Quella che inizia con oggi è una settimana magica: ogni giorno vi proporremo un contenuto in pieno spirito natalizio, sarà come aprire la finestrella di un nostro specialissimo Calendario dell'Avvento!
Tanti auguri da tutti noi.
Cominciamo con due poesie di Luciano Tarabella, una in italiano e l'altra in vernacolo livornese
Natale
Il Natale è una festa fanciulla,
il Natale è un ricordo lontano,
il Natale è mia madre alla culla che mi segna in ginocchio pian piano,
il Natale è una Grotta un po' tetra
e una Sacra Famiglia di pietra.
E' una notte trascorsa in attesa
che s'avveri chissà quale evento aspettando la bella sorpresa
che con poco mi faccia contento perché allora,
nel troppo bisogno, un pupazzo per me era un sogno.
Il Natale cos'è diventato?
Una corsa a comprare il regalo, un'offerta, uno sconto, un mercato
una gara a chi fa più gran scialo, uno spot che ho visto e rivisto
dove comprano e vendono Cristo.
Ma la Pace, purtroppo, non c'è. Se la guerra la fa da padrone
tu, Signore, mi spieghi perché non proteggi migliaia di persone?
Che vuol dir fratellanza, uguaglianza quando l'odio fa grande mattanza?
Il Natale è un affetto lontano,
il Natale è una casa fanciulla
il Natale è mia madre alla culla
che mi dice il rosario pian piano,
il Natale è un antico rimpianto
e una fiaba bambina soltanto.
Come ti sciagatto Ungaretti
'Un ciò mìa voglia di buttàmmi
in un grovìgliolo di strade
ciò un branco di stanchezza sul groppone.
Lasciatemi vì come un troiaio
arronzato in un cantino e dimetìato.
C'è un calduccino che è una bellezza.
E siccome ir caminetto 'un ce l'ho
m'accontento delle 'vattro capriole
di fumo der cardano.