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Una vita per cui vale la pena morire di Maurizio Reginella
Creato il 17 giugno 2013 da Chaneltp @CryCalvaVoglio parlarvi di questo libro, per far sì che anche voi lo leggiate. Presto scriverò anche la recensione!
UNA VITA PER CUI VALE LA PENA MORIRE
AUTORE: Maurizio ReginellaEDITORE: Simple edizioniPAGINE: 519PREZZO: 15,00
Due rette incidenti sono due linee che nascono da due punti lontani nello spazio, e che proseguono il proprio cammino incrociandosi fra di esse, in un unico punto, per poi dividersi ed allontanarsi irreversibilmente. Avere una sola possibilità d’incontrarsi lungo la propria vita, e soltanto quella. Incontrarsi come due gocce d’acqua in un oceano, fondersi, mischiarsi, e dividersi nuovamente, coscienti del fatto di non potersi incontrare una seconda volta. Ma quanto di noi ci rimane dentro dopo aver mischiato la propria anima con qualcun altro? Certi incontri, sebbene vivono nello stretto spazio di un ricordo, di un respiro, di una lacrima perfino, sprigionano una potenza tale da stravolgere ogni singola cellula del nostro essere. Vivere una vita nella strenua ricerca di se stessi, e non venirne mai a capo. Guardarsi riflessi nello specchio e non conoscere l’individuo che vi abita. Quanto è labile il confine tra l’identità e la propria maschera? La ricerca di se stessi può portare a volte a trovarsi in qualcun altro, qualcuno che ci è tanto simile, da confondere la linea di confine tra due corpi, due anime, due passati, proprio come quelle due gocce d’acqua che in un oceano sconfinato si incontrano, ad un certo punto, si riconoscono, si mischiano, per poi perdersi nuovamente, lasciando ognuno nell’intimo dell’altra, una parte del proprio sangue, come una cicatrice che ci accompagnerà per il resto della nostra esistenza. Malcom non è chi dice di essere. È una menzogna cui lui stesso si sforza di credere con tutte le sue forze, cosciente del fatto che la verità che la sua bugia cela, è un’atroce conseguenza del suo più intimo e violento essere. Beatrice è la donna che dice di essere, perché non riesce ad essere nessun’altra, e vive una vita vuota dal passato oscuro, priva di qualcosa che non conosce, ma che sa che le manca. Vite stravolte da ricchezza e tristezza, miseria e ira. Vite distrutte dalla menzogna, che annegano nel sangue, vittime di sentimenti profondi e di eredità mostruose. Due vite lontane, come due rette incidenti, che si scontreranno lungo il loro solitario cammino una sola volta. E quando si divideranno nuovamente, nulla di ciò che era prima rimarrà immutato nelle loro anime
"Io ho deciso di scrivere. In realtà ho deciso ben poco: le storie mi nascono dentro e non riesco a fare a meno di scrivere, è qualcosa che bisogna tirar fuori, ci sono sempre domande dentro di noi, domande che cercano risposte e non necessariamente le trovano. Decidere di dire qualcosa significa voler tirare fuori e seminare le proprie idee intorno, condividerle"
Con queste parole, che racchiudono il significato della scrittura, la sua importanza e il suo potere, la sua capacità di costringere gli scrittori, "Condannati fortunati", a ascoltare voci evanescenti che sembrano popolare le loro menti, ha esordito lo scrittore alcamese Maurizio Reginella alla presentazione del suo primo romanzo, avvenuta presso il caffè letterario Mondadori della sua città natale sabato 15 giugno. La presentazione, cui è seguita la possibilità di acquistare una copia autografata del romanzo, ha visto partecipi non soltanto amici e familiari, ma anche diversi lettori pronti a ascoltare, intervenire, farsi svelare il mondo
celato da una copertina che a primo impatto attira diversi sguardi, che evoca un senso di mistero, di sofferta esistenza, di un incontro-scontro tra due persone, o forse due anime, due pozzi profondi. Tra la lettura di alcuni frammenti, che già mettono in evidenza come un elemento centrale sia l'introspezione, il viaggiare nei meandri della propria anima, l'annegare nel proprio "buio" per riscoprire forse se stessi, lo scrittore ha centrato i punti-chiave del romanzo rispondendo ad alcune domande. Richiamando quasi alla mente il "pathei mathos" (uno dei concetti base delle tragedie attiche greche) ovvero la capacità che ha la sofferenza di condurci alla conoscenza, l'autore afferma che "ognuno di noi si forma grazie a esperienze, perni fondamentali per la nostra coscienza, si forma in particolare grazie a traumi, sicuramente spiacevoli ma indubbiamente forti": la stessa storia sarà costellata da continui traumi che saranno determinanti non soltanto per il proseguito dell'intreccio ma anche per la formazione completa dei protagonisti che giungeranno a maturazione forse proprio grazie a un passato doloroso, cupo, difficile da dimenticare, che riusciranno a completarsi a vicenda, a trovare finalmente qualcosa "per cui vale la pena morire". Sono infatti due personaggi che cercano la felicità nell'infelicità: tutta la vita è un gioco di contrasti, non ci sarebbe bianco senza nero, luce senza buio, male senza bene, tutte le nostre percezioni si basano su un contrasto, su un bilanciamento. C'è chi decide di stare da una parte, chi dall'altra, i più decidono di stare nel mezzo, quella penombra, quel grigio indefinito molto più facile da vivere, ma molto meno pericoloso, meno vero, dove si vive soltanto per inerzia. I protagonisti invece decidono di andare oltre, decidono di liberarsi da questa "indifferenza" che soffoca e che rende vana l'esistenza: diceva Oscar Wilde "molte persone vivono in modo passivo la loro esistenza , attendendo magari quell'occasione che non ci sarà mai, solo in pochi si impegnano affinchè la loro vita sia degna di essere vissuta, vivere è la cosa più rara del mondo: i più esistono solamente". Non sembra quindi essere la solita banale storia che molto spesso gli autori emergenti ci danno: ogni pagina, ogni frase, ogni parola ci porterà a riflettere su noi stessi e sugli altri, su temi di attuale importanza, su quelle domande esistenziali che attanagliano i nostri pensieri; è un libro che potrà aprirci gli occhi, che potrà scuotere le nostre coscienze, che potrà farci cambiare direzione. Io personalmente ho già iniziato la lettura del romanzo e mi sto facendo catturare in maniera preponderante dalla storia, dai due personaggi, dalle loro menti che sembrano essere la mia. Tutto questo grazie anche a una scrittura scorrevole e di impatto che, in certi punti, sembra ricordare molto un flusso di coscienza. "Raccontare un fatto è fintanto semplice, ma raccontare un emozione non lo è" afferma Maurizio: l'intento credo sia stato raggiunto, il libro è emozione continua.
EZIO
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