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Uno dei più importanti hacker al mondo è tunisino

Da Hyblon
I 6000 siti piratati, la Palestina, le difficoltà a scuola e il denaro discusso
Firas Arfaoui, un nome tunisino che oggi fa parlare di sé un po' ovunque nel mondo. La BBC sostiene che il suo nome tunisino non è che uno pseudonimo dietro al quale si nasconde un americano. La polizia londinese ha visto sventolare la bandiera tunisina sul suo sito, risultato di una sua operazione di pirataggio. Arfaoui conta 6000 siti piratati da solo in 4 anni, un numero maggiore di quanto fanno certi gruppi di hacker riuniti.
L'hackeraggio è in effetti una moda che fa rivivere l'era dei pirati d'un tempo associata ad un certo spirito di gangster contemporanei.
Si agisce illegalmente ed in gruppo e spesso si è motivati da cause. Si cita a titolo esemplificativo gli hacker egiziani e algerini che sono in guerra a partire dall'incidente avvenuto durante le qualificazioni alla Coppa del Mondo. Parecchi
pubblicano video di sensibilizzazione alle cause umanitarie, come il blocco di Gaza ...
Firas, che ci ha incontrato, ha 19 anni, è mingherlino e discreto, si fa fatica ad immaginarlo un pirata del web. Eppure è un piccolo genio, la cui mano
colpisce duramente Internet.
Le Temps: A che età hai iniziato ad hackerare e come ti è venuta la voglia?
Firas Arfaoui: avevo appena 14 anni, l'idea era quella di hackerare
una e-mail. La mia prima prova mi ha preso un quarto d'ora. Volevo
semplicemente somigliare ai miei eroi dello spionaggio, come se appartenessi alla CIA o dell'FBI.
Le Temps: Quanti siti hai violato?
Firas: 6000 siti.
Le Temps: Che cosa ti motiva? Che cosa provi quando pirati?
Firas: E' una competizione, una sfida, quella di andare ogni volta oltre i miei limiti.
Le Temps: Perché metti la bandiera della Tunisia come una firma dell' hacking?
Firas: Sono tunisino, è la mia identità, la stessa che mi lega a 10 milioni di persone. Io amo il mio paese.
Non resto miope e muto di fronte alle ingiustizie in Palestina. È una causa comune, è per questo che ho postato i video di sensibilizzazione a questa ingiustizia sui siti israeliani che ho preso di mira e sulla mia “fan page” di Facebook.
Le Temps: Ti rendi conto che violi la legge? Ti senti mai in colpa?
Firas: Come ogni hacker che si rispetti, non ho mai distrutto nessuna
informazione o interferito con gli altri o rubato nulla. Ciò è contrario alla mia educazione e la mia coscienza. Mi accontento semplicemente di scoprire delle falle, di sfruttarle, e di denunciare.
A volte, tuttavia, mi succede di avere incubi e la sensazione di
senso di colpa.
Le Temps: I pirati operano in gruppi, non ne hai uno?
Firas: No, anzi, nessuno nel mio entourage sapeva che piratavo.
E inoltre quando qualcuno mi chiese di insegnargli non svelo i miei trucchi.
Le Temps: Il tuo fan club Facebook conta oltre 4.000 fan tunisini che non smettono di inviare messaggi di ammirazione e di orgoglio. Quali sono le tue impressioni essendo un eroe per molti dei tuoi concittadini?
Firas: Gli investigatori britannici immaginavano che vivessi alle Hawaii e fossi un americano ... Ma ho sempre sottolineato di essere tunisino. La mia identità virtuale forse fa di me un eroe nazionale ma nella vita vera io sono ancora un liceale e non mi capisce nessuno. Al limite mi si prende per un illuminato, chiuso dietro a ciò che a casa chiamiamo "macchina" e che nella capitale si chiama "PC". Il mio sogno, e quello di mia madre, è di riuscire negli studi, ottenere il mio diploma e andare a vivere nella capitale dove potrei continuare i miei studi superiori e diventare un ingegnere della sicurezza informatica.
Le Temps: Mettiamo di lato il tuo “palmarés”, quali sono le tue preoccupazioni?
Firas: In primo luogo, come qualunque altro tunisino, rispetto il gruppo di Dar Assabah che è parte del patrimonio del nostro Paese e della nostra storia. E' un onore per me far sentire la mia voce dalle vostre pagine.
Sono ancora giovane e devo diplomarmi quest'anno. Solo che sono stato picchiato due volte davanti a scuola. La famiglia di un compagno, pensando che diffondessi voci su di lei, mi ha aggredito.
Poi mi sono dovuto chiudere a casa. Quindi sono stato espulso da scuola e mi sento perso. Ci tengo ad andare all'università, voglio fare degli studi universitari. Ho il potenziale per farlo. Sono arrivato all'ultimo anno senza debiti, ma il direttore della mia scuola si è rifiutato di aiutarmi minimizzando i fatti o preferendo concentrare su di me le conseguenze perché non mi sono più presentato in classe. Ad oggi, il mio futuro ed i miei sogni sono dunque compromessi, essendo il signor "Nessuno", ma Xtobi  o Firas sul web.
Ma d'altronde sono rimasto sorpreso quando ho notato che al 3 ° anno
della scuola secondaria, specializzata in informatica, abbiamo imparato un
linguaggio di programmazione che risale agli anni '60, il Turbo Pascal, non più insegnato nei paesi occidentali. E siamo ancora a come si scrive una pagina di Word ...
Peggio ancora, al professore piace schernirmi dicendo "resta a casa e non venire più, tanto non hai futuro". C'è una qualche motivazione? E da dove vengo io, mi creda, ci sono poche persone che riescono a prendere il loro diploma...
Senza il mio diploma, non vedo alcun futuro. Non voglio continuare ad essere per tutta la vita un pirata e vorrei mettere il mio potenziale al servizio del mio Paese.
Le Temps: Hai davvero rubato dei soldi come alcuni giornali hanno pubblicato?
Firas: Se l'avessi fatto avrei lasciato la Tunisia con una bella somma
e sarei andato a vivere da un'altra parte. No, non ho rubato, in primo luogo
per una questione di etica, ed infine perché penso che "chi fa del male ne riceverà". Rigetto categoricamente queste accuse.
Intervista originale di Hajer Ajroudi reperibile sull'edizione on-line del quotidiano tunisino Le Temps

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