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La trama (con parole mie): Tara e la sua famiglia, nonostante le difficoltà date dagli squilibri creati dagli alter ego della donna, paiono aver raggiunto un certo equilibrio. Mentre la stessa Tara, infatti, manifesta la volontà di tornare all'università studiando la psiche in modo da cercare di venire a capo della sua situazione, suo marito Max è deciso a riportare in vita la vecchia band dei tempi del liceo, la figlia maggiore Kate a trovare il suo posto nel mondo cominciando a viaggiare come hostess ed il minore, Marshall, continuando ad inseguire il sogno di diventare un regista.
Ma proprio quando le cose paiono cominciare ad andare per il verso giusto, una nuova personalità emerge dal lato più oscuro di Tara: si tratta dell'incarnazione del suo fratellastro Bryce, che abusò di lei quando erano ancora ragazzini.
L'arrivo dello scomodo personaggio darà il via ad una vera e propria guerra nella mente di Tara che coinvolgerà e sconvolgerà, come al solito, tutti i membri della famiglia.
Ricordo che, nel corso della visione della prima manciata di episodi di United States of Tara, non feci altro che sbellicarmi dalle risate ad ogni cambio di personalità registrato dall'insolita protagonista - la sempre bravissima Toni Colette -, di fatto considerando questa serie un esempio ottimamente riuscito di commedia alternativa in pieno stile Sundance, per dirla come se si trattasse di un film, illuminata dai dialoghi serrati della diabolica Diablo Cody.
Con il passare del tempo ed il progressivo ridursi della presenza della stessa sceneggiatrice - senza constatare un effettivo calo della qualità del prodotto -, però, le vicende di Tara e dei Gregson hanno assunto sempre più la connotazione della commedia nera a tratti mascherata da vero e proprio dramma, non più consumato soltanto all'interno della mente di questa donna dalle personalità multiple ma anche e soprattutto nella vita e nelle esistenze dei suoi cari, costretti loro malgrado a trovare un modo di interagire, dialogare, confrontarsi e scontrarsi con i vari Buck, Alice, T, Gimme e chi più ne ha, più ne metta.
Il risultato di questo crescendo drammatico è stato, soprattutto per quanto riguarda questa terza e conclusiva stagione della serie, spiazzante, tanto da necessitare di una manciata di episodi di ambientamento prima di riuscire a trovare la quadratura per un crescendo finale decisamente efficace cui è mancata, di fatto, soltanto una chiusura coinvolgente e tosta in modo tale da permettere a quest'ultima annata un salto deciso di qualità - qui in casa Ford è stato giustamente sollevato il dubbio, da parte di Julez, che non fosse prevista la chiusura della serie -.
Nonostante questo, comunque, il prodotto si è mantenuto su livelli più che discreti inserendo nel cocktail della psiche della sua protagonista una vera bomba ad orologeria come Bryce, alter ego completamente negativo, simbolo di un'adolescenza selvaggia e ribelle nella sua peggiore accezione - sono convinto che piacerebbe da impazzire al Cannibale - pronto a dare battaglia a tutti gli altri volti di Tara, completamente oscurati - nel bene e nel male - dallo stesso Bryce per tutta la seconda parte della stagione - e onestamente ho sentito molto la mancanza di quel vecchio tamarro redneck di Buck -.
Interessanti, inoltre, il rapporto tra la sorella di Tara, Charmaine, ed il padre di sua figlia Wheels - molto migliore dell'italiano Ruote -, il generoso e sempre presente Neil, le evoluzioni di Kate - passata dall'essere ragazza oggetto su internet a manifestare il desiderio di avere sue relazioni e suoi problemi da adulta - e di Marshall - che attraverso il Cinema cerca di venire a capo del mistero della sua famiglia e del rapporto tra i suoi genitori -, senza contare Max, solido compagno di Tara messo costantemente alla prova dai continui ribaltamenti di fronte offerti dagli "ospiti" della testa di sua moglie: l'assolo di chitarra liberatorio e malinconico che precede la partenza per Boston in chiusura di annata è uno dei momenti più toccanti di un personaggio dello stesso stampo del coach Taylor di Friday night lights, uno di quegli uomini all'antica e tutti d'un pezzo sempre intenti a non mostrare eventuali falle nelle loro armature di cavalieri pronti ad accorrere in aiuto di chi amano.
Sicuramente non saremo di fronte ad una delle pietre miliari assolute del piccolo schermo, eppure United States of Tara ha rappresentato, per gli occupanti del Saloon, un'ottima digressione indie nel mondo delle serie televisive, e doveste avere un pò di tempo da dedicare alle vicende di questa strampalata famiglia che gira attorno allo strampalato mondo della sua fragilissima eppure cazzuta matriarca sono sicuro che non ve ne pentireste.
Se non altro, avendo modo di conoscere un sacco di personaggi chiusi - più o meno adeguatamente - nella testa di uno soltanto.
MrFord
"All about that Personality Crisis
you got it while it was hot
but now frustration and heartache
is what you got."New York Dolls - "Personality crisis" -
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