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Siamo arrivati intanto al 1992 e i lavori per l'expo volgono oramai al termine, così come la vita dell'Unità 7....
La cinematografia spagnola con gli anni si sta costruendo una credibilità sempre più solida anche al di fuori dell'horror, suo vero cavallo di battaglia di questo periodo più recente.
E noi italiani faremmo bene a non guardare più i prodotti spagnoli con l'arroganza di chi ,una volta, aveva la miglior cinematografia del mondo, e ora non ce l'ha più.
Ci ha pensato un film ultrapremiato in patria come Non habra paz para los malvados ( di cui abbiamo parlato qualche mese fa qui) che è stato capace di bacchettare alla grandissima La pelle che abito di Almodovar, icona del cinema iberico da esportazione, portandosi a casa tutti i Goya più importanti ( gli equivalenti spagnoli dei nostrani David di Donatello) a sdoganare il cinema poliziesco spagnolo e a dargli una possibilità di essere visto anche all'estero.
Ora è la volta di questo Unit 7 ( titolo originale Grupo 7 ) che attinge meticolosamente al cinema americano immergendolo in una realtà che più europea non si può.
Accade così che una delle città più belle di Spagna, Siviglia, si esponga alla lente della cinepresa col suo lato peggiore, ben lontano dagli stereotipi cartolineschi che le sarebbero propri. un po' come succedeva alla Madrid di No habra paz para los malvados, che diventava una metropoli uggiosa e tetra davanti agli occhi del protagonista.
E allo stesso modo abbiamo poliziotti che se ne infischiano della legge, utilizzano metodiche coercitive degne del peggiore dei paesi incivili fregandosene altamente di diritti umani e non disdegnano di arrotondare il magro stipendio trattenendo per sè un po' della droga che sequestrano.
E ne sequestrano veramente tanta, 100 volte più degli altri poliziotti antidroga.
Accanto all'azione in Unit 7 c'è anche lo spazio per delineare personaggi credibili ben lontani dallo stereotipo americano che impera nel genere: niente supereroi, ma solo uomini con le loro forze e le loro debolezze, fallaci e condizionabili dalla vita privata che spesso si frappone tra loro e il lavoro.
Senza dimenticare che la deontologia non è il loro forte.
Interessante l'evoluzione in senso opposto dei personaggi di Angel e Rafael così come è interessante anche la volontà di dare al tutto un aspetto il più realistico possibile ambientando la maggior parte del film nei vicoli più brutti e malfamati di una città per altro bellissima come Siviglia.
Grosso successo di critica in Spagna dove ha vinto numerosi premi, e la critica lì non è mai tenera con i prodotti autoctoni, ma il pubblico è accorso in sala in numero inferiore alle aspettative.
E questo probabilmente ha tagliato le gambe alla futura distribuzione internazionale di un film che avrebbe tutte le carte in regola per essere apprezzato al di fuori dei patrii confini.
Naturalmente anche qui in Italia nessuno si è accorto di questa interessante pellicola...
( VOTO : 7 / 10 )
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