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Uno, 7, mille colori

Da Zazienews

Uno, 7, mille colori Paolo rosso, Jean arancione, Kurt giallo, Juri verde, Jimmy azzurro, quanti ne ho detti? Cinque. Ciù blu, Pablo viola. Tra arte, letteratura, filosofia, il colori nel tempo e nelle culture sono stati declinati in moltissimi modi ma questo di Vittoria Facchini (supportata da uno splendido Gianni Rodari), è forse tra i più esplosivi e gioiosi. Erano i primi anni del nuovo millennio quando la Emme edizioni, influenzata dall'idea dell'all'epoca responsabile Seuil Jeunesse, Jacques Binstock, decise di dare vita ad alcune storie dell'autore di Omegna in formato albo illustrato. Mentre l'editeur d'oltralpe affidò i racconti a Beatrice Alemagna, in Italia si scelse la cifra della varietà, chiamando in campo alcune tra le più interessanti matite italiane (oggi la palette, oltre alla Francia di Pef, si è allargata a Russia e a Spagna)*. A Vittoria toccò Uno e 7, uno dei testi forse più difficili di Rodari; l'artista pugliese è riuscita a trattare in maniera leggera, quell'infanzia che ne esce preponderante. Uno, 7, mille colori Il gioco, l'allegria, la spensieratezza sono le emozioni che animano tutti e sette i bambini sulla pagina e noi lettori che guardiamo il berlinese suonare il minipiano, Paolo guidare il tram telecomandato, o il gruppo intero scorazzare in bicicletta. Dai sette fondali, il cui cromatismo non ha mezze misure, spiccano per complementarità, spesso, per chiaro-scuro o miscele multicolori, le figure dei sette ragazzini, ma anche le mani, disegnate con il retro del pennello, dei sette padri, da quella del tranviere a quella dell'imbianchino, incise per ricordare a tutti noi quanto gli adulti possano significare nella vita di ciascuno e di tutti i bambini. Rimane un mistero il 3040 ricorrente in tutte le pagine! David Tolin

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