Magazine Cinema
Anno: 2013
Durata: 108'
La trama (con parole mie): un misterioso motociclista, recuperato il cadavere di una donna, rende possibile la "vestizione" di un'aliena dello stesso. L'entità extraterrestre, una volta assunte le fattezze umane, decide di vagare attraverso la Scozia seducendo uomini che finisce per destinare all'oscurità psichedelica delle sue "stanze". Quando l'incontro con un ragazzo sfigurato cambia le sue prospettive, per la misteriosa viaggiatrice i sentimenti umani cominceranno a fare sempre più breccia nel suo modo di rapportarsi alla realtà.
Ma non è detto che a questo cambiamento corrisponda, di fatto, qualcosa di positivo: e circondata dalla cornice di una Natura splendida, selvaggia ed incontaminata, l'ospite extraterrestre potrebbe finire per incontrare un destino ben più amaro di quello delle sue prede.
Complice una delle stagioni cinematografiche meno esaltanti degli ultimi dieci anni, quest'anno ho finito per rimanere a corto anche di pellicole da massacrare come si conviene a suon di bottigliate, considerato che addirittura - almeno in parte - Lars Von Trier con il suo Nymphomaniac ha finito per deludermi da questo punto di vista: fortunatamente, non più tardi di una settimana fa, Colpa delle stelle è giunto in soccorso risvegliando dal torpore il sottoscritto e dando una bella spolverata alle sue armi predilette, conscio probabilmente di scaldarle per un'altra clamorosa merda d'autore che qualcuno è riuscito addirittura a definire un filmone come Under the skin.
Ma partiamo dal principio: come se non fosse bastata la lezione di The tree of life, continua ad apparirmi assurdo e ben oltre i confini di tutte le realtà conosciute che un regista sano di mente si prospetti di scimmiottare - verbo scelto ovviamente non a caso - 2001, Capolavoro assoluto di Kubrick, pensando di poter stupire con qualche immagine da trip d'acido buttata a caso sullo schermo.
Nel passato recente, soltanto Enter the void e Holy motors sono riusciti nell'intento di ricreare atmosfere ben oltre il lecito traendone, di fatto, qualcosa di unico e destinato ad essere ricordato: Jonathan Glazer, probabilmente traboccante d'ego quanto il già citato Von Trier, decide di prendere di petto l'inarrivabile lezione dello Stanley di noi tutti confezionando un polpettone indigesto, lento, inutile, privo di capo e coda, giocato tutto sulle scene di nudo che coinvolgono la protagonista Scarlett Johansson, che se rapportata agli standard della vita di tutti i giorni potrà apparire una bella donna ma che, di fatto, se presentata come la figa stellare che non è finisce per deludere, una volta svestita, anche chi si aspettava un corpo da fantascienza - e non è il mio caso, considerato che già pensavo che non avrebbe retto il confronto con la Rosario Dawson dell'altrettanto deludente In trance di qualche mese fa -.
Certo, la cornice è splendida, e le location scelte dall'autore assolutamente perfette, tanto da riportare alla memoria il sapore del whisky di malto e le visioni del - quello sì - meraviglioso Valhalla rising, il finale interessante, la tesi legata alla dipendenza dei maschi umani adulti dal triangolo più importante del mondo - e forse dell'universo - assolutamente veritiera, ma non bastano poche - e scontate - verità per rendere interessante una pellicola assolutamente priva di attrattive e senso di esistere, buona giusto per i radical chic pronti a darsi un bel tono da spocchiosi decandando i sottotesti che Under the skin dovrebbe comunicare al suo pubblico.
Raramente, pure finendo per sforzare i pochi neuroni rimasti con gli occhi aperti a fatica cercando di ricordare una situazione analoga, ho finito per annoiarmi così mortalmente durante la visione di un film, mantenendo l'interesse sveglio - e non solo quello - grazie ad abbondanti rifornimenti di cibo ed agli scorci offerti dalle Highlands, finendo prigioniero di una sceneggiatura sconclusionata e solo apparentemente "geniale" in grado di saltare da dialoghi al limite del ridicolo involontario alle inquadrature su una Johansson - che non è mai stata chissà quale attrice, intendiamoci - alla sua di gran lunga peggiore interpretazione di sempre.
Come se tutto questo non bastasse, finisco anche per fare finta di niente e soprassedere rispetto ai riferimenti ad Elephant man e all'approccio in stile Cronenberg per evitare di infierire ulteriormente su quello che potrebbe essere uno dei candidati più autorevoli a film peggiore dell'anno, in barba a tutti gli snob che sono corsi a gridare al miracolo rispetto ad uno dei simboli più efficaci della definizione di "merda d'autore".
Se questi sono gli alieni che dovrebbero aprirmi gli occhi, preferisco tenere gli stessi decisamente "wide shut", per non essere da meno e citare un Maestro che certa gente come Glazer non dovrebbe neppure permettersi di immaginare.
Figuriamoci intraprendere una presunta carriera nello stesso campo.
MrFord
"Mi piace la bicicletta, ci faccio dei giri,
incontro la fidanzata e poi le mostro il cambio.
E tutto era partito da un mio caro amico,
per questo dico fidati quando ti dico
la visione della figa da vicino, la visione della figa da vicino,
la visione della figa da vicino, la visione della figa."
Elio e le Storie Tese - "La visione" -
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