Assemblea dei ricercatori dell’Università di Bari, 19.1.2011
Mozione finale
L’assemblea unanimemente ribadisce la fondatezza delle ragioni che hanno animato la mobilitazione dei ricercatori dal 2009 in poi, a tutela della dignità dei ricercatori e della funzione costituzionale dell’Università statale, della libertà di ricerca e del diritto allo studio.
L’assemblea ritiene che questa azione abbia rappresentato un segnale di dignità dell’Università e una prima critica reale alla superfetazione della didattica che è in corso da tempo col rischio di soffocare la produzione del sapere critico. Solo mettendosi in gioco fino in fondo si può pensare ad un rilancio del sistema della ricerca e della cultura, alimento essenziale della tenuta democratica del paese e della sua partecipazione a pieno titolo nell’Unione Europea.
L’assemblea prende atto che la mobilitazione dei ricercatori e degli studenti, nonostante le energie dispiegate e le originali forme di protesta adottate, non è riuscita a modificare a sufficienza l’impianto del ddl, oggi legge 240/2010, sull’Università. La legge 240 non ha accolto le richieste del ruolo unico della docenza, né risolve i problemi dello stato giuridico dei ricercatori, del precariato, del diritto allo studio e del funzionamento degli Atenei. Nonostante alcuni impegni verbali assunti da alcune forze parlamentari, il recupero delle risorse finanziarie, lo sblocco del turn-over, il superamento di logiche discrezionali nel reclutamento, l’adozione di criteri trasparenti ed equi nella valutazione, non sono assicurate. Si apre un periodo di grande incertezza sul futuro dell’Università statale, anche in virtù delle crescenti differenze territoriali nell’accesso alle risorse, rispetto alle quali le Università meridionali appaiono particolarmente penalizzate. La sconfitta è innanzitutto politica, ma non riguarda soltanto i ricercatori, quanto l’intero paese e soprattutto i giovani.
Si apre quindi nel 2011 una fase nuova in cui lo scenario riguarda in prima istanza l’applicazione della legge, i suoi decreti attuativi, l’adozione dei nuovi Statuti e la riorganizzazione degli Atenei.
L’assemblea ritiene che l’esaurimento di una fase della mobilitazione imponga una riflessione sugli obiettivi e, in relazione a questi, sulle forme di lotta. Tra gli obiettivi minimi da assicurare si individuano:
1. la presenza a pieno titolo dei ricercatori, così come di tutte le componenti dell’Ateneo, negli organi accademici;
2. la presenza di ricercatori nella commissione per la redazione del nuovo statuto e una rappresentanza equilibrata di tutte le componenti dell’Ateneo, preferibilmente selezionata attraverso elezioni dirette dei candidati;
3. la tutela della ricerca e della autonomia dei ricercatori nel funzionamento dell’Ateneo;
4. la attribuzione di risorse e una adeguata programmazione per le progressioni di carriera e le chiamate;
5. la partecipazione paritaria di tutto il corpo docente, dei ricercatori e di una idonea rappresentanza degli assegnisti e dei precari, oltre che degli studenti, nei Dipartimenti in vista delle loro nuove funzioni;
6. la retribuzione dell’attività didattica ufficiale eventualmente svolta.
L’assemblea si riserva di individuare altri obiettivi anche di carattere generale che saranno determinati in sede nazionale dagli organismi di coordinamento dei ricercatori. L’assemblea auspica una iniziativa apposita per delineare un modello alternativo di Università a cui fare riferimento per il futuro.
In rapporto a questi obiettivi provvisori l’Assemblea ribadisce la correttezza della scelta di chi mantiene la propria indisponibilità alla didattica per tutto l’anno accademico 2010/2011, come presidio della continuità e del valore della agitazione.
Tuttavia, tenendo conto dello stato di crisi dell’Università statale, della specifica situazione dell’Ateneo, della concreta situazione che si viene a determinare a causa del DM 17 e del tentativo di svuotare le università di risorse e competenze, l’Assemblea non è contraria ad una rimodulazione delle forme di protesta limitatamente al secondo semestre dell’anno accademico in corso (2010-2011), riservandosi di riprenderle anche con forme di lotta più incisive qualora non vengano assicurati almeno gli obiettivi minimi sopra individuati. Pertanto, laddove i carichi didattici non siano ancora stati definiti, invita i ricercatori di Bari a valutare in apposite assemblee di facoltà se riprendere l’attività didattica in alcuni corsi di laurea, purché qualificanti e particolarmente rilevanti per la ricerca e per la funzione dell’Università statale, e ad attivarsi affinchè l’eventuale ripresa dei carichi didattici ufficiali nell’anno accademico 2010/2011 sia accompagnata nelle diverse situazioni da alcune condizioni impegnative:
1. un carico didattico ufficiale per ricercatore che preveda al massimo un solo corso di insegnamento;
2. una dichiarazione di accompagnamento alla riassunzione dei carichi didattici, nei consigli di facoltà e nei corsi di laurea, in cui i ricercatori colleghino esplicitamente la assunzione del carico didattico dei ricercatori agli obiettivi delineati in questa mozione e alla agitazione sin qui condotta;
3. la richiesta di trasmissione di queste dichiarazioni (e delle eventuali votazioni in appoggio dei Consigli di facoltà) al Senato accademico;
4. la richiesta di appoggio concreto agli organi accademici per le istanze dei ricercatori.
L’assemblea richiama tutti i colleghi all’impegno a una verifica collettiva dei risultati e delle eventuali forme di agitazione in rapporto al quadro che si verrà a determinare durante e alla fine del II semestre. Si invitano tutti a vigilare negli organi accademici affinché non si affermino pratiche discriminatorie nei confronti dei ricercatori o a scapito della qualità scientifica e della massima qualità dei corsi di insegnamento.
L’Assemblea stabilisce che si raccolgano i documenti prodotti sin qui dal CRUniBA e che si crei un comitato editoriale per una pubblicazione apposita sulle ragioni dell’azione sinora svolta dai ricercatori.
Infine, l’assemblea chiede ai membri del coordinamento di proseguire almeno temporaneamente nelle loro funzioni al fine di non disperdere il patrimonio acquisito. Si ritiene opportuno che il CRUniBA avvii un processo di riorganizzazione del movimento dei ricercatori in ottemperanza alle richieste di una maggiore coesione tra tutte le forze dell’Ateneo disposte a dimostrare fattivamente il loro impegno per il rilancio dell’Università statale e auspica la creazione di una Associazione apposita. Tra le funzioni da svolgere l’Assemblea individua sia compiti politico-culturali generali sia altri più strettamente sindacali quale il coordinamento di azioni legali da avviare contro i tagli agli scatti di anzianità e contro i provvedimenti che discriminano i ricercatori.