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Ungheria nerissima

Creato il 03 gennaio 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Ungheria nerissima

Il desiderio autoritario torna a battere nel cuore dell’Europa. La svolta sembra ormai essersi delineata tempo fa e le mosse quotidiane non fanno altro che confermare l’impressione avuta a seguito dell’elezione di Viktor Orban: l’Ungheria è caduta nel baratro dittatoriale più nero.

C’è pure la conferma ufficiale: da oggi, per decreto statale, viene abolita la parola Repubblica. Semplicemente Ungheria. La strategia di Orban ha viaggiato sia sul binario formale che su quello culturale, con una serie di imposizioni nette.

L’intento è di far uscire il paese dalla melma comunista e rigenerare la Nazione. La nuova Costituzione dà poteri illimitati all’esecutivo: può nominare i giudici, sorveglia sulla Corte costituzionale, controlla la stampa con un’apposita Commissione e limita l’indipendenza della Banca Centrale.

Ciò ha provocato un’ondata di pensionamenti e licenziamenti di giudici e giornalisti e la stazione radiofonica Klubradio ha perso le frequenze per eccessivo criticismo. Il partito socialista è stato bollato come il responsabile di tutti i crimini commessi dal comunismo ed è il nemico conclamato. 

A poco sono servite le manifestazioni, le lettere di Hillary Clinton e i moniti di Barroso e degli altri leader dell’Eurozona. Desta particolare preoccupazione l’intervento sulla Banca Centrale che rischia di incrinare la collaborazione con l’FMI in un periodo delicato. Anche l’Ungheria ha subito gravemente la crisi finanziaria, il suo debito pubblico è il più altro tra quelli dell’Europa dell’Est e dalle agenzie di rating è considerato “spazzatura”, mentre la crescita è nulla.

Come detto, Orban ha agito anche a livello culturale. Sarà presto rimossa la statua di Attila Jozef (poeta proletario) davanti al Parlamento. La sua propaganda ha posto l’accento sulle ingiustizie storiche come il trattato di Versailles che ha squartato il territorio e sulle influenze estranee e cosmopolite sulla cultura. Sono stati licenziati i direttori di molti teatri, sostituiti da supporters del nuovo trend.

Torna lo slogan della “nazione cristiana”, con i classici corollari di violenza e antisemitismo che di cristiano hanno ben poco, così come tornano al potere rappresentanti del vecchio partito filonazista, le croci uncinate, per riproporre la Grande Ungheria.

Stando ai trattati, ci sarebbero gli estremi per applicare sanzioni all’Ungheria, fino all’esclusione dall’UE. Ma ormai lo sappiamo che le organizzazione sovranazionali non sono così contrarie ai regimi autoritari, finché la nazione e l’economia funzionano. Se l’Ungheria riprenderà a crescere, l’UE chiuderà un occhio su quella piccola cosuccia chiamata censura. E toccherà ai cittadini ribellarsi. Buona fortuna.

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano


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