Una volta un amico, un collega di lavoro più grande di me, uno dei tanti “ Nicola “ del nostro sud, di professione autista, su e giù per l’Italia con il “OM50”, un personaggio completamente diverso dall’intera media di comportamento dell’uomo. Il suo modo di fare era più o meno l’incarnazione dell’imprevedibilità, di una comicità unica. Neanche il genio di “Totò” e lo spirito travolgente di “Benigni”, messi insieme riescono ad avvicinarlo. Ogni giorno, ogni ora di lavoro passati insieme diventavano simili ai momenti allegri e divertenti di alcune commedie all’italiana o davanti a uno dei tanti “Zelig” televisivi. Il suo continuo raccontare barzellette, molto simile all’indimenticabile “ Bramieri “, ma quello che ci coinvolgeva di più era il suo modo di agire, in qualsiasi momento triste o allegro né combinava sempre una delle sue. Il suo camion condotto allo stesso modo in cui un bimbo piccolo gira con la sua bicicletta. Tante volte abbandonava la guida, scendeva dalla cabina e camminava a piedi a fianco al suo mezzo in movimento. In un’altra mattina lavorativa ascoltò con attenzione il vanto di un altro collega che continuamente elogiava la bontà di un calzone preparato la sera prima dalla moglie: “ ieri sera ho mangiato un dolce così buono che a mezzogiorno quando torno a casa, divorerò da solo tutto quel bene di Dio lasciato la sera prima. Poverino non aveva fatto i conti con la golosità di “ Nicola “, che da lì a poco con una scusa uscì dalla ditta, si recò a casa dell’amico e con astuzia si fece consegnare dalla moglie ignara, gran parte di quella squisitezza, dicendo che l’aveva incaricato il marito di portarglielo sul posto di lavoro. Poi tornò in ditta e senza farsi notare dall’altro offrì agli amici quella bontà. Così ignaro dell’accaduto l’amico tornò a casa trovando per se solo poche briciole. Alla ripresa del lavoro ebbe il coraggio di rispondere all’ira dell’amico, dicendo: “ Secondo te è giusto che solo tu avresti mangiato quell’ottimo dolce?.” Il suo modo di fare, ormai conosciuto ed accettato da tutti riportava sempre allegria tra le risate anche del povero truffato di turno. Alcune volte esagerava, ma la sua immediatezza e consapevolezza di trasformare ogni momento in attimi di allegria, spesso superava un po’ i limiti, tanto da far temere il peggio. Bisognava conoscerlo a fondo e tante volte limitarne gli interventi o almeno condurlo su modi più corretti nel proporsi agli altri. Non tutti erano disposti a sopportarlo, però per tanti di noi, che lo conoscevamo e apprezzavamo il suo animo buono, gli anni lunghi e pesanti di lavoro trascorrevano in modo più sopportabili. Alcune volte era come essere a teatro, si entrava dubbiosi e coinvolti ai problemi della nostra vita, poi si usciva ridendo, stanchi, ma spesso allegri e sorridenti.
Una volta un amico, un collega di lavoro più grande di me, uno dei tanti “ Nicola “ del nostro sud, di professione autista, su e giù per l’Italia con il “OM50”, un personaggio completamente diverso dall’intera media di comportamento dell’uomo. Il suo modo di fare era più o meno l’incarnazione dell’imprevedibilità, di una comicità unica. Neanche il genio di “Totò” e lo spirito travolgente di “Benigni”, messi insieme riescono ad avvicinarlo. Ogni giorno, ogni ora di lavoro passati insieme diventavano simili ai momenti allegri e divertenti di alcune commedie all’italiana o davanti a uno dei tanti “Zelig” televisivi. Il suo continuo raccontare barzellette, molto simile all’indimenticabile “ Bramieri “, ma quello che ci coinvolgeva di più era il suo modo di agire, in qualsiasi momento triste o allegro né combinava sempre una delle sue. Il suo camion condotto allo stesso modo in cui un bimbo piccolo gira con la sua bicicletta. Tante volte abbandonava la guida, scendeva dalla cabina e camminava a piedi a fianco al suo mezzo in movimento. In un’altra mattina lavorativa ascoltò con attenzione il vanto di un altro collega che continuamente elogiava la bontà di un calzone preparato la sera prima dalla moglie: “ ieri sera ho mangiato un dolce così buono che a mezzogiorno quando torno a casa, divorerò da solo tutto quel bene di Dio lasciato la sera prima. Poverino non aveva fatto i conti con la golosità di “ Nicola “, che da lì a poco con una scusa uscì dalla ditta, si recò a casa dell’amico e con astuzia si fece consegnare dalla moglie ignara, gran parte di quella squisitezza, dicendo che l’aveva incaricato il marito di portarglielo sul posto di lavoro. Poi tornò in ditta e senza farsi notare dall’altro offrì agli amici quella bontà. Così ignaro dell’accaduto l’amico tornò a casa trovando per se solo poche briciole. Alla ripresa del lavoro ebbe il coraggio di rispondere all’ira dell’amico, dicendo: “ Secondo te è giusto che solo tu avresti mangiato quell’ottimo dolce?.” Il suo modo di fare, ormai conosciuto ed accettato da tutti riportava sempre allegria tra le risate anche del povero truffato di turno. Alcune volte esagerava, ma la sua immediatezza e consapevolezza di trasformare ogni momento in attimi di allegria, spesso superava un po’ i limiti, tanto da far temere il peggio. Bisognava conoscerlo a fondo e tante volte limitarne gli interventi o almeno condurlo su modi più corretti nel proporsi agli altri. Non tutti erano disposti a sopportarlo, però per tanti di noi, che lo conoscevamo e apprezzavamo il suo animo buono, gli anni lunghi e pesanti di lavoro trascorrevano in modo più sopportabili. Alcune volte era come essere a teatro, si entrava dubbiosi e coinvolti ai problemi della nostra vita, poi si usciva ridendo, stanchi, ma spesso allegri e sorridenti.
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