Corre l'anno 2011 a New York. Sembrano lontani i tempi in cui i neri erano schiavi eppure, ancora oggi, nei ristoranti della citta', persone di colore e bianchi non si mischiano. Dove vanno? Chi lo sa?! Cosa c'e' di male? Nulla. Eppure non si fa.
Ma c'e' una realta', lontana da tutto, a nord dell'Upper East Side, il quartiere piu' esclusivo di Manhattan, in cui bianchi e neri riescono a coesistere.
Siamo ad Harlem, Lenox Avenue, la via di Malcom X, tra la 125th e la 126th Street, da Red Rooster. Qui uno chef di colore, scandinavo, Marcus Samuelsson, ex residente del quartiere, il piu' giovane chef ad aver ricevuto tre stelle dal New York Times, e' riuscito a riunire New York. Un bancone circolare all'ingresso, vetri spalancati grazie al primo caldo, tante persone in attesa di un tavolo. Le prenotazioni vanno fatte con largo anticipo. Due amici newyorkesi me l'hanno consigliato, proprio per vedere questo nuovo fenomeno sociale. Ed e' tutto vero. Qui riesci a vedere la New York bianca al tavolo a fianco di quella nera, cosa a cui non avevo mai pensato. La cucina unisce. Al di la' della politica. Al di la' di quell'Obama, oggi presidente, che in questo momento sta bloccando la citta' al suo passaggio. Chissa' se e' venuto anche lui qui a cena stasera? La Manhattan cosmopolita si riunisce qui. E noi italiani, lontanissimi da tutto cio' non sappiamo cosa significa. La verita' e' questa, al di la' dei luoghi comuni. Qui fuori Harlem. E qui dentro una uptown emigrante. Questa e' la realta' che ci piaccia o no. La mia New York riesce sempre a sorprendermi. Quando pensi di conoscerla ti sfodera un'ora e mezza di attesa per un tavolo laddove non verresti mai, se non per sentire una Messa Gospel.
Che fame! L'attesa mi uccide. E non posso neanche andare altrove senza prendere un taxi e allontanarmi di almeno quaranta blocchi. Ma ormai sono qua e attendo pazientemente. Questa faccia di Manhattan va vista.
I bigotti americani ne parlano ancora sottovoce.....
S.
Location:New York