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Sapessi com’è stano, una polisportiva a Milano - Ma c’è come detto un precedente interessante per fare un paragone ed è quella della Polisportiva Milan, nata a cavallo fra gli Anni ’80 e ’90 all’ombra del Milan di Silvio Berlusconi che non intendeva rivoluzionare solo il modo di giocare a calcio in Italia, applicando la scienza di Arrigo Sacchi, ma dello sport in generale, dalla palla ovale all’hockey, passando per il baseball e nuovamente per la pallavolo. Erano i tempi della Mediolanum: i soldi c’erano e la competizione sul mercato con le rivali non era un problema. Se c’era chi poteva pagare fino a dieci, la Polisportiva poteva arrivare a venti, trenta, quaranta o cinquanta.
Ed erano i tempi in cui all’Amatori giocavano i fratelli Marcello e Massimo Cutitta, Diego Dominguez, Massimo Giovanelli e David Campese. Un gruppo che vinse quattro titoli contro, guarda caso, quelli della Benetton Treviso: campionati ‘90/’91, ‘92/’93, ‘94/’95, ‘95/’96. E poi partecipazioni all’Heineken Cup, prima che la storia cambiasse e la basi mostrassero la loro debolezza. Berlusconi per legge ha dovuto cedere i gioielli di famiglia (non siate maliziosi) una volta sceso in politica e tutte le energie economiche, logicamente, si sono concentrate sul cavallo vincente: il Milan. Perché poi è di questo che si parla: del cavallo vincente.
Nella Marca c’erano e ci sono i Benetton, che da tempo esportano il marchio di famiglia nel mondo dello sport. Impossibile dimenticarsi le due monoposto color verdone che dal 1985 hanno percorso gli autodromi della Formula 1, con un rampante Flavio Briatore a fare da direttore della scuderia. 260 Gran premi disputati, 27 vittorie, un giovane talento lanciato nell’Olimpo delle quattro ruote di nome Michael Schumacher. Nel 2001, ultimo anno di attività, alla guida accanto a Giancarlo Fisichella c’era l’inglese Jenson Button, campione del mondo con la Virgin ed ora alla McLaren.
“Tutto è diventato troppo costoso. I risultati sono diminuiti al pari del nostro interesse. La decisione è irrevocabile, la famiglia non tornerà indietro”, ha dichiarato il fratello Gilberto. Cose che succedono e che il buon senso dovrebbe saper mettere in conto quando di mezzo ci sono soldi e investimenti: ad un certo punto, colpa anche delle cosiddette congiunture internazionali, bisogna rifare i conti o quanto meno ripensarli e aggiornarli, per infine prendere delle decisioni drastiche.
Il cavallo vincente - I Benetton si ritirano dalla pallavolo e della pallacanestro, ma non dal rugby e non è un caso. Per molti commentatori, la decisione di non tirarsi fuori dalla mischia dipende dal fatto che i Leoni siano ora in Magners League, piattaforma per avere maggiore visibilità grazie ai diritti televisivi che garantiscano qualche ritorno. Peccato che Dahlia TV sia andata a ramengo e che la spiegazione non può stare tutta qua. Il fatto è che il Treviso sta facendo molto bene, a dimostrazione che la società ha saputo preparare per tempo lo sbarco in Celtic.
Tredici partite fino ad ora disputate e sette vittorie, una sola sconfitta tra le mura amiche dello stadio di Monigo dove l’hanno spuntata i Cardiff Blues, ma ci hanno lasciato le penne Leinster, Scarlets, Dragons, Munster: tutte squadre che sono tra le protagoniste della stagione in corso. L’ultima è arrivata contro quelli di Limerick domenica pomeriggio e ha fatto arrabbiare e non poco Giancarlo Dondi, presidente della Fir, convinto che la società veneta abbia rifilato all’Italia di Nick Mallett giocatori troppo stanchi. Evitando le polemiche da provincia, c’è l’altro risvolto della vicenda: che pur avendo ben sei dei suoi uomini schierati dal primo minuto tra gli Azzurri che hanno preso la batosta a Twickenham – più altri tre in panchina -, Treviso ha battuto la capolista. Prova del fatto che nella Marca hanno fatto un buon lavoro anche con le presunte “seconde linee”, dove non si intendono quelle che saltano in rimessa. In una terra di campanili, la Benetton ha finito per essere il vertice di un movimento rugbistico regionale radicato per tradizione, con radici profonde, attorno al quale gravitano le altre realtà. Che giocoforza dovranno tenerne conto e già lo fanno, tessendo rapporti e aggirando certi assurdi divieti federali.
L’epopea Mediolanum finì male. Il Volley Gonzaga non è mai decollato, i Devils di hockey su ghiaccio sono rimasti in vita sei anni, dal 1989 al 1997, assicurandosi per lo meno tre scudetti. Dal lato rugbistico, l’Amatori sopravvive, ma la consistenza di Milano è impercettibile, al di là delle tristi velleità mostrate un anno fa di volersi assicurare una formazione da spedire in Magners League. A Treviso pallavolo e pallacanestro se non altro hanno tempo fino al 2012 per cercare di rimediare all’addio dei Benetton, che adesso saranno anche nel mirino di alcuni tifosi, ma che per lo meno hanno assicurato lustro per anni e non lasciano una baracca sperduta nelle desolate lande.
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