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La storia di un ragazzo di borgata, Tommaso Puzzilli, nella Roma sottoproletaria di periferia. Amicizie filofasciste, furti, violenze anche per futili motivi, poi un amore, Irene, una brava ragazza.
Finisce in carcere per un accoltellamento, esce e trova la famiglia non più in baracca ma in una casa popolare. Quando tutto pare volgere al meglio subentra la tubercolosi, quindi il ricovero coatto in un sanatorio dove la lotta politica lo porta ad avvicinarsi al comunismo, inizio di una lenta conversione morale ed etica quindi politica. Finale epico, un'epica di persone comuni, per questo ancora più intenso.
E' uno dei romanzi che ho più amato, scritto da un Pasolini pieno di realismo ed empietà, non potevo non vedermi il film. Meno famoso di "Ragazzi di vita" il romanzo, schiacciato dal film capolavoro Accattone dello stesso Pasolini (opera prima da regista, dell'anno precedente), questo film è uscito poi, a quanto ho letto, come un figlio minore, fu accolto freddamente. Personalmente, visto a distanza di quasi 50anni, fatti i debiti paragoni col libro, ritengo questo film più che meritevole di visione.
L'ho letto parecchi anni fa il romanzo, ora non lo ricordo benissimo, ma ne ho ancora in mente le sensazioni. A parziale dispetto del titolo, è meno duro di "Ragazzi di vita". Il povero Tommaso è come un'alga sradicata in balia delle correnti, privo di vere convinzioni proprie, che trova lentamente un appiglio. Nel periodo in sanatorio costruirà una coscienza di sé, terminata l'adolescenza inizierà la sua vera formazione, che culminerà nel finale gesto eroico durante l'esondazione dell'Aniene.
Il film ha piccoli torti nel non spiegare esaustivamente alcuni momenti particolari della vita di Tommaso (quando esce dal sanatorio, ad es., e rincontra i vecchi amici), problemi che spesso i film hanno nei confronti del libro di provenienza e che poi sono soggettivi, dipendono dal lettore cosa ha rimarcato in più o in meno nella trama. In compenso ha il grandissimo merito di aver creato un'ambientazione, un clima, che col libro ha piena coerenza. Come detto, Pasolini in questo romanzo, ed anche rispetto ad Accattone, porta soluzione e speranza a persone la cui condizione di vita pare non offrirne. La rassegnazione quindi non è la sola possibilità, la costruzione di una personalità e di una ragione di vita è slegata da fattori materiali. Non bisogna aspettarsi comprensione ed ammirazione dai compagni di borgata, ma forse è la sola strada alternativa ad una vita altrimenti di sola violenza. Senza l'enfasi mistica di una sorta di redenzione, Tommaso s'innalza dal baratro.
Decisamente da vedere a mio parere.
Una dedica all'amica Petrolio, scrittrice talentuosa, che ha fatto del suo nickname un omaggio al grande intellettuale italiano e verso la quale mi parte una sinapsi ogni volta che parlo di Pasolini.
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