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Under 40, se non ora quando?

Da Astonvilla
Under 40, se non ora quando?
Succedono cose orrende in questi giorni e per una volta lasciatemi dire che non si tratta di Ruby e delle donnine del premier. Si tratta, ad esempio, della notizia (speriamo che non sia vera) della malattia terminale del massimo genio del ventunesimo secolo: Steve Jobs. O delle due donne, madre e figlia, uccise nel Cosentino per una vendetta 'ndranghetista contro un commerciante. O della disperazione che uccide in mare chi sogna l'Italia come fosse una terra promessa e invece è solo un terra depressa. Avete provato a vedere il festival di Sanremo? Sì, quello in cui un gerarca di regime collocato alla direzione della principale rete Rai ordina a due comici di "graffiare altre facce". E i comici, sventurati, poche ore dopo eseguono. Tengono famiglia. No, neanche quella. Ci tengono al cachet.

C'è qualcosa di orrendo nel pezzo di "satira riparatoria" ordinato dal direttore di Raiuno Mauro Mazza (sì, quello del foglietto di Landolfi; sì, quello del contratto milionario alla suocera di Fini) a Luca Bizzarri e alla sua spalla Paolo Kessisoglu. E non è, ovviamente, il fatto che i due comici su commissione abbiano ironizzato su Saviano, Santoro e Montezemolo. Si può ridere di tutto, si può ridere anche di loro, certo, delle loro debolezze. Una cosa non si può fare: minimizzare, banalizzare, rendere agli occhi di dieci milioni di italiani semplicistica la guerra che Roberto Saviano compie contro la camorra, pagando un prezzo immenso sulla sua pelle e sulla sua persona. Non si può dire di Saviano che è uno che dice "a Napoli c'è la camorra" allungando "la broda". Se passa un messaggio così, si uccide la lotta di Saviano fatta di nomi, cognomi, circostanze elencate con precisione chirurgica: e, per questo, hanno fatto tanto male ai boss da causare una condanna a morte per lo scrittore che ha fatto scoprire al mondo chi fossero i Casalesi, il clan degli Schiavone, Sandokan. Su questo, ironizzare è semplicemente da scemi.Saviano è il campione di quella mezza Italia che ha meno di quarant'anni per cui è giunto il momento delle responsabilità. Non faremo come le donne, quella che la domenica manifestano e il mercoledì, davanti all'indicazione alla premiership di una di loro (Rosy Bindi, eccellente idea, anticipata in questa rubrica dieci giorni fa) trovano subito un'altra donna-rivale (di solito è Giovanna Melandri, anche questa volta è Giovanna Melandri) che subito dice che ci vuole ben altro, quindi un uomo, peraltro bollito come Mario Monti. Gli under 40, davanti alla crisi colossale in cui è sprofondato il paese, hanno un'occasione storica. E devono coglierla. Se non ora, quando?Emergono nel Pdl come nel Pd figure assolutamente degne di raccogliere il testimone da leader spompati, un po' come gli Al Bano e Patty Pravo eliminati ieri al festival. E' vero che il sistema è coriaceo e resiste (la prima sera dopo che Gianni Morandi, 66 anni, presentava Patty Pravo, 63 anni, è partita pure la telepromozione nostalgica con Paolo Ferrari, 82 anni). Ma si sta sgretolando. Bisogna costruire un'Italia in cui alle prossime elezioni un ticket di centrosinistra che unisca la buona amministrazione di Matteo Renzi alla freschezza dinamica di Debora Serracchiani, possa contendere la guida del paese alla serietà nella lotta alle mafie di Angelino Alfano unita allo spirito riformatore contro le baronie dimostrato da Maria Stella Gelmini. Pensate che lotta, finalmente appassionate, finalmente al sapore di futuro.

di Mario Adinolfi per Europa

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