Il CEO Federico Ghizzoni non commenta, ma secondo Bloomberg la sua Unicredit è pronta ad un’altra riduzione del personale: diecimila posti di lavoro a rischio.
Il Grattacielo Unicredit
Nei giorni in cui si accende il dibattito tra ottimisti e pessimisti sui nuovi numeri dell’occupazione e dell’economia italiana, dall’agenzia Bloomberg rimbalza un’indiscrezione che ha il sapore della beffa per i lavoratori di Unicredit: saranno tagliati diecimila posti di lavoro. Questa misura, i cui tempi e modalità sono ancora avvolti nel mistero, non è nuova nella storia manageriale della banca. Dal 2008, anno della fusione tra Unicredito Italiano e Capitalia, sono infatti stati lasciati a casa ben 46.500 lavoratori. Questo ulteriore sfoltimento, pari all’eliminazione dell’8% della forza lavoro, fa parte del già noto piano strategico al 2018, ora in fase di perfezionamento. Unicredit mira soprattutto al miglioramento dell’efficienza attraverso la cancellazione dei doppioni e la riduzione del personale nelle filiali. La manovra influirà soprattutto su Germania, Austria e Italia, dove la banca possiede circa la metà delle proprie filiali e dove essa dovrebbe essere effettuata soprattutto tramite pensionamenti.
Il CEO Federico Ghizzoni, interrogato su questo spinoso argomento al margine di una mostra fotografica, è rimasto sul vago ma ha dichiarato che il piano strategico verrà probabilmente presentato a novembre e che i suoi numeri non sono ancora definitivi. Questo work in progress potrebbe portare la scure dei licenziamenti anche ad altri Paesi ed includerà sicuramente almeno la rimozione di 2.700 posti già varata lo scorso anno. Anche la storia recente di Unicredit è densa di tagli al personale: la registrazione di un rosso di 14 miliardi nel 2014 è costata il posto di lavoro a 8.500 persone. L’istituto di credito vanta ora un organico a livello mondiale di 129.021 unità e 7.021 filiali ma, al termine dell’attuazione del piano strategico, la conta dei superstiti sarà molto più sanguinosa.
M.B.
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