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Under the skin

Creato il 01 luglio 2014 da Jeanjacques
Under the skin
Chi mi segue - cioè, ma non c'avete proprio un cazzo da fare - sa bene della mia passione per Scarlett Johansson. Non è che la definisco come la donna perfetta, quella è Julianne Moore, immensa sia a venti anni che a cinquanta. La bionda Scarlett è un sogno erotico che si avvera. Forse è una di quelle che col passare del tempo perde molto, che quando la conosci si dimostra anche così vuota come il suo aspetto fa un po' presumere, ma corona un sogno di donna che non credo riuscirò mai a farmi passare. E non confondiamo il sogno con la vera bellezza, che può essere quella della Moore o di Isabella Ragonese, quella che non è meramente relegata agli anni della giovinezza ma si trasforma col mutare della proprietaria. Il sogno è necessario quanto la realtà concreta, anche se a portarlo avanti è una che come attrice non se la cava al massimo e farebbe meglio a lasciare posto a quelle più bruttine ma decisamente più brave di lei. Ma il sogno è quello che muove questo film, da noi ancora inedito, che ancora prima di uscire delle sale è stato preso di mira dal pubblico di tutto il mondo per una presunta scena di nudo completo che vedeva protagonista proprio la biondocrinuta attrice, qui con un'inedita parruccaccia nera. Formula vincente ma anche punto debole, perché a lungo andare tutti [me compreso, ammetto] attendevano questo film come un fanservice dell'attrice lungo un'ora e mezza, ignorando ciò che ne stava veramente alla base od avendo delle particolari esigenze artistiche.

Dopo aver preso indumenti e sembianze di una giovane morta, portatagli da un misterioso motociclista, una creatura (probabilmente aliena) si aggira per una piovosa Scozia alla ricerca di vittime ignare...

Scarlett Johansson la vidi per la prima volta a quattordici anni in Lost in translation, ricordando poi che qualche anno prima l'avevo vista anche in La ragazza con l'orecchino di perla, riuscendo anche a ignorare quanto quel film fosse inferiore al libro. Il mio pensiero non era andato al di là del 'bella topa', ma quando finalmente visionai The prestige scattò la scintilla. E giuro, è stato il mio incondizionato amore verso il suo viso da angelo che non mi ha fatto abbandonare la visione di questo film, forse una delle cose peggiori viste quest'anno. Ammetto che magari sono io che non ho capito il messaggio profondo che il regista Jonathan Glazer ha voluto trasmettere, sarà che non avendo letto il libro di Michel Faber ho capito la metà [ma un film non dovrebbe essere un'opera autonoma?] ma proprio mi è sembrato di assistere a cento minuti di nulla. Cento minuti in cui non viene spiegato nulla, lasciando tutto all'immaginazione dello spettatore e al suo intuito, mettendoci pochissimo di proprio e rendendo questo insieme di avvenienti disconnessi fra loro ancora più confusi. Ho capito che l'aliena qui si nutre della carne di esseri umani, ma non ho compreso come mai è scesa sulla terra per procurarsela (ne bastano così pochi?) e a cosa dovrebbero portarla i vari deus ex machina che trova lungo la propria caccia. E molto potranno tirarmi in ballo film come Donnie Darko, Holy motors o Mulholland drive, che di certo non brillavano per comprensibilità - soprattutto gli ultimi due - ma devo assolutamente dissentire. Lì veniva lasciata la possibilità allo spettatore di farsi una propria idea, ma gli si davano anche degli indizi per intendere le intenzioni principali, per comprendere che l'oggetto in analisi erano il potere della scelta e l'ipocrisia della società, l'instabilità dell'essere umano in un mondo in continua evoluzione, la mutevolezza delle percezioni e dei fatti. Qui invece cosa mi rimane, una volta che i titoli di coda scorrono? Nulla. Solo che la Johansson è molto figa, ma a parte questo null'altro. Mi è venuto da chiedermi il senso di alcune scene che sembrano messe per allungare il brodo, come l'incontro col deforme [mi si dice che l'attore sia veramente deforme, e la cosa mi è sembrata di un cattivo gusto terribile, specie nel contesto in cui è stata immessa] o tutti i vari scambi di battuta compiuti con le vittime, perché questi incontri, ripeto,non cambiano la protagonista e non fanno andare la storia da nessuna parte. Forse si voleva mostrare come, sotto la comune apparenza, siamo tutti dei mostri insensibili e come, nella nostra mostruosità, ignoriamo i veri sentimenti. Forse voleva mostrare un mondo di totale indifferenza, pure dinanzi alla morte. Ci sono tante opzioni, ma non ne ho colta nessuna. E il finale mi è sembrato totalmente avulso al resto del film, tanto da non farmi capire proprio per nulla quale volesse essere il discorso finale del tutto. Purtroppo qui non basta il bel viso di Scarlett e, per quanto allettante, la fantomatica scena di nudo frontale non è riuscita a cancellarmi dalla testa il risultato di una pellicola confusa e confusionaria, che mette molti dubbi in testa senza però parare da nessuna parte. L'unica cosa che mi chiedo è come mai un'aliena venga mandata su un pianeta nel quale deve fungere da cacciatrice, senza nessuna arma per difendersi, così come mai se il corpo non è suo e mostra anche una certa curiosità verso di esso, sia così impaurita in quelle due scene in cui sta per essere violentata. Poco da dire anche sulla regia di Glazer, che cura malamente fotografia e scenografia, creando così una delle atmosfere più brutte che io abbia mia visto, abusando di un'unica idea di regia interessante - quella dell'ipnosi delle vittime - che, a forza di essere riutilizzata perde tutto il proprio mordente.

Film dal potenziale altissimo mandato totalmente in vacca da una composizione e scrittura ai limiti del dilettantesco. Però... cacchio... le tette della Johansson!Voto: ★ ½

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