Bibitoni di spremute arancia&limone e soprattutto un bel po’ di tachipirine, alla fine, fanno passare la febbre. Ti fanno tornare anche in discreta forma, giusto il tempo di renderti conto che mentre tu eri a letto a lamentarti e vedere tutto il vedibile in tv – ché solo quello riuscivi a fare – le cose da fare davvero sono rimaste lì ma il tempo è diminuito ed inesorabilmente uno stato d’ansia, che ha sintomi più subdoli di quelli della febbre, ti assale e un po’ ti ributta giù.
Allora come primo atto ufficiale del nuovo corso post influenza e come medicina che tutto allevia andiamo a vedere Bill Viola a Capodimonte ché pure era una cosa da fare da tempo. Come stare un po’ a mangiare/leggere/dormicchiare sul prato del parco sotto ad un sole che spunta, inaspettatamente tardi e caldo.
Al resto, con gli occhi pieni e le sinapsi attive, ci penseremo dopo.
Sei sale, sei video. Ogni volta che credi di aver visto l’immagine per intero qualcosa cambia e sfugge di nuovo. Quadri in movimento li chiama qualcuno, la vita dico io.
L’acqua sempre lei, con quel rumore forte ed assordante che fa quando investe i corpi, che trapassano, che trasfigurano o quando annienta e amalgama a terra corpi individuali che poi diventano massa.
I corpi sempre loro e i movimenti impercettibili che disegnano una costellazione precisa eppure naturale, fino al climax in cui ogni muscolo nessuno escluso è teso e segna il punto di inizio del percorso di ritorno.
Il nostro di ritorno, a piedi fino a casa, il sabato pomeriggio che è sempre il giorno più bello di questa città.
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