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Guai in vista per gli Stati Uniti. Ieri infatti, l’agenzia Onu dell’UNESCO, nota a tutto il mondo per i suoi compiti di educazione e soprattutto gestione del patrimonio culturale e dei siti considerati protetti in tutto il mondo, ha dato comunicazione di aver sospeso il diritto di voto spettante agli Stati Uniti, a causa dei mancati finanziamenti. A quanto pare, il governo degli Stati Uniti non finanzia l’UNESCO da ben due anni, a causa, a quanto pare, di una legge degli anni ’90 che vieta al governo di finanziare agenzie direttamente collegate alle Nazioni Unite che abbiano i palestinesi tra i propri membri. La legge non è più cambiata da allora e fino al 2011 non ci sono stati problemi, poi però l’UNESCO ha deciso di accogliere la Palestina tra i propri membri, con una decisione presa il 30 ottobre 2011 e da allora, quindi gli effetti della vecchia legge si sono fatti sentire tramite la sospensione dei finanziamenti da parte degli Stati Uniti. Il governo avrebbe anche tentato di cambiare questa legge nei tempi recenti, ma senza riuscirci. L’UNESCO, a quanto pare, è ricorsa a un atto così estremo anche e soprattutto per l’importante peso che avevano i finanziamenti degli Stati Uniti per le sue casse. Gli americani, infatti, fornivano all’UNESCO circa 240 milioni di dollari all’anno (secondo la Reuters, mentre altri parlano di cifre più basse, sotto i 100 milioni di dollari), una buona parte dell’interno budget dell’agenzia; che ora si trova costretta a diminuire il personale e a bloccare progetti in avvio o già avviati. Conseguenze apparentemente molto pesanti per l’UNESCO e per la sua intera gestione, ma anche per gli stessi Stati Uniti, dato che la perdita di voto all’assemblea sicuramente diminuirà il loro peso decisionale in un’organizzazione tutto sommato di importanza globale e rallenterà, se non bloccherà del tutto, il riconoscimento a patrimonio UNESCO di diversi siti presenti sul ruolo statunitense.