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UNGHERIA: Lo scrittore Kertész fugge in Canada, ha chiesto asilo politico

Creato il 07 marzo 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

di Matteo Zola

UNGHERIA: Lo scrittore Kertész fugge in Canada, ha chiesto asilo politico

Akos Kertész, 80 anni, scrittore ungherese, nato il 18 luglio 1932, intellettuale magiaro critico e libertario, è arrivato ieri a Montreal, in Canada. Sbarcato in aeroporto si è subito recato all’ufficio della polizia dove ha chiesto asilo politico.

Kertész è ebreo e non ha mai perdonato al suo paese di non aver fatto i conti con la Storia. Soprattutto con la lunga notte della dittatura fascista dell’ammiraglio Horthy e poi dei nazisti delle Croci Frecciate che segnarono l’oblio della nazione, alleati di Hitler fino all’ultimo e complici nella Shoà.

Oggi quelle stesse croci frecciate, con lievi differenze di stile, stanno sulle fasce del partito ultranazionalista Jobbik. Un partito cui il governo di Viktor Orban ha sempre guardato con insufficiente severità, tollerandone le derive antisemite e omofobe oltre ogni misura.

Contro di loro e contro Orban, ha scritto cose durissime, com’è dovere e diritto di ogni intellettuale. Nell’agosto dell’anno scorso Kertész ha scritto una lettera aperta all’edizione americana di Népszava in cui denunciava l’attitudine del suo popolo all’autoritarismo, indicando nell’incapacità di fare i conti col passato la radice della (per lui grave) situazione attuale. La sua requisitoria aveva come oggetto non tanto la politica di Budapest ma il popolo ungherese: “come maiali che si rotolano soddisfatti nel fango senza pensare al macellaio che sta per tagliare le loro gole”. Esagerazioni?

Da quel giorno Kertész si è ritrovato vittima di intimidazioni politiche e fisiche. Il sindaco di Budapest, Istvàn Tarlos, esponente di spicco della Fidesz (il partito di governo) gli ha ritirato la cittadinanza onoraria della capitale. Sulle televisioni nazionali, sempre più filo-governativi dopo le restrittive leggi sui media, lo diffamano. Le teste rasate vestite in cachi con la fascia frecciata dello Jobbik lo minacciano in strada.


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