggi e pane ho lasciato i camerieri sconcertati), oppure omelette (se ne trovano di tutti i tipi).
In Alsazia il cibo tradizionale è la pizza alsaziana, un’ottima pizza sottile condita con formaggio, cipolla e pancetta. Esiste anche la versione con funghi, senza pancetta. Nelle sagre alsaziane la pizza è il menu principale. Una sera mi è capitato di provare a ordinarla senza pancetta e il cuoco mi ha detto: “Est ignorant!”
Ora, non so se si riferisse a me o alla pizza senza pancetta, fatto sta che il giorno dopo l’ho ordinata completa di tutto e ho passato la serata a togliere ogni pezzettino di carne, uno ad uno.
Ma è in Italia che i problemi iniziano ad essere seri. Vivo in Umbria, regione con una tradizione carnivora molto ben radicata. Le rare volte in cui frequento un ristorante – “rare”, voi capite perché… – quando comunico di essere vegetariana mi viene costantemente detto, dopo sguardi poco rassicuranti: “Nel menù come verdura abbiamo…”
Perché i vegetariani mangiano solo erba.
In conclusione, non assaggerò più i tipici cornish pasty, il salmone scozzese, l’hot dog venduto a due euro lungo le strade di Berlino o la carne di renna. Però sicuramente posso dire che la bontà delle patate irlandesi e dei formaggi francesi non sono un luogo comune.