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Uncle Sam wants you

Da Sfollicolatamente
Uncle Sam wants youPerche', secondo voi, se quando parli una lingua straniera e si sente (perche' si sente, e' inevitabile) il tuo accento italiano, il tuo interlocutore si sente legittimato a chiederti, ancora prima di dirti "Piacere di conoscerti", "Di dove sei?".
E perche' quando tu, che hai sentito quella domanda mille volte, tiri un sospiro interiore, sorridi accondiscendente, e dici "Sono italiana", l'interlocutore si sente giustificato a sigillare lo scambio con un "Ah, infatti, mi pareva, visto il tuo accento"?
E soprattutto, perche' questo e' considerato uno scambio legittimo, mentre uno scambio simile, non incentrato sull'accento italiano, sarebbe considerato assolutamente politically incorrect?
Per esempio, perche' io non sono legittimata a porre al mio interlocutore, che e' palesemente di origine afro-caraibica, una domanda altrettanto innocente come "Di dove sei?", e quando lui mi risponde "Sono di origine africana", risponderere "Ah, infatti, mi pareva, visto il colore della tua pelle"?
Oppure, perche' io non sono legittimata a chiedere "Ma quanto pesi?", a una persona dall'aspetto palesemente sovrappeso, e poi, sentendomi rispondere "Peso 100 kili", concludere anch'io con un laconico "Ah, ecco, mi pareva, vista quella panza che ti ritrovi"?
Ok, oggi mi sento particolarmente acida. Pero' io queste cose me le chiedo sul serio.
Ormai non mi faccio piu' complessi sul mio accento - lo so, ho l'accento, e sai che ti dico, mi piace pure un sacco. Ma questa cosa che certi individui esordiscono con la fatidica domanda seguita da considerazione sul mio accento non mi va ancora giu'.
Mi pare maleducazione interrompere una persona che ti sta parlando per chiederle una cosa che non c'entra nulla con la conversazione. E mi pare stupido e banale fare considerazioni evidenti, quali queste sull'accento, o il colore della pelle, o il peso di una persona.
In realta', un commento del genere, in condizioni normali, mi farebbe un effetto simile a quello di una mosca fastidiosa: la scacci via dal tuo raggio di consapevolezza, e non se ne parla piu.
Ma quando il commento proviene da un medico della mutua, al quale gentilmente chiedo di prescrivermi il trest della toxoplasmosi, e che mi risponde con un "No, il test te lo devi fare a spese tue perche' sei in cura da una clinica privata", allora mi incazzo.
E non vi sto a tediare su quanto ci sia di sbagliato in quello che mi ha risposto. Infatti, ho deciso che tra due giorni, quando non saro' piu' ufficialemte in cura da una clinica privata (nel bene e nel male), io torno da lui ed esigo che mi prescriva il test. E magari gli chiedo anche da dove viene, cosi per chiudere in bellezza.
Comunque, tanto per tornare al Pessimismo e Fastidio, secondo me sono incazzosa anche perche' mi stanno venendo le mestruazioni.
Ma per il verdetto, ahime', dobbiamo aspettare ancora due giorni.
Nel frattempo, mi trastullo con una pazza idea. Ossia, il Piano B.
E qui il gioco si fa duro, e i duri cominciano a giocare.
Perche' come sapete, questa FIVET e' l'ultimo tentativo che ci siamo concessi per avere un pupo fatto con le mie uova. Se questo non va, mi sembra legittimo concludere che, per quanto io risponda abbastanza bene alla stimolazione, le mie uova, che sono le ultime nella mia riserva ovarica, hanno qualcosa che non va geneticamente. Altrimenti, perche' non si attaccherebbero?
Come dire:
Il Paziente ha risposto egregiamente alla cura.
E dove si trova ora?
Al cimitero.
Allora, io sono pronta a rassegnarmi al fatto che le mie uova non siano viabili (seppure con parecchia rabbia, come si deduce dal mio stato attuale), ma non sono ancora pronta a rassegnarmi al fatto che io non potro' avere un pupo piccolo piccolo da amare fin dai suoi primi giorni di vita. E questo per una serie di motivi sia emotivi che razionali di cui non vi sto ora a tediare.
Se l'adozione in Italia o in UK permettesse di avere un pupo piccolo piccolo, io mi sarei gia' messa in lista d'attesa da anni. E anche Dear Husband. Ma purtroppo non e' cosi, almeno nella maggior parte dei casi.
E allora, o ci trasferiamo negli Stati Uniti, dove pare che questo sogno sia realizzabile, o ci rimbocchiamo le maniche ed escogitiamo un altro modo per fabbricarcelo noi, il pupo piccolo piccolo.
E qui so che alcune di voi non condivideranno la nostra scelta. Perche' la scelta consiste nell'utilizzare non solo il seme di donatore (cosa che stiamo gia' facendo), ma anche uova di donatrice. Praticamente, il mio grembo farebbe da incubatore ad un pupo che non ha alcun legame genetico con me o con Dear Husband. Forse penserete che sia una mostruosita', e che in queste condizioni sarebbe meglio adottare.
Ma per noi non e' cosi.
Per noi la possibilita' di crescere un essere umano fin dal concepimento, di nutrirlo, di sentirlo, di percepirlo, e di amarlo fin dal primo giorno e' un dono prezioso, incommensurabile. Ed e' un dono che era impossibile fino a pochi anni fa, un dono che viene dal progresso della scienza insieme alla compassione e generosita' di altri due esseri umani disposti a concederci questa opportunita'.
E noi vogliamo accoglierlo, questo dono, a braccia aperte e senza pregiudizi.
E per accettarlo, questo dono, ci sono un paio di possibilita', e Dear Husband e Sfolli si trovano ad un bivio solenne.
Per cui nel prossimo post vorrei chiedere il vostro consiglio su quale strada prendere.
Altro che Dungeons & Dragons, gente, altro che telenovela interattiva: qui i vostri personaggi DH e S hanno bisogno del vostro consiglio.
Quindi preparatevi, telecomando e cuffie alla mano, per il televoto dell'anno...

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