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Under21 disonorevole, specchio di un calcio italiano in declino

Creato il 12 ottobre 2010 da Federicomilitello
Under21 disonorevole, specchio di un calcio italiano in declino
Il calcio italiano, a partire dal trionfo dei Mondiali 2006, ha intrapreso una lenta ma inesorabile parabola discendente, culminata con la peggior stagione dell'ultimo mezzo secolo. Sì perché questa Italia ricorda molto quella degli anni '50 e 60', quando fallì l'unica (per ora) qualificazione ai Mondiali nel 1958 e le Olimpiadi dal 1956 al 1968 (escludendo l'edizione casalinga del 1960). Cari amici, il pericolo serio è quello di ritornare a quei tempi e, dopo anni di poderose ed indimenticabili cavalcate trionfali, abituarsi a questa nuova e cruda realtà non sarà facile. Al termine del disastroso Mondiale sudafricano, dove gli azzurri non riuscirono a prevalere neppure su avversari non insormontabili (per non dire altro) come Slovacchia (che ha perso in Armenia qualche giorno fa...) e Nuova Zelanda (un pareggio contro la Nuova Caledonia nelle scorse qualificazioni alla Coppa del Mondo...), si parlò di nuovo corso, di una rifondazione da affidare al demiurgo Cesare Prandelli. Il ct di Orzinuovi, tuttavia, non è un mago e non è giusto chiedergli lo sbarco su Plutone. La rosa della selezione tricolore attuale è carente in tutti i reparti, nessuno escluso: in porta ci sarà bisogno di Buffon sino a quando avrà 40 anni, in difesa si fatica a trovare dei nomi 'convocabili' con il solo Chiellini di un certo spessore (con una grave crisi sulle corsie laterali), a centrocampo rimaniamo aggrappati al sempre imprescindibile (ma ormai 31enne) Pirlo (tanto che a 30 anni, in mancanza di alternative, è stato richiamato Mauri), in attacco i gol arrivano con deprimente parsimonia (i vari Borriello, Pazzini, Gilardino non sono dei fuoriclasse e Cassano ormai è diventato un uomo assist). L'unico campione in grado di fare la differenza, Balotelli, è ai box da quasi due mesi per un infortunio al ginocchio. A completare questo paesaggio dai contorni macabri ci ha pensato oggi l'Under21 dell'ormai ex ct Casiraghi, la cui umiliante sconfitta per 3-0 con la Bielorussia verrà ricordata per sempre come una delle Forche Caudine della storia del calcio italica. La notizia gravissima è l'ormai certa mancanza del Bel Paese dalle prossime Olimpiadi di Londra: non accadeva dal 1980. L'attuale (ed ormai terminato) ciclo rappresenta certamente il peggiore che si ricordi dal 1990 a questa parte tecnicamente parlando. Rimpiangendo le Under21 dei vari Buffon, Totti, Del Piero, Cassano, Gattuso e Pirlo (ma anche l'ultima con Aquilani, Chiellini, Cigarini e Montolivo), la rosa attuale è apparsa sin dallo scorso anno lacunosa in ogni reparto, in particolare in quello della porta, con Mannone, non a caso, principale protagonista della sciagurata ed umiliante prestazione nella Russia Bianca. E qui emerge palese il vero problema che sta assassinando il nostro calcio: i giovani italiani stanno scomparendo quasi completamente dalla Serie A. Se addirittura il talentuoso Fabbrini scalda la panchina dell'Empoli in Serie B, allora non servono ulteriori spiegazioni, se non quella che i dirigenti dei club nostrani sono assolutamente incuranti ed insensibili al benessere della loro nazionale. Gli unici calciatori di questo gruppo già affermati nella massima serie sono Ranocchia, Santon (troppo presto paragonato a Maldini), Poli e De Silvestri, ma tutti gli altri? Tutti tra le riserve delle squadre provinciali o addirittura in seconda e terza divisione. In questo modo la crescita tecnica e mentale di un giocatore è pressoché impossibile, in quanto viene privato del necessario confronto con il calcio internazionale ormai decisivo per forgiarne la tempra. Molti atleti di casa nostra, quindi, arrivano impreparati ed inesperti alle sfide sia dell'under21 che della nazionale maggiore. Continuando così, con gli stranieri che sempre più superano come numero gli azzurri nelle formazioni domenicali, non si potrà che peggiorare ulteriormente ed allora l'Italia sarà etichettata come nobile decaduta. Una domanda è lecita: quante disfatte ancora dovremo subire affinché coloro che governano il calcio si accorgano della desolante situazione e decidano di intraprendere una decisa (e soprattutto seria) inversione di tendenza?
Federico Militello

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