Magazine Diario personale

Una vergogna senza tempo

Da Astonvilla
UNA VERGOGNA SENZA TEMPO
 
In omaggio al coraggioso ed eroico popolo di Cuba. A coloro che, in qualsiasi parte del mondo, sono capaci di tremare d'indignazione per ogni bugia o ingiustizia commessa.Nella guerra che l'imperialismo organizza contro Cuba la questione migratoria è l'arma più usata. Un'arma usata dal 1° gennaio 1959, quando accolse a braccia aperte i profughi di Batista e non ha smesso di utilizzarla un solo istante fino al giorno d'oggi. Quando nel febbraio del 1959 Fidel assunse la direzione del Governo e si cominciò a disegnare un programma rivoluzionario, Miami ospitava già migliaia di “rifugiati” batistiani e s'era convertita in un vero nido di assassini, sbirri e ladroni della peggior specie.
Ad essi si andarono aggiungendo politicanti ed altri personaggi collegati al vizio e alla corruzione della pseudo-repubblica e quelli che sarebbero stati inevitabilmente colpiti dal cambiamento e dalle misure a favore della popolazione adottate a Cuba dalle nuove autorità.
Tutti mischiati nel calderone dalla CIA, serviranno come strumento della politica anticubana.
Questo venne registrato dall'Ispettore Generale della CIA in una relazione rimasta segreta per vari decenni: dal 1959 la CIA si dedicò a “fabbricare” dentro e fuori di Cuba l'opposizione controrivoluzionaria. Continua a farlo ancora, solo che non lo nasconde più, ma lo proclama apertamente con la Legge Helms-Burton ed altri testi legislativi e documenti pubblici del governo di Washington.
Per legalizzare lo status di quella bella combriccola e convertire il tema migratorio in strumento permanente di destabilizzazione, fu promulgata nel 1966 la Legge di Sistemazione Cubana , con cui gli USA ammettono tutti coloro che, a partire dal primo gennaio 1959, arrivino illegalmente e concede loro la residenza legale e la possibilità di lavorare. Nessun nativo di altri paesi ha mai avuto questo trattamento che peraltro mai fu concesso ai migliaia di cubani emigrati negli USA prima della Rivoluzione. Cosicché gli USA sono l'unico paese che ha due leggi sull'emigrazione: una che vale per tutto il mondo e una solo per i cubani.
Si vuole una maggior prova della manipolazione del tema con fini controrivoluzionari?
E' un'arma intrinsecamente immorale e di speciale perversità. Ha convertito le persone in oggetti e le manipola con cinismo senza prendere in considerazione in alcun modo i loro sentimenti e la loro condizione umana; il suo proposito è di causar danno a tutti i cubani, come lo dimostra l'uscita dal paese di 3000 medici, cioè la metà di quelli che avevamo nei primi anni della Rivoluzione.
L'Operazione Peter Pan prova l'abisso in cui affondò questo ripugnante disprezzo per la verità e l'etica. Il libro l'analizza rigorosamente, espone i precedenti, descrive come venne concepita e organizzata, smaschera coloro che la posero in esecuzione e l'appoggiarono.
E' un libro contro la bugia.
Ed è il risultato di un'accurata ricerca. I realizzatori hanno i titoli per farla. Il mio indimenticabile compagno dei tempi della lotta clandestina contro Batista, il colonnello in pensione José Buajasán Marrawi, esempio di nobiltà e integrità personale, ha dedicato la vita intera a difendere la sua patria e ha lavorato direttamente, come ufficiale della Sicurezza, nell'operazione Peter Pan. Il dottor in Scienze Giuridiche Ramón Torreira Crespo, ricercatore del Centro di Studi di Alternative Politiche dell'Università de L'Avana, specialista in problemi religiosi e migratori, possiede una solida esperienza accademica che ha messo al servizio di questo studio.
Il risultato è un libro la cui lettura raccomando a tutti. Il lettore vi troverà un testo insostituibile, di grande ricchezza di documenti, pieno di riferimenti a materiali finora protetti per doverosa riservatezza e di testimonianze dirette degli stessi partecipanti, finora mai pubblicate, e vi troverà inoltre l'analisi di quanto finora pubblicato negli USA:
Questa operazione si basava su una falsità totale che trovò terreno fertile in mentalità plasmate da un anticomunismo grossolano e stupido, coltivato in qualche scuola privata e predicato da certi pulpiti, tutti di chiara ispirazione falangista. Alle sue radici un profondo annessionismo, espressione dell'annessionismo parassitario, volgare e incolto che caratterizzava l'ideologia della classe dominante criolla e che ha definito sempre il verminaio controrivoluzionario.
Per loro non si poteva fare niente senza il permesso degli yankis. Cuba non poteva essere una nazione indipendente. Erano sicuri che in qualsiasi momento sarebbero arrivati gli “americani” e avrebbero fatto fuori la Rivoluzione. Così successe nel 1898 e poi nel '33 e si ripeterà -li si sentiva dire nelle loro filastrocche. Chi assentiva vergognosamente al loro annessionismo era solito aggiungere che era l'inevitabile conseguenza del “fatalismo geografico”.
Gli imperialisti, da parte loro, si bevevano la stessa favoletta. Washington mai pensò che la Rivoluzione avrebbe potuto mantenersi in piedi fronteggiando le sue minacce e pressioni. Abituato a trattare Cuba come una colonia e completamente ignorante della sua storia, sottovalutò il popolo e immaginò che il verminaio annessionista lo rappresentasse.
Non c'è un altro esempio di una politica tanto cieca e arrogante: tanto fuori misura che continua ancora oggi, dopo 40 anni.
La grossa balla secondo cui il Governo Rivoluzionario avrebbe tolto i figli ai genitori, privandoli della patria potestà, fu messa in giro dalla CIA e dalla controrivoluzione dopo che le autorità rivoluzionarie da mesi facevano esattamente il contrario: la Legge 797 del 20 maggio 1960 aveva autorizzato il Ministero della Giustizia ad effettuare, in modo assolutamente gratuito, iscrizioni e trascrizioni di nascite e celebrazioni di matrimoni che non erano stati fino ad allora legalizzati. Questa legge fu la base della cosiddetta Operazione Famiglia che interessò 400.000 unioni extramatrimoniali e 500.000 bambini.
Mai nella storia di Cuba s'era fatto tanto e in così breve tempo per estendere e consolidare la patria potestà e fortificare l'istituzione della famiglia.
Coloro che seminarono la calunnia nel paese erano gli stessi che avevano contemplato senza problemi una società in cui per una parte sostanziosa della popolazione, sottoposta alla peggiore miseria, non era mai esistita questa possibilità e avevano convissuto, in allegra e pastorale armonia, con governanti corrotti che niente avevano fatto per risolvere il dramma di molte famiglie cubane.
Fu la Rivoluzione a mettere alla portata di tutti i cubani i diritti familiari, compreso quello di poter esercitare legalmente e compiutamente, la patria potestà. (...)
Relativamente al tema migratorio la propaganda imperialista è piena di falsità ripetute senza sosta secondo lo stile di Goebbels: così per esempio i cubani non emigrano ma “scappano” dal loro paese, che per di più è presentato come uno dei principali produttori di emigranti.
Certa stampa e certi accademici che vestono abiti di serietà e oggettività, hanno mostrato una preoccupante docilità davanti a questa propaganda. Ripetono, come se fossero verità provate in laboratorio, quel che non è che slogan del programma controrivoluzionario, che si cominciò ad applicare da parte dei nemici di Cuba più di 40 anni fa. Continuano a farlo nonostante una abbondante documentazione ufficiale nordamericana, quale il rapporto della CIA sopra menzionato che fornisce perfino dettagli di come l'Agenzia fabbricò e manipolò questo tema dal 1959. La retorica della CIA e del suo verminaio inonda il mondo con queste bugie che contraddicono scandalosamente i dati ufficiali dello stesso Governo USA. I coprofagi di Miami, per esempio, parlano di “milioni” di cubani “scappati” da Cuba per rifugiarsi là. Alcuni “informatori” e “ricercatori” preferiscono sedersi allo stesso banchetto invece di esaminare le cifre ufficiali dell'Ufficio del Censimento o del Servizio di Immigrazione e Naturalizzazione nordamericani, cifre che sono pubbliche e a disposizione di qualsiasi alfabetizzato che voglia leggerle.
Secondo l'ultimo Censimento della popolazione degli USA (1990) il totale degli individui provenienti dall'America Latina raggiunge la cifra di 8.407.837 e il numero dei provenienti dal Canada raggiunge i 744.830, mentre i nativi di Cuba, compresi coloro che già hanno la cittadinanza statunitense, sono 736.971: una frazione del totale dell'area che è pure inferiore a quella di un paese del mondo sviluppato che non è vittima di niente di simile all'embargo sopportato da Cuba.
Comunque, a nessuno è venuto in mente di parlare di “esodo” di canadesi verso il paese vicino.
D'altra parte, se si attualizza l'informazione del censimento con quella data dalle autorità dell'immigrazione, si può valutare che fra il 1990 e il 1996 il numero di cubani entrati negli USA, compresi quelli della famosa crisi dei “balseros”, è al di sotto della metà di quello relativo a diversi paesi latinoamericani. La popolazione totale di alcuni di questi paesi è inoltre approssimativamente la metà della popolazione cubana.
Chi parla di “crisi migratoria” in questi casi?
Ma c'è di più. I dati suddetti si riferiscono a persone che rimangono legalmente negli USA. Bisognerebbe aggiungere coloro che invece non hanno i requisiti migratori, i cosiddetti illegali o senza documenti. Secondo i dati dell'INS solo nell'anno 1996 e fino al 1°ottobre, erano state catturate 1.640.000 persone e valutavano che c'erano altri 5 milioni di immigranti illegali e fra loro 120.000 canadesi. Il problema sembra non aver facile soluzione: secondo le stesse fonti, nell'ultimo quinquennio la crescita media annuale di immigrati clandestini è di 275.000 persone. Il caso de El Salvador è interessante: il censimento registra 465.433 salvadoregni e l'INS ne calcola altri 335.000 illegali.
E' inutile dire allora che nessuno di questi milioni di illegali che stanno negli USA è cubano, per la semplice ragione che per loro c'è una disposizione speciale, la Legge di Sistemazione Cubana che permette di ottenre automaticamnte l'ammissione al paese.
Che succederebbe in qualsiasi altro paese se gli USA osassero emanare una Legge come quella vigente per Cuba?
Fra le bugie più ripetute dalal propaganda imperialista ci sono quelle che cercano di dipingere di rosa le condizioni di vita degli emigrati di origine cubana. Lì tutto è idilliaco e tutti godono, ovviamnte, di abbondanza di beni materiali. La realtà è abbastanza diversa. A Miami sono riusciti a riprodurre la Cuba prerivoluzionaria con la sua accentuata stratificazione sociale, con una massa povera o di molto limitate risorse e con un settore minoritario che la sfrutta e la disprezza.
Il secondo gruppo si è arricchito con la corruzione, i numerosi vantaggi, gli eslusivissimi benefici che sono stati loro accoradti. L'origine di questa ricchezza è stato il saccheggio del Tesoro pubblico cubano, operato dai batistiani e dai faccendieri del passato. Oltre a questo, durante 4 decenni, hanno ricevuto direttamnte centinaia di milioni di dollari del bilancio federale, compresa la CIA; hanno maneggiato considerevoli fondi destinati alle attività sovversive (fra queste: le trasmissioni radio-TV); hanno goduto per lunghi anni di illimitate esenzioni impositive, essendo stata loro riconosicuta la possibilità rdi detrarre dall eimposte il valore delle proprietà nazionalizzate a Cuba, senza che le autorità yankees verificassero nulla al riguardo, privilegio esclusivo che le leggi USA non hanno mai riconosciuto a nessuno; e se fosse poco tutto questo, ogni tanto scoprono a Miami nuovi casi di frodi o di impiego illecito dei fondi di bilancio locale, cai in cui sono sempre coinvolti elementi della mafia annessionista.
Ma fra i cubano-americani c'è anche una massa di salariati che lavorano molto duramente per sopravvivere e molti disoccupati che mendicano per le strade e dormono nei giardini. Pochi giorni fa la stampa di Miami riportava le proteste di migliaia di cubani della cosiddetta “Piccola Habana” che non potevano pagare i 250 dollari che costa la domanda per richiedere la cittadinanza nordamericana. Alcuni erano anziani, emigrati ormai più di 30 anni fa, ovviamente alla ricerca di “democrazia”, e ancora non potevano muovere i primi passi per cominciare a godere di diritti politici, cioè essere cittadini di un paese. Molti di loro moriranno -e già non pochi sono morti- senza aver raggiunto questa chimera. Nella sostanza, hanno perso la cittadinanza con la quale erano nati, abbandonando la democrazia reale del paese che non han saputo amare per cascare in un altro paese che li ha accettati solo come oggetti, finchè erano utili.
L'Operazione Peter Pan fu uno dei capitoli più sordidi nell'incessante campagna di calunnie contro Cuba. Uno dei più immorali e inumani. Il libro di Torreira e Buajasan la mette completamente allo scoperto.
La sua pubblicazione ha adesso un valore aggiuntivo, lo converte in un testo imprescindibile: esce nel bel mezzo della campagna che conduciamo per la liberazione di Elián Gonzalez, per l'eliminazione della Legge di Sistemazione Cubana, delle leggi Helms-Burton e Torricelli, di tutta la politica annessionista che cerca di annichilire il popolo cubano e strappargli la patria.
Il mondo guarda con indignata preoccupazione al sequestro di un bambino di 6 anni, all'abuso e alla manipolazione di cui lo si rende vittima, all'insolito atteggiamento delle autorità nordamericane che dopo aver riconosciuto la necessità di renderlo al padre, non agiscono per concretizzare la propria decisione.
L'unica superpotenza del pianeta appare ridicolmente impotente davanti alle minacce di una vociante banda di terroristi e delinquenti.
I fattori che hanno condotto a questo vile sequestro, che viola vergognosamente i diritti del bambino e del padre e fa cenere della patria potestà sono gli stessi che sorressero la ripugnante Operazione Peter Pan.
Conoscerne a fondo le viscere putride e crudeli è indispensabile per la lotta del nostro eroico, nobile e abnegato popolo.
A ciò contribuirà in modo del tutto speciale questo libro veritiero, necessario e opportuno.
 
Ricardo Alarcón de Quesada  

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