Dietro un titolo esistenzialista, Une place sur la terre è una fiaba moderna, drammatica, capace di costruire anche se priva di lieto fine.
Antoine e Elena prima che due persone sono due solitudini, che vivono l’una di fronte all’altra, e come nella migliore delle fiabe è il Destino ad avvicinarli. La scoperta, per ciascuno, è di avere dentro un mondo di sentimenti sommersi, sorrisi taciuti, sguardi densi di complicità. Poi la vita, che non è una fiaba, li separa ancora, fino ad un finale tragico, dal quale però Antoine riesce a mettere a fuoco il suo place sur la terre, o almeno il suo place dans la vie.
Une place sur la terre è un film solido, compatto, teso. Procede senza intoppi nel dipingere l’anima dei suoi personaggi, ricchi di talenti da non lasciar sprecati. Due personaggi vissuti con genuinità da Benoît Poelvoorde e Ariane Labed. Lui, in una parte drammatica e un personaggio dall’animo poliedrico e contraddittorio, si dimostra uno degli attori francesi più bravi del Duemila. Antoine gli calza a pennello, spilungone, elegante ma sciatto, disincantato ma aperto alle trame del Caso. Lei rasenta la meraviglia dietro un volto pulito, quasi angelico, ma tormentato, senza requie, come un pezzo di Chopin allo stesso tempo dolce e spigoloso.
In conclusione, una piccola curiosità: la regista Fabienne Godet è psicologa e scrive i suoi film insieme a due amici, un artista e un filosofo. Questo spiega l’appuntita e puntuale attenzione dedicata alla costruzione delle psicologie dei suoi personaggi.
Vota il post